Compie oggi quarant’anni quel ragazzo dai lunghi e sottili occhi azzurri che ha un pezzo di Italia nella sua storia. Un cognome, DiCaprio, proveniente dai lontani parenti (napoletani) di suo padre George. Un nome, Leonardo, che sua madre decise di dargli perché lui, ancora in grembo, le tirò un calcio mentre osservava un quadro di Da Vinci in un museo in Italia. Due genitori che si separarono quando il piccolo Leonardo DiCaprio aveva solo un anno, una decisione che lo aiutò fin da subito a diventare un po’ più grande.
I capelli biondo cenere oltre a quegli occhi azzurri: un viso angelico, uno sguardo che seduce, una faccia semplicemente da cinema. Ma la faccia non basta, serve un carattere forte, una personalità solida. Leonardo ha entrambi e il grande schermo già lo aspetta impaziente dopo averlo visto all’opera in tv in Genitori in Blue Jeans.
Negli anni ’90, nemmeno ventenne, inizia la sua carriera da attore in Critters 3 (1991). Tenendosi stretti il suo nome e cognome (un agente a Hollywood gli consigliò di farsi chiamare Lenny Williams), nel 1993 partecipa a Voglia di Ricominciare di Michael Caton-Jones riuscendo ad impressionare un mostro sacro come Robert De Niro che in quel film interpreta il suo patrigno.
Passano pochi mesi e, diretto da Lasse Hallström, recita nel ruolo di un ragazzo handicappato in Buon Compleanno Mr. Grape, con Johnny Depp e Juliette Lewis: un film per il quale ottiene una nomination ai Golden Globe e la prima nomination agli Oscar come migliore attore non protagonista. Leonardo è anche bravo quindi.
Sharon Stone non se lo fa scappare e – da produttrice – nel 1994 gli affida un ruolo non marginale nel western Pronti a Morire di Sam Raimi, uscito un anno dopo. Un lavoro che si rivelò un insuccesso (di incassi e di critica) che però lo fece conoscere ancor di più al grande pubblico. Nel 1995 interpreta la vita di Jim Carroll in Ritorno dal Nulla per la regia di Scott Kalvert e la burrascosa esistenza di Arthur Rimbaud in Poeti dall’Inferno di Agnieszka Holland: due film accolti con freddezza dalla critica. Ma DiCaprio ha carattere, dicevamo.
Così nel 1996 eccolo protagonista nello shakespeariano modernizzato Romeo + Giulietta dell’australiano Baz Luhrmann: DiCaprio ottiene 3 nomination agli MTV Movie Awards e viene premiato al Festival di Berlino nella categoria Miglior Attore. Le ragazzine se ne innamorano perdutamente, la scena del primo incontro tra Romeo e Giulietta, separati da un acquario, è ancora oggi, sempre di più, un cult.
Nello stesso anno arriva anche il drammatico La Stanza di Marvin (con Meryl Streep e Diane Keaton, entrambe nominate all’Oscar) dove ritrova Robert De Niro. Cavalcando la sua trasformazione in giovane Divo di Hollywood, gli fu offerto di interpretare James Dean in un film, ma Leonardo rifiutò perché non si sentiva ancora preparato ed esperto.
Il 1997 è l’anno della svolta. La sua performance nel celeberrimo Titanic di James Cameron entra nella storia del cinema. Il personaggio di Jack Dawson diventa l’emblema del romanticismo. Sbarbato, con un volto bambinesco, quasi androgino. DiCaprio cavalca l’entusiasmo della sua piena giovinezza mentre gira Titanic, inconsapevole della portata del film che vinse poi 11 Oscar su 14 nominations. Ma non sono tanto le statuette vinte il problema (lui poi non fu nemmeno premiato), quanto il diffondersi della Leonardo DiCaprio Mania. Le ragazzine ora non sono più solamente innamorate, arrivano al delirio per lui, piangono e strillano. La sua faccia finisce su tutte le copertine del pianeta: un ruolo che avrebbe potuto soffocarlo, incastrandolo per sempre in quel personaggio. Nel bello del cinema, nel ragazzino che gioca a fare il grande, nell’eterno “bambino” con la faccia d’angelo.
Ma serviva il carattere per dimostrare ancora tutto: prima nel film in costume La Maschera di Ferro e poi diretto niente meno che da Woody Allen in uno degli episodi di Celebrity (1998). Nel 1999, quasi venticinquenne, si allontana dalle scene dedicandosi ai viaggi, soprattutto nel Sud America, e impegnandosi in prima persona per la salvaguardia dell’ambiente.
Una campagna che realizza attraverso documentari che illustrano le emergenze del Pianeta Terra: apre un sito internet in cui ampio spazio è dedicato all’ambiente e agli animali in via di estinzione. Partecipa a conferenze mondiali sul sempre più scarso approvvigionamento idrico e sul rischio della desertificazione e del disboscamento selvaggio. Un impegno che lo porta ad incontrare l’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, con cui discute i temi dell’ambientalismo.
Dopo essere tornato al cinema con il poco fortunato e discusso The Beach di Danny Boyle, nei primi anni 2000 comincia anche la collaborazione artistica e l’amicizia con Martin Scorsese che per lui stravede. Nel 2002 si comincia con Gangs of New York e due anni dopo si continua con il biografico The Aviator, ispirato alla vita di Howard Hughes, con cui DiCaprio riceve una candidatura all’Oscar da protagonista. Altri due anni ed ecco il meraviglioso The Departed che fa vincere il primo Oscar a Scorsese. Un sodalizio che è poi proseguito con l’inquietante e introspettivo Shutter Island (2010) ed il recente e dissacrante The Wolf of Wall Street, ennesima candidatura (la quinta) all’Oscar per DiCaprio.
Il maturare dell’età di Leonardo va di pari passo con quella artistica. Nel 2002 Steven Spielberg lo sceglie per Prova a Prendermi, bellissimo film ispirato ad una storia vera. Ancor di più per DiCaprio stesso, impegnato nei panni di Frank Abagnale Jr., figlio di due genitori separati. La sua interpretazione è eccezionale: un sorriso che continua a conquistare, che fa ridere e commuovere, una faccia da schiaffi e da accarezzare. Drammatico e comico, un bagaglio attoriale che si fa sempre più grande.
Così ecco anche dei film d’azione: Blood Diamond (2006) di Edward Zwick e Nessuna Verità di Ridley Scott (2008). Sam Mendes lo riaffianca a Kate Winslet, sua compagna in Titanic, in quel Revolutionary Road che mette in mostra un DiCaprio sempre più consapevole e padrone dei suoi mezzi.
Christopher Nolan lo rende così protagonista del fantascientifico e visionario Inception (2010), altro film di grande successo. La sua definitiva maturità da attore è ormai acquisita. Così Clint Eastwood gli affida il ruolo biografico di J.Edgar (2011) e Quentin Tarantino quello super bastardo del western Django: Unchained ( 2012). Quasi vent’anni dopo, Luhrmann lo richiama per il Grande Gatsby (2013), un film in cui DiCaprio domina in lungo e in largo.
Attore, produttore (anche del recente Il Fuoco della Vendetta), in prima linea per la salvaguardia dell’ambiente (a Roma nel 2007 presentò anche il documentario che scrisse lui stesso The 11th Hour – L’Undicesima Ora). Il quarantenne Leonardo DiCaprio ora è un uomo.
Un uomo che ha a cuore il mondo e i suoi abitanti. Sceglie i progetti in cui immergersi e investire, sperimenta con generi e registi diversi, emoziona sempre il pubblico. Il bello del cinema è diventato soprattutto bravo.
Così come il bambino è diventato uomo. Con tutta la vita davanti per prendersi quella statuetta d’Oro che tutti noi, emozionalmente, gli abbiamo già consegnato più di una volta.
Giacomo Aricò