Presentato al 39° Torino Film Festival, giovedì 27 gennaio arriva nelle nostre sale La Notte Più Lunga Dell’Anno, l’opera prima di Simone Aleandri con protagonisti Ambra Angiolini, Massimo Popolizio, Alessandro Haber e Francesco Di Napoli.
Il film
Il film si compie tutto in una notte: la notte più lunga dell’anno, tra il 21 e il 22 di dicembre (solstizio d’inverno) quando il sole tramonta intorno alle 16.30 e sorge all’indomani alle 7.30. Una lunga notte di una piccola città di provincia, nella quale si intrecciano, anche solo per sfiorarsi, quattro vicende personali. Francesco (Massimo Popolizio), un politico corrotto ad un passo dal baratro, Luce (Ambra Angiolini), una cubista che ha deciso di cambiare vita, Johnny (Luigi Fedele), un ragazzo coinvolto in una relazione con una donna molto più grande di lui e Damiano (Francesco Di Napoli), Pepe’ (Niccolò Galasso) ed Enzo (Michele Eburnea), tre ventenni senza ambizioni in cerca di emozioni forti. Sullo sfondo, lo sguardo stanco e benevolo di Sergio (Mimmo Mignemi), l’anziano benzinaio che – nella stazione di rifornimento aperta tutta notte – veglia su questo piccolo mondo. Quindici ore di buio ininterrotto in cui il destino umano si fa eccezionale, poiché la notte fa perdere gli ancoraggi del giorno e gli eventi all’improvviso subiscono un’accelerazione.
Simone Aleandri racconta…
“Una manciata di luci incongrue sparse nel buio, così appare Potenza quando la si raggiunge nella notte, dopo aver percorso in auto la statale Basentana. La città, a prima vista, sembra nascondersi nelle sue stratificazioni di edifici pesanti, verticali, nel sali e scendi di strade sopraelevate, di infinite scale mobili e ponti desolati. Colpisce la sua immobilità, che sembra spezzata solo dal perpetuo movimento delle pale eoliche alimentate dal vento e che fanno da cintura all’intero paesaggio urbano. Scenario da città di frontiera, all’apparenza dimessa, che incombe sulle vite di chi la abita e che suscita grandi sentimenti, amplificati dall’isolamento e dalla notte. Questo è un film che ho immaginato realistico, sentimentale, “moderno”, ma anche viscerale, dove i destini precipitano di colpo in uno spazio-tempo limitato“.
“Non si tratta di un film a tesi, la sua forza risiede nella costruzione di storie intense che mettono al centro l’umanità dei personaggi. Un’umanità profonda, alimentata dalla malinconia e dalla solitudine, in un luogo circoscritto ma universale, nella cui apparente immobilità ci sono persone che in quel momento, in quella notte, stanno vivendo qualcosa di grosso. Perché qualcosa di grosso accade sempre, ovunque, anche nei posti che sembrano immobili. Lo sviluppo del racconto procede all’interno di una macrostruttura circolare in cui le storie si sfiorano senza mai intrecciarsi davvero. Lo stile è asciutto e di vicinanza emotiva nelle parti della descrizione dei personaggi, raccontati nei loro tratti essenziali, e di maggiore respiro e sospensione in quelle di ambientazione. La frantumazione delle storie non rimanda quindi a un puzzle ed ai suoi frammenti, ma ad un’esplosione e alle sue schegge: schegge di realtà sparse in una frontiera del Sud nella sua notte più lunga“.