Sarà presentato in occasione della 18° edizione delle Giornate degli Autori, Il Silenzio Grande, film che segna il ritorno alla regia di Alessandro Gassmann. L’opera – dal 16 settembre al cinema – è tratta dall’omonima pièce teatrale di Maurizio De Giovanni, che firma anche la sceneggiatura insieme ad Andrea Ozza e lo stesso Gassmann. Ad interpretare i protagonisti: Massimiliano Gallo, Margherita Buy e Marina Confalone, affiancati dalle giovani stelle nascenti Antonia Fotaras ed Emanuele Linfatti.
Il film
Napoli, Posillipo, metà degli anni Sessanta. Villa Primic, un tempo lussuosa dimora, ora scricchiolante magione che sembra uscita da un racconto di fantasmi, è stata messa in vendita. Una decisione dolorosa, presa dalla signora Rose Primic (Margherita Buy) e condivisa dai due eredi della fortuna dilapidata della famiglia, Massimiliano (Emanuele Linfatti) e Adele (Antonia Fotaras): l’unico che non è affatto contento è il capofamiglia, Valerio (Massimiliano Gallo), che scoprirà di non aver mai davvero conosciuto i suoi cari e, forse, nemmeno se stesso, fino a raggiungere l’amara consapevolezza che vivere non significa essere vivi.
Alessandro Gassmann racconta…
«Con lo scrittore di best-seller Maurizio De Giovanni, ho una collaborazione ormai lunga. Ho sempre pensato che l’opera teatrale di De Giovanni rivelasse forti radici e potenzialità cinematografiche. L’abbiamo prima sperimentata a teatro, dove ci ha regalato emozioni indimenticabili e, ora, finalmente, diventa il mio terzo lungometraggio da regista. Il Silenzio Grande racconta la storia di una famiglia che in qualche modo somigliava alla mia, con un grande capofamiglia molto colto e molto noto, e accanto a lui sua moglie, la governante di sempre della casa e due figli ventenni. Una storia segnata da conflitti, equivoci, confronti, luci ombre, silenzi ed esplosioni di parole, risate e angosce di una famiglia tanto eccezionale quanto, nel suo intimo, caotica e disfunzionale, dove tutti parlano e nessuno veramente ascolta“.
“In questo film parliamo di famiglia, di cambiamenti inevitabili, del tempo che passa. Si tratta di una vicenda incentrata sui sentimenti e sugli affetti familiari che abbiamo scelto di ambientare nel 1965 per raccontare un’Italia e un modo di parlare ormai scomparso: a quell’epoca nel nostro Paese e nel mondo eravamo tutti più vicini, la parola, la comunicazione e il contatto erano molto più importanti mentre invece oggi si parla sempre meno perché si preferisce scrivere gli sms sui cellulari… C’era una certa forma che accompagnava i rapporti tra le persone, improntati comunque ad un maggiore rispetto, attenzione e ascolto, qualcosa che è andato completamente perduto in una società in cui si ascolta molto meno e questo è un aspetto che coinvolge anche i più giovani, a loro volta puniti dalla mancanza di attenzione e di ascolto da parte dei genitori”.