Stare in disparte, isolarsi, tagliando fuori il mondo e la realtà. È questa la traduzione dal giapponese del termine Hikikomori. Con questa parola ci si riferisce in gergo a quei ragazzi che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, da alcuni mesi fino a diversi anni, rinchiudendosi nella propria stanza da letto, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori. In Italia ci sono più di 100.000 Hikikomori. Ma essendo un fenomeno sommerso potrebbero essere molti di più. Su questo tema è incentrato Essere Hikikomori. La Mia Vita In Una Stanza, il documentario scritto e diretto da Michele Bertini Malgarini e Ugo Piva che andrà in onda sabato 29 gennaio alle 21.15 su Sky Documentaries.
Il documentario segue quattro ragazzi: Eva, Alessio, Alessandro e Davide che hanno scelto di non uscire mai più dalla loro stanza. Non hanno uno scopo nella vita. Non pensano più al futuro. Non hanno date sul calendario. Vivono alla giornata. Il loro mondo sono le loro stanze da letto e i loro computer sono le loro finestre. Di giorno, dormono. Di notte, vivono, isolandosi dai ritmi normali. Non riuscendo ad avere rapporti con persone reali, ma solo rapporti online dove si sentono meno giudicati.
Essere Hikikomori. La Mia Vita In Una Stanza è la storia di quattro ragazzi poco più che ventenni, delle loro speranze, delle loro aspirazioni, dei difficili rapporti con le famiglie e dei loro coraggiosi tentativi di venirne fuori. Vite complicate e incastrate nel buio delle loro stanze. Il documentario traccia un percorso narrativo personale per raccontare le cause sociali-familiari-caratteriali del loro isolamento, le caratteristiche del loro quotidiano, il vivere al buio come vampiri, il non mangiare, la perdita della percezione del tempo, la dipendenza da internet e infine, le speranze di rinascita personale.
Spazio anche ad altri, fondamentali, punti di vista. Quello dei genitori che racconteranno le loro drammatiche testimonianze e i loro difficili tentativi di creare un dialogo con i figli, nel tentativo di aiutarli a uscire e quello di Marco Crepaldi, fondatore dell’associazione nazionale “Hikikomori Italia“, che da anni si occupa di sensibilizzazione, supporto e formazione sul tema dell’isolamento sociale volontario giovanile. Il documentario è caratterizzato dalla presenza di animazioni grafiche: un graphic novel dal titolo Deep, suddiviso in quattro capitoli che si alternano alle storie dei quattro ragazzi, nato durante una serie di incontri online e di persona con i quattro protagonisti.