Dopo il successo internazionale della pellicola per famiglie, Mia e il Leone Bianco, il film con il più alto incasso fuori dalla Francia (31 milioni di dollari al botteghino internazionale), giovedì 20 gennaio arriva al cinema Il Lupo e il Leone, il nuovo film diretto da Gilles de Maistre ambientato nel regno animale.
Il film
La morte del nonno riporta Alma (Molly Kunz), talentuosa studentessa di musica di New York, tra i boschi canadesi in cui ha trascorso l’infanzia. Qui una notte, dopo una violenta tempesta, precipita un aereo con a bordo un cucciolo di leone destinato al Circo di Alan (Evan Buliung). La mattina seguente Alma lo ritrova e lo porta a casa, non prima però di aver salvato un raro esemplare di Lupa d’Argento dalle presunte grinfie di Eli (Charlie Carrick) e Charles (Derek Johns), due scienziati che studiano l’animale per il ripopolamento. Improvvisamente la baita si affolla, con la lupa che porta tra quelle mura un lupacchiotto, a cui Alma si affeziona tanto da abbandonare la carriera di pianista. Dopo la misteriosa sparizione della lupa, la ragazza decide di prendersi cura della bizzarra coppia di cuccioli, venendo scoperta da Joe (Graham Greene), padrino di Alma e caro amico del nonno. I cuccioli che nel frattempo stanno crescendo, hanno bisogno anche di un nome e Alma – dopo un’analisi dei comportamenti – li chiama “Mozart” il lupo e “Dreamer” il leone. Ma con due animali così, i rischi sono sempre dietro l’angolo.
Costruire il legame Leone-Lupo
Per costruire il legame tra i due animali, serviva tempo. La produzione ha dovuto in ogni momento dimostrarsi flessibile per rispondere alle esigenze degli animali, e questo ha comportato spesso riscritture veloci da parte di Prune de Maistre: “abbiamo dovuto costantemente adattare la storia. Non abbiamo mai forzato gli animali a fare cose non adatte a loro: se qualcosa non funzionava, la scena veniva rimandata e ripensata”. Se questo può risultare stressante per molte produzioni cinematografiche, de Maistre crede che in questo stia la bellezza della storia: “puoi sentire l’emozionante intensità della relazione tra questi due animali, solo guardandoli – spiega de Maistre – l’arte di questo film sta nel vedere questi due mitici predatori insieme sullo schermo, che ci mostrano come riescono a diventare fratelli, nonostante siano nemici in natura. La cosa più importante per noi era che questo legame fosse vero, non volevamo usare effetti speciali. La relazione tra gli animali doveva essere reale”. Per de Maistre era importante riuscire a catturare il legame tra il lupo e il leone, senza il ricorso a effetti speciali, non solo per dare l’idea di autenticità, ma anche per il messaggio che poteva veicolare: “il loro legame fraterno è incredibile – afferma – ci dimostra che canidi e felini possono essere amici, anche più che amici. E se questi due nemici naturali possono essere fratelli, significa che tutti possiamo esserlo, e in tempi così travagliati, è un messaggio importante su cui riflettere”.
La celebrazione di ogni “famiglia”
De Maistre spera che il pubblico recepisca il messaggio che si possono creare legami tra le persone e gli animali più improbabili: “anche tre orfani, provenienti da specie diverse, possono essere una famiglia, l’incontro di tre anime, e non è questione di razza, credo o religione, si tratta di connessione – conclude il regista – abbiamo volute trasmettere questo messaggio ai bambini, il film è una favola moderna che dimostra che anche due predatori come un lupo e un leone, possono diventare una famiglia”.