Uno strepitoso Javier Bardem sarà dal 23 dicembre al cinema nei panni de Il Capo Perfetto, il film diretto da Fernando León de Aranoa che alla prossima notte degli Oscar rappresenterà la Spagna.
Il film
Blanco (Javier Bardem), proprietario di una storica azienda spagnola di bilance industriali, amato e stimato dai dipendenti per la sua grande umanità, è in gara con la sua impresa per un premio di eccellenza locale. Considerato da tutti e da se stesso un capo magnanimo, è disposto a qualunque cosa pur risolvere i problemi dei suoi dipendenti affinché non riducano la produttività e gli consentano di aggiudicarsi l’ambito riconoscimento. E mentre la tensione sale per la visita di ispezione della commissione del premio, Blanco inizia a collezionare una serie di errori e comici disastri che lo porteranno a dover dimostrare di essere davvero un capo perfetto.
Fernando León de Aranoa racconta…
“Abile, affascinante e manipolatore, “Il Capo Perfetto” è l’uomo con il dito sulla bilancia, il burattinaio che tira i fili di tutti i personaggi e della rappresentazione. La sua azienda produce bilance industriali ma il vecchio modello a due piatti esposto all’ingresso principale della fabbrica è in cattive condizioni. Blanco è un personaggio carismatico, un giocatore avvantaggiato rispetto agli altri, che si intromette senza vergogna nella vita personale dei suoi dipendenti per migliorare la produttività dell’azienda, superando ogni limite etico, senza remore. Un personaggio al quale ci possiamo sentire vicini nonostante la sua natura priva di scrupoli. Forse un ritratto di chi siamo o temiamo di diventare”.
“Blanco è perfettamente calato in questo racconto tragicomico di un ecosistema del mondo del lavoro logorato, senza eroi né cattivi, lontano da qualsiasi manicheismo. Una commedia pungente, grigio-scura, quasi nera. Uno sguardo caustico su rapporti personali e professionali all’interno di un’azienda a conduzione familiare che impiega alcune centinaia di lavoratori. Il film è un ritratto della spersonalizzazione e del deterioramento dei rapporti di lavoro, lo scenario di un momento in cui concetti fuori moda come solidarietà, etica o bene comune sembrano essere stati cancellati dalla mappa del lavoro solo per essere sostituiti dalla logica del profitto e della precarietà. L’immagine della bilancia, metafora universale della Giustizia, fa da cornice al tutto: Blanco cerca a tutti i costi di ripristinare l’equilibrio finanziario della sua società, anche se questo significa che deve armeggiare con i piatti”.
“Credo che sia possibile realizzare un cinema complesso ed artisticamente ambizioso, un cinema che lasci il segno di chi siamo, del momento storico in cui viviamo e che al contempo ci diverta, stuzzichi la nostra curiosità e ci commuova e lo faccia utilizzando l’umorismo, a volte magari anche a cuor leggero, con una certa durezza ma senza rinunciare all’impegno, alla verità o alla poesia. Il cinema che esamina le radici stesse di chi e cosa siamo alla ricerca dell’ipotesi di cosa diventeremo un giorno. Il cinema con una finestra aperta sull’esterno, che affronti quello che succede fuori, per le strade del paese in cui viviamo, nelle nostre case, nella nostra camera da letto, nel nostro luogo di lavoro”.
“Umorismo e dolore: la misura precisa di ciascun piatto della bilancia. Gelosia, abuso, tradimento, potere, vassallaggio, rivalità, vendetta, ambizione, sesso e perfino morte, tutti grandi temi della tragedia classica, entrano nella intricata tela di interessi, meschinità ed ambizione di una società produttrice di bilance che potrebbe trovarsi in qualsiasi città di provincia, ovunque. Questa è la sua storia”.