Qualche giorno fa Tom Holland, interprete dell’ultimo Spiderman cinematografico, ha raccontato di aver incrociato casualmente Tobey Maguire, interprete di un’altra versione dello Spiderman cinematografico. Dopo avergli chiesto il numero di telefono, ha creato una chat su Whatsapp includendo anche Andrew Garfield, il terzo Spiderman cinematografico. Chissà cosa si sono scritti in quella conversazione, o che cosa si scriveranno. Magari parleranno del nuovo Uomo Ragno, No Way Home, in uscita mercoledì 15 dicembre in Italia. Oppure delle ragioni del flop del reboot Amazing Spiderman, davvero poco amato dai fan. Anche se l’ipotesi che caldeggiamo è quella in cui si scambiano gif e meme di Peter Parker che fa quel balletto imbarazzante nel terzo film di Sam Raimi…
Una ragnatela tessuta a lungo
Per chi rischia di perdersi in questa “ragnatela” di personaggi, facciamo un veloce riassunto. Siamo alla fine degli anni ‘90 e si sono susseguiti diversi progetti sulla trasposizione del Ragno. Da Roger Corman a David Fincher, compreso una proposta di James Cameron, tutti erano pronti a cimentarsi con Spiderman al cinema, i cui picchi del genere cinecomic erano stati raggiunti da DC Comics con la saga di Superman di Richard Donner, quindi dai Batman di Tim Burton. Lato Marvel, dopo alcuni prodotti per il piccolo schermo come la serie TV su Spiderman con Nicholas Hammond, i diritti restarono per un po’ bloccati in mano a Cannon Film (responsabili dei terribili Superman 4 e Masters of the Universe). Mentre gli X-Men si stavano per affacciare al cinema ad opera di Bryan Singer per 20th Century Fox, i diritti di Peter Parker arrivano in mano a Sony, pronta a fare il grande passo. A quasi quarant’anni dalla sua creazione su carta, ad opera di Stan Lee e Steve Ditko nel 1962, finalmente la grande occasione per il nostro spararagnatele preferito era dietro l’angolo.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità
Sony sceglie Sam Raimi – che ha alle spalle l’antieroe Darkman con Liam Neeson e l’ormai piccolo cult L’Armata delle Tenebre con Bruce Campbell, il quale da vita ad una trilogia fortunata e redditizia: 820 milioni di dollari con il primo film nel 2002, 820 con il secondo nel 2004 e chiude in bellezza con 894 milioni per il terzo, nel 2007. A vestire i panni di Peter Parker c’è un Tobey Maguire moderatamente nerd e sfigato, di cui assistiamo al morso del ragno e alla perdita dello zio Ben. Un Uomo Ragno che vive con intensità non solo il senso di colpa per la morte dello zio, ma anche il rapporto con Mary Jane, con l’amico Harry e il padre di quest’ultimo, Norman Osborn Senior – un grande Willem Dafoe – di giorno capo della multinazionale Oscorp, di notte l’avversario storico Goblin. L’iconica frase “da grandi poteri derivano grandi personalità” diventa subito popolarissima, mentre il grande pubblico familiarizza con gli eroi storici Green Goblin, Doctor Octopus, Sandman e infine Venom: avversario affascinante nei fumetti, qui presente in un’imbarazzante sequenza di ballo di Peter Parker, tra le peggiori dei cinecomic di sempre. Vabbè, dimentichiamola e pensiamo al quarto capitolo, giusto? Spoiler: no.
Un riavvio della saga… subito riavviato
Siamo alla vigilia di Spider Man 4, sempre di Raimi, quando il progetto viene cancellato. Il testimone passa a Marc Webb in cabina di regia, e ad Andrew Garfield protagonista. Ispirato alla versione “Ultimate” dei fumetti – una sorta di rilettura in chiave maggiormente moderna, nei due capitoli The Amazing Spiderman del 2012 e 2014, viene esplorata la sottotrama dei genitori di Peter, scienziati presso la Oscorp, e il rapporto questa volta con la famiglia Stacy: il padre, capo della polizia, e la figlia, interesse amoroso. Inutile dire che entrambi finiranno in tragedia, così come la saga: 700 milioni per ciascun capitolo fanno in modo che Sony si metta d’accordo con i Marvel Studios, ormai lanciati nel loro Universo Cinematografico ricco di potenzialità e intrecci. Addio Andrew: benvenuto Tom!
La forza dell’Universo Cinematografico Marvel
Fin dall’acquisizione di Marvel da parte dell’impero Disney, ogni fan si augurava che il nostro ragnetto entrasse nel cosiddetto Marvel Cinematographic Universe, magari unendosi agli Avenger. E in effetti, le cose vanno esattamente così: il Peter Parker di Tom Holland esordisce direttamente in una sequenza di botte tra supereroi, all’interno di Captain America: Civil War (2016) e poi nei suoi due film da solista, Homecoming (2017) e Far From Home (2019). Non c’è tempo da perdere con l’ennesima versione del racconto delle sue origini. Niente morsi di ragno o perdita dello zio, meglio puntare direttamente a come un 15enne del Queens possa gestire la scuola, le amicizie, l’interesse amoroso per “M.J.” e una zia May molto più giovanile e complice. Ah, e poi quella cosa di salvare il mondo dalla distruzione, da Thanos, dai supercattivi… ma, a giudicare dal trailer di No Way Home, anche dai suoi stessi errori e conseguenze “magiche” grazie alla presenza del Dottor Strange. Le sue vicende sono estremamente incastonate nell’MCU, quasi indistinguibili dalle avventure in solitaria. E fino a quanto è un bene?
Tanti personaggi, un unico eroe. Oppure no?
Nel mondo Marvel, in particolare al cinema, è stato Iron Man il motore di ogni vicenda. Ad oggi questo testimone è passato a Spiderman, perchè incarna tutte le caratteristiche di un eroe moderno: sentimenti contrastanti tra godersi i poteri e preservare i suoi cari, responsabilità e senso di colpa, un fiuto per i guai e una tendenza ad alleggerire con battute e atteggiamento amichevole. Ecco, rispetto ai predecessori Maguire e Garfield, l’ultimo Spiderman riesce ad esprimere un senso di complessità e famiglia, perfetto per saghe articolate come quella Marvel dei giorni nostri. Ma ce lo ha dimostrato Miles Morales, il giovane Spiderman afroamericano di Un nuovo universo – vincitore dell’Oscar come miglior film d’animazione 2018 – quando si trova di fronte a tante versioni dell’Uomo Ragno provenienti da universi e realtà parallele. Come tutti gli eroi dei fumetti, che hanno vissuto mille interpretazioni, quella di Tom Holland è forse solo quella “più giusta” per questo periodo storico. Quale sarà la prossima?
Enrico Banfo