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Lucia Bosè, la vita e il cimema di una Diva Milanese

Dal 28 al 30 gennaio presso Cineteca Milano MIC si terrà Lucia Bosè, Diva Milanese, una tre giorni dedicata alla grande attrice milanese, una musa apprezzata in tutto il mondo, coraggiosa e indipendente, che ha inizio proprio in occasione del giorno del suo compleanno (28 gennaio 1931). Il programma prevede la proiezione di tre delle sue più meravigliose interpretazioni: Cronaca Di Un Amore (1950) e La Signora Senza Camelie (1953) di Michelangelo Antonioni, e Gli Sbandati (1955) di Francesco Maselli.
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Milanese, classe 1931. Lucia Bosè è una ragazza del popolo, destinata alla fortuna e a grandi successi personali e professionali. Fu Miss Italia 1947, star indiscussa di Cinecittà, musa di Luchino Visconti e Michelangelo Antonioni, legata ad amicizie importanti come Franco Zeffirelli, Mauro Bolognini e tutto il gotha del cinema italiano. Amante di Edoardo Visconti e Walter Chiari, regina dei rotocalchi e dei set cinematografici, di lei hanno scritto tutti i più grandi: da Alberto Moravia, suo grande sostenitore, a Oriana Fallaci.

Questa rassegna sarà anche la preziosa occasione per presentare – venerdì 28 gennaio alle ore 18 – il romanzo ispirato alla biografia dell’attrice Lucia Bosè. L’Ultimo Ciak di Laura Avalle (ed. Morellini, 2021, Collana Femminile Singolare diretta da Sara Rattaro) e il documentario Lucia y el mar a firma di K. Kosoof (il sodalizio artistico tra i registi Davide Sordella e Pablo Benedetti) presentato dallo stesso Sordella, l’ultimo film a cui ha preso parte, come protagonista, la diva milanese. 

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Attraverso il libro Lucia Bosè. L’Ultimo Ciak è possibile scoprire la straordinaria vita di Lucia Bosè,  costellata di successi e di cadute, come quando la casa in cui abitava da bambina, in un quartiere popolare di Milano, fu rasa al suolo durante la Seconda Guerra Mondiale. Quindi il fatidico incontro con Luchino Visconti che la noterà appena adolescente, nel bar-pasticceria Galli di Milano dove lavorava come commessa. Una carriera fulminante la sua, ma proprio al culmine della notorietà e della fama decise di ritirarsi dalle scene per amore di Dominguín, il più grande Torero di tutti i tempi, dal quale ebbe tre figli: Miguel Bosé, Lucia e Paola Dominguín.
Il loro amore è passionale e travolgente: Lucia lo seguirà fino a Madrid, in quella Spagna cattolica e franchista dove vivrà anche dopo lo “scandaloso” divorzio (era il 1968) causato dai repentini tradimenti del marito, evento che segnerà il suo ritorno al cinema con i più grandi registi: Fellini, Taviani e Özpetek, segno che quel mondo non l’aveva mai dimenticata. Fu questa l’epoca dove ricevette grandi riconoscimenti: il prestigioso Ambrogino d’oro del Comune di Milano nel 1980, e il documentario “Il clan Bosè” con il quale la Rai le rese omaggio. Passano gli anni, nel frattempo Lucia accetterà proposte dalla tv, dal teatro e dal cinema e inizia la sua metamorfosi: si trasferirà a vivere in una casa più piccola a Brieva, un paese in provincia di Segovia abitato da poche anime, e cambierà look, capelli corti e colorati di blu, immagine che si porterà dietro fino alla fine dei suoi giorni.
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L’attrice, paladina della libertà, come anche dei diritti delle donne e della loro emancipazione, si spegnerà all’età di 89 anni all’ospedale di Madrid, per coronavirus. Nelle pagine del libro rivive il ricordo del regista del suo ultimo film, che parla di una donna dei nostri tempi, forte, indipendente, libera e anticonformista, amante del blu e degli angeli. Una grande attrice, icona della bellezza italica che nella vita ha sempre lottato, senza mai perdere la fiducia in un domani migliore. 

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