Nata da un’idea di Roberto “Saku” Cinardi e liberamente ispirata a Stigmate, la graphic novel di Claudio Piersanti e Lorenzo Mattotti, venerdì 28 gennaio su Sky Atlantic debutterà Christian, la serie (in sei episodi) a tinte pulp, fra crime e soprannaturale, diretta da Stefano Lodovichi. Protagonista il cast formato da: Edoardo Pesce, Silvia D’Amico, Giordano De Plano, Antonio Bannò, Francesco Colella, Milena Mancini, Gabriel Montesi, Ivan Franek, Giulio Beranek, Lina Sastri e Claudio Santamaria.
La serie
Christian (Edoardo Pesce) è un energumeno di circa quarant’anni che vive facendo il lavoro sporco per conto di Lino (Giordano De Plano), boss del gigantesco “Città-Palazzo” in cui vivono entrambi, insieme ad Italia (Lina Sastri), la madre di Christian, malata di Alzheimer da molti anni; Davide (Antonio Bannò), figlio di Lino e grande amico di Christian; Rachele (Silvia D’Amico), giovane vicina di casa di Christian tossicodipendente; Tomei (Francesco Colella), disilluso medico clandestino del quartiere; Penna (Gabriel Montesi), Sergio e Stefanuccio, “colleghi” di Christian. Christian ambisce ad un lavoro meno sporco e più redditizio ma le sue richieste vengono costantemente ignorate da Lino. E le cose sembrerebbero poter solo peggiorare a causa di un misterioso e implacabile dolore alle mani che gli impedisce di portare a termine anche gli incarichi più semplici, almeno fino a quando proprio su quelle mani appaiono due stimmate e Christian, in una sera qualunque, resuscita miracolosamente Rachele, finita in un’overdose letale.
Ed è proprio sulle tracce di Christian e della prodigiosa resurrezione che si mette Matteo (Claudio Santamaria), postulatore del Vaticano di una quarantina d’anni, in cerca di segni e conferme di un miracolo che cambiò la sua vita da piccolo, pronto a muoversi nella Città-Palazzo per smascherare colui che ritiene il peggiore e più improbabile degli impostori. Intanto la vita di Christian viene stravolta nel giro di pochi decisivi giorni in cui è costretto a prendere consapevolezza di sé e del proprio incredibile potere, che gli permette di compiere molti altri miracoli sulle persone che gli sono intorno, ma soprattutto sulla moglie di Lino, in coma da anni. Ed è proprio il risveglio prodigioso della moglie che costringe però Lino a prendere atto della pericolosità e del richiamo sovversivo del crescente potere di Christian, al punto da decidere di ucciderlo. Così, mentre si consuma lo scontro tra il boss e colui che molti ormai acclamano come “salvatore”, Matteo indaga su Christian con la speranza di avere risposte sul proprio passato che lo tormenta e fa la conoscenza di Padre Klaus (Ivan Franek), un inquietante sacerdote che nasconde troppi segreti, arrivando troppo vicino ad una verità che potrebbe sconvolgere la sua vita e quella del mondo intero.
Stefano Lodovichi racconta…
“Christian è una serie crime sovrannaturale ambientata nella Roma dei nostri giorni. L’arena è incentrata in un piccolo mondo autosufficiente nell’estrema periferia della capitale. Città-Palazzo è più di un quartiere, è una vera e propria micro-città autosufficiente, con una piazza centrale, gates, una chiesa e delle regole interne dettate da Lino, il boss del quartiere. Pur partendo da una base crime, non ci troviamo davanti a una serie come Gomorra. Il realismo è il primo strato della nostra narrazione ma su quello si innestano componenti di altro genere, nella creazione di un linguaggio personale e originale. La stessa Città-Palazzo è fusione di due quartieri popolari, Corviale e Vigne Nuove. Questa scelta è stata fatta nel tentativo di creare un luogo nuovo, nostro, per guidare l’immaginario verso un mondo epico iconico, che, grazie a un’estetica brutalista e spersonalizzante riporti a un immaginario poco oltre il reale, in odore di sci-fi e fantastico. Anche perché il lungo chilometro di cemento di Corviale, conosciuto anche come “Serpentone”, non può non far pensare a una grande nave… o nel mio immaginario, a un’arca biblica, profetica”.
“Infatti se Christian da un lato racconta il cammino di un criminale di periferia, di un uomo senza aspirazioni, un picchiatore pasticcione che riscuote crediti, da un altro racconta anche il percorso di chi di colpo viene sconvolto dalla manifestazione magica e sacra delle stimmate, segni antichi come la nostra cultura, che travolgeranno non soltanto lui ma tutto il mondo nel quale vive. Perché Christian è una storia di believers. Se il genere è un mix di crime e supernatural, il tono è un “dramedy-pop” con una propensione al sacrale che diviene fusione tra la commedia all’italiana degli anni ‘60\’70 di Monicelli, Risi, Germi, con il cinema di intrattenimento internazionale di Scorsese, De Palma, Guy Ritchie o Luc Besson. Perché Christian in fin dei conti è un “supereroe all’amatriciana”.
Lo sceneggiatore Valerio Cilio racconta…
“L’adolescenza a viale Marconi, a Roma, tra gli anni ‘80 e i ‘90, non è stata una passeggiata. Un videogame: il bar della Banda della Magliana, il mercato dei tossici di piazza Meucci, i campetti del Tevere da evitare dopo il tramonto. E poi Roberto, che ha appena finito di scontare un paio di decenni per omicidio e al quale ho pensato quando mi è stato proposto di scrivere Christian. Chiedendomi: quale sarebbe stata la sua reazione se gli fossero venute le stimmate? Di solito quando si pensa alle stimmate vengono in mente uomini straordinari, da San Francesco in giù. Santi, martiri, futuri beati. Non ti viene certo da pensare ad un omone grosso e ignorante che, quando va bene, per lavoro manda le persone all’ospedale. Così abbiamo giocato a ribaltare. Le stimmate: non un dono, ma una condanna. La periferia della più grande città d’Italia: sicuramente cemento e degrado, ma anche un universo autosufficiente, umano e a suo modo colorato. Il boss che lo governa: non un rozzo sanguinario, ma una specie di tronista mancato. L’uomo del Vaticano che indaga il dono del nostro protagonista: non un vassallo di nostro Signore, ma un povero Cristo incazzato per aver perso la fede. Insieme alla splendida squadra di scrittura – al secolo: Enrico Audenino, Renato Sannio e Patrizia Dellea – abbiamo provato a scrivere una serie divertente, cercando di schivare il già visto e trattando il Bene e il Male come due concetti più fluidi di una carbonara. Ed evitando accuratamente di cercare risposte semplici a domande complicate”.