Arriva domani al cinema Words and Pictures, una spiritosa commedia romantica diretta da Fred Shepisi, che vede come protagonista il coinvolgente duo Juliette Binoche (già al cinema in questi giorni con Sils Maria)e Clive Owen, per la prima volta insieme sul grande schermo.
Jack Marcus (Clive Owen), insegnante d’inglese, si lamenta dell’ossessione dei suoi studenti per i media e per i voti scolastici, e li incoraggia a sfruttare il potere della parola scritta. L’uomo ha un passato di successo nel mondo della letteratura, ma non pubblica un libro da anni, preferendo trascorrere il suo tempo libero bevendo anziché dedicandosi alla scrittura. Jack incontra una degna avversaria in Dina Delsanto (Juliette Binoche), una pittrice astrattista e nuova insegnante nel campus, che come lui ha un passato di successo e che ora combatte con l’artrite reumatoide.
Fin dall’inizio i due flirtano provocandosi piacevolmente a vicenda. Jack vede il suo lavoro di insegnante improvvisamente a rischio a causa della propria condotta non esemplare e delle proprie “quotazioni” in declino con gli studenti: per riguadagnare terreno e ravvivare l’interesse dei suoi alunni nei loro studi, escogita una geniale guerra tra parola e immagine, fiducioso che la prima possa veicolare un significato più profondo rispetto alle seconda. Dina e i suoi studenti d’arte raccolgono la sfida di Jack e dei suoi studenti d’inglese. La battaglia avrà così inizio.
Lo sceneggiatore Gerald DiPego spiega che l’origine della storia risale a quando lui stesso, da giovane, lavorava come insegnante in una scuola superiore: “volevo trovare un modo per avvicinarmi ai miei studenti di letteratura inglese e di essere fonte di ispirazione per loro. Per fare ciò, facevo leggere loro opere di scrittori che usavano il linguaggio in modo sorprendente, perché cerchi sia di dare loro gli strumenti per saper scrivere, sia di esortarli a farlo. Ho anche avuto modo di vivere l’ambiente della sala insegnanti, e di capire il funzionamento dell’intera infrastruttura sociale e politica di una scuola. Questa esperienza mi è rimasta impressa, anche se successivamente mi sono occupato di altro”.
Al centro della sua scrittura, ovviamente, ci sono le parole: “Una delle prime idee che ebbi fu quella di usufruire di un linguaggio ricercato per creare dei personaggi sofisticati ed intelligenti, che potessero lottare, corteggiare ed sedurre stuzzicandosi e usando un eloquio di cui potessi andar fiero e che mi permettesse di veicolare il messaggio attraverso le parole”.
Lo scontro-incontro tra i due protagonisti, mette di fronte la Letteratura e la Pittura. A tal proposito DiPego afferma che nel film “c’è una dicotomia tra immagine e parola, noi cerchiamo di vedere come Jack sia appassionato alla scrittura e quanto Dina ami la pittura. Lo scontro è allo stesso tempo divertente e intenso, ma la vera lotta è all’interno di questi due personaggi. La maggior parte del mio lavoro riguarda la lotta: non importa cosa stanno affrontando, le persone spesso hanno paura di aprirsi agli altri e instaurare legami; sentirsi isolati dà più sicurezza. Essere isolati è una specie di morte, così si preferisce aprirsi e legarsi, ma questo fa paura”.
Juliette Binoche, figlia di una madre insegnante di francese e teatro, parlando del suo personaggio afferma: “Dina afferma che le parole sono “inganni”, “bugie”, ma possono esserlo solo se lo si crede. Le parole sono uno strumento meraviglioso se si dice qualcosa che si pensa realmente, ma non sono immortali. Per Dina, la pittura fa accedere ad un mondo dove non esistono ancora le parole. È una dimensione estremamente creativa, perché ti permette di percepire qualcosa che non è ancora stato detto. È qualcosa che arriva prima della parola. Avviene lo stesso nella poesia, in cui troviamo un connubio di parole che insieme sono portatrici di un significato superiore; non si tratta infatti di uno stimolo a livello intellettuale, bensì a livello sensoriale, ti fa sentire cosa vuol dire essere umano e vivere un’esperienza come tale”.
“In qualità di attrice hai di fronte delle parole da recitare; ma reciti le parole o qualcosa che vada oltre queste ultime? Ho sempre pensato le parole fossero la punta dell’iceberg; devi avere profondità e quella qualità invisibile in te, che forse corrisponde proprio all’immagine. Si tratta della tua visione, di una sensazione; non riesci ancora ad esprimerla a parole, ma è già lì”
Juliette Binoche