Venerdì 10 settembre si chiude ufficialmente il Concorso della 78. Mostra del Cinema di Venezia con la presentazione delle ultime due opere – entrambe di denuncia – che in questo articolo andremo a scoprire. Si tratta di Un Autre Monde di Stéphane Brizé e di On The Job: The Missing 8 di Erik Matti.
Un Autre Monde
Un dirigente d’azienda, sua moglie, la sua famiglia, nel momento in cui le scelte professionali dell’uomo sono sul punto di stravolgere la vita di tutti. Philippe Lemesle (Vincent Lindon) e la moglie (Sandrine Kiberlain) si stanno per separare, il loro amore irrimediabilmente logorato dalle pressioni del lavoro. Dirigente di un grande gruppo industriale, l’uomo non sa più come soddisfare le richieste incoerenti dei suoi superiori: ieri volevano che fosse un manager, oggi vogliono un esecutore. Per Philippe è dunque arrivato il momento in cui deve decidere cosa fare della sua vita.
Stéphane Brizé racconta…
“Philippe Lemesle si muove tra i vincenti della società, nell’ambiente dei dirigenti d’azienda, della meritocrazia, tra le cosiddette “storie di successo”. Come si può ammettere di provare dolore, di essersi perduti, quando si è parte dell’élite? Lamentarsi apparirebbe vergognoso agli occhi di chi vive in condizioni meno agiate, e un segno di debolezza imperdonabile agli occhi suoi e di quelli come lui. In un mondo simile non si può – non si deve – essere deboli. È vietato, per non correre il rischio di umiliarsi ed essere sostituiti da un altro più giovane e dinamico, o da qualcuno che non metterà in discussione quello che gli si richiede di fare. In un mondo simile sembra che non si possa più godere del diritto di contestare ordini che vengono dall’alto e che in fretta devono essere imposti in basso. Il film narra la storia di un mondo silenziosamente diviso in due, di vite professionali e personali che naufragano, di un mondo in cui uomini e donne in cravatta e abiti troppo stretti combattono sempre di più per trovare un senso“.
On The Job: The Missing 8
Ispirato a eventi realmente accaduti, il film narra la storia di Sisoy Salas (John Arcilla), un giornalista corrotto che cerca giustizia per i suoi colleghi, e del detenuto Roman Rubio (Dennis Trillo), un sicario che viene regolarmente fatto uscire di prigione per compiere degli omicidi. Sisoy è sempre stato uno strenuo difensore del governo e del popolare sindaco della città, Pedring Eusebio (Dante Rivero). Ma quando scompaiono i suoi colleghi del giornale locale – compresi il suo amico di vecchia data Arnel Pangan e il figlio – Sisoy è costretto a ripensare i suoi legami di fedeltà e a mettere in discussione le sue convinzioni politiche.
Nel frattempo, Roman viene condannato all’ergastolo per un crimine che non ha commesso e, non volendo trascorrere il resto della sua vita come assassino a pagamento, comincia a pianificare il modo di riconquistare la sua libertà con ogni mezzo possibile. Impegnato in una lotta contro una sporca burocrazia e un’ondata di notizie false fabbricate contro le vittime, Sisoy indaga tenacemente sul destino degli otto scomparsi. Lentamente, si avvicina alla verità, attirandosi le ire del sindaco Eusebio e della sua potente macchina politica. Le strade di Sisoy e Roman sono destinate a scontrarsi fatalmente nel momento in cui Sisoy diventa il prossimo bersaglio di Roman.
Erik Matti racconta…
“Il film è un’opera corale che cerca di analizzare, attraverso la scomparsa di otto persone, una realtà delle Filippine di cui la stampa non parla mai. Politici gangster, giornalisti pennivendoli, detenuti assassini: questi folli personaggi si intrecciano nella rappresentazione della radicata cultura dell’impunità e della non responsabilità che caratterizza un paese come le Filippine. Potrà sembrare paradossale che io trovi la mente criminale estremamente affascinante e, allo stesso tempo, disgustosa. Tuttavia, non voglio mai esprimere giudizi morali. Mi interessa capire che cosa c’è alla base del pensiero di questi personaggi, vedere il loro lato umano, non per glorificarli ma per capire davvero come sono diventati quello che sono“.