Solo dal 27 al 29 settembre, nelle sale cinematografiche arriverà Josée, la Tigre e i Pesci, il film anime di Kotaro Tamura basato sull’omonimo racconto breve del 1984 di Seiko Tanabe, vincitrice del premio Akutagawa e molto popolare e influente per diverse generazioni. Si tratta di una storia di formazione che racconta la relazione tra Josée, un’artista disabile di talento, e un laureando in biologia marina di nome Tsuneo, che si incontrano per caso e si scoprono attratti l’uno dall’altro.
Il film
Tsuneo è uno studente universitario che lavora part-time. Un giorno s’imbatte in un’anziana signora intenta a spingere un’enorme carrozzina al cui interno c’è Josée, una ragazza colpita da paralisi cerebrale incapace di muovere le gambe, che si fa chiamare come l’eroina di un romanzo di Françoise Sagan. Frequentandola, nonostante il guscio in cui la ragazza sembra essersi rinchiusa, Tsuneo scopre che il vero nome della giovane è Kumiko ed inizia ad essere sempre più attratto da lei.
Una nuova versione
La storia di Josée, la Tigre e i Pesci è stata precedentemente trasposta sotto forma di live action nel 2003, ma questa nuova versione trabocca della brillantezza della vita quotidiana, del batticuore dell’amore e dello scintillio della vita in un modo che può essere rappresentato solo attraverso l’animazione. La narrazione è stata adattata e ambientata in tempi recenti, in modo che Josée e Tsnueo potessero rispecchiare al meglio le attuali generazioni, per rappresentare in maniera delicata e rispettosa tutte le persone che a causa della loro disabilità si muovono solo su una sedia a rotelle.
Kotaro Tamura racconta…
“Il mio primo approccio con Josée, la Tigre e i Pesci è avvenuto grazie al romanzo originale. A dire il vero, Shuzo Kazahara [producer] aveva preparato un bel po’ di romanzi dentro un sacchetto e dopo averli letti tutti scrupolosamente è stato «Josée» a venire da me. In quel momento mi sono ricordato di averne già sentito il titolo grazie al film live action. Ho trovato il personaggio di Josée pieno di fascino, così come «Josée», «la tigre», «i pesci». Il gusto di scegliere quei tre nomi per il loro valore simbolico era meraviglioso”.