Oggi vi parliamo di due film italiani che saranno presentati in questi giorni in occasione della 78. Mostra del Cinema di Venezia nelle due rassegne collaterali: alle Giornate Degli Autori, come Evento Speciale, lunedì 6 settembre sarà presentato al pubblico Il Palazzo, il film-documentario di Federica Di Giacomo mentre martedì 7 settembre – in Concorso alla 36. Settimana Internazionale Della Critica verrà mostrato Mother Lode di Matteo Tortone.
Il Palazzo
Nel cuore di Roma, con vista San Pietro, si erge un Palazzo. Il proprietario, come un mecenate rinascimentale, negli anni offre asilo a una eclettica comunità di amici che ne trasforma ogni angolo in un set cinematografico permanente. Mauro, il più carismatico del gruppo, dirige i condomini in un film visionario, isolandosi progressivamente dal mondo esterno fino a non uscire più dal Palazzo. Nel momento della sua morte prematura, il gruppo di amici si ritrova, chiamato a ricevere in eredità le migliaia di ore filmate del capolavoro incompiuto a cui tutti hanno preso parte. Un lascito che scuote lo spirito assopito del gruppo e mette ciascuno a confronto con i propri sogni giovanili, in un tragicomico romanzo di formazione fuori tempo massimo.
Federica Di Giacomo racconta…
«Ho iniziato a frequentare il Palazzo molti anni fa. Un microcosmo di rara libertà creativa ma completamente avulso dalla realtà. Avevo da poco iniziato il film quando Mauro improvvisamente morì. Durante la sua commemorazione sentii che ognuno di noi si stava segretamente comparando all’amico scomparso, cercando di capire quanto avessimo in comune con lui e cosa invece ci potesse distanziare da un destino così amaro. L’immenso archivio che Mauro ha lasciato costruisce il rapporto fra la nostra immagine e quella che il passato ci restituisce attraverso la memoria orale e visuale dei nostri amici. Tutto il gruppo, infatti, ha già recitato per Mauro e in un certo senso recita se stesso anche per me, questa volta senza copione, con grande autoironia in un gioco fra realtà e finzione».
Mother Lode
Jorge (José Luis Nazario Campos) lascia la sua famiglia e il suo lavoro di mototaxi nei sobborghi di Lima per cercare fortuna nella miniera più elevata e più pericolosa delle Ande Peruviane. Isolata su un ghiacciaio, La Rinconada, è “la città più vicina al cielo”, qui arrivano ogni anno migliaia di lavoratori stagionali attratti dalla possibilità di far fortuna e nella speranza di una vita migliore. Da qui, Jorge inizia un viaggio fatto di premonizioni, dove la realtà e l’immaginazione si legano indissolubilmente e dove il mito della ricchezza viene costruito sul sacrificio: occasionalmente dei giovani minatori scompaiono, perché l’oro appartiene al Diavolo, el Tio de la Mina reclama sacrifici