Tratto da una storia vera e presentato in anteprima alla 77esima Mostra del Cinema di Venezia, giovedì 3 marzo uscirà al cinema Il Ritratto Del Duca, il film diretto da Roger Michell con protagoniste due grandi stelle come Jim Broadbent e Helen Mirren.
Il film
Nel 1961, Kempton Bunton (Jim Broadbent), un tassista sessantenne, rubò il ritratto del Duca di Wellington, dipinto da Francisco Goya, dalla National Gallery di Londra. Fu il primo (e rimane tuttora l’unico) furto nella storia della Gallery. Kempton inviò una richiesta di riscatto scrivendo che avrebbe restituito il dipinto a una condizione: se il governo inglese avesse stanziato più fondi per la cura dei più anziani. In passato, Kempton aveva già intrapreso una lunga campagna allo scopo di far ricevere il segnale televisivo gratuitamente ai pensionati. Cosa successe in seguito divenne leggendario. L’intera storia emerse solo cinquant’anni anni dopo. Kempton aveva tessuto una rete di bugie. L’unica verità era che si trattava di un brav’uomo, determinato a cambiare il mondo e a salvare il suo matrimonio. Come e perché utilizzò “il Duca” per raggiungere il suo obiettivo, è una bellissima storia.
Una storia edificante
Il 2021 ha segnato il 60° anniversario del furto del ritratto di Francisco Goya del Duca di Wellington dalla National Gallery di Londra. È l’unico dipinto ad essere mai stato sottratto dalla pinacoteca nei suoi 196 anni di storia. Il Ritratto Del Duca è il primo film che racconta questa straordinaria storia vera. “Il film ha il sapore di una grande commedia della Ealing degli anni 1960 – commenta il regista Roger Michell – un film politico su persone comuni che dicono le cose come stanno ai potenti e tengono testa al governo: è una storia edificante che ti fa uscire dal cinema con un sorriso stampato sulle labbra, o almeno spero”.
Kempton Bunton, l’eroe locale
Kempton Bunton crede nella ‘grande società’ e nella responsabilità che ciascuno ha verso l’altro. Non vuole che le persone siano o si sentano isolate – che si tratti di Dorothy intrappolata nel suo dolore o di un veterano di guerra costretto in casa a causa di una disabilità. Difende i fragili e i vulnerabili e ha un’ossessione particolare per gli anziani che la povertà costringe fuori dalla società. Vede nella televisione una soluzione alla loro solitudine e si erge a loro paladino affinché sia garantito loro libero accesso. Il vero Kempton Bunton finisce in prigione due volte per essersi rifiutato di pagare il canone televisivo alla BBC. Come spiega Roger Michell: “malgrado sia costantemente frustrato dal mondo, Kempton è un eterno ottimista e un attivista. Abbiamo bisogno di persone così in tutte le culture, persone che sono perennemente il sassolino nella scarpa dell’autorità e mettono in discussione tutto quello che viene detto loro di ingoiare. È un eroe adatto per il nostro tempo. In particolare oggi che la società sembra essere diventata più divisa e più piena di odio. Il fascino di Kempton Bunton sta nella sua autentica convinzione che la società sia un’impresa pubblica – l’idea che io non sono niente senza di te e che tu non sei niente senza di me – che è il fulcro della sua filosofia di vita. È eroico nel senso che tiene alta la bandiera di questo”.
“L’intera storia contiene un messaggio molto forte che gli sceneggiatori raccontano meravigliosamente. Kempton si espone per il bene degli altri perché è nella sua natura prendersi cura di chiunque – spiega Jim Broadbent – Kempton è un personaggio complicato, il perfetto equilibrio di luce e ombra. È un uomo d’onore, ma è anche un po’ pazzerello. È in buona fede, ma sbaglia anche tanto!”.
Dorothy Bunton, la colonna della casa
Al fianco di Kempton nel cuore del film c’è sua moglie, Dorothy Bunton, una donna che soffre da molto tempo e che cerca di tenere a galla la sua famiglia mentre Kempton scrive commedie nella stanza da letto sul retro o va in giro a fare proseliti per le sue campagne, più attento alle esigenze della sua comunità che a quelle della sua famiglia. “Dorothy deve battersi per tante cose – spiega Roger Michell – è il sostegno della casa, assicurando l’unico introito regolare che guadagna sfregando i pavimenti della casa di una famiglia borghese“.
Malgrado sia tenuta all’oscuro di quello che Kempton combina per la maggior parte del film, Dorothy non è una stupida; e malgrado si senta assillata su tutti i fronti da una famiglia la cui rispettabilità è costantemente vacillante sull’orlo del baratro, non può essere vista soltanto come una fastidiosa rompiscatole. La produzione aveva bisogno di un’attrice dotata di forza e intelligenza innate, credibile nei panni della colonna portante della famiglia, qualcuno anche in grado di irradiare l’umanità di una donna buona e amorevole, intrappolata in eventi straordinari. Helen Mirren, è lei che è stata scelta, afferma: “Dorothy è molto pragmatica, dote che in una famiglia spesso appartiene alle donne: è lei che manda avanti la famiglia. Kempton è un sognatore, ma per molti versi è alquanto impegnato e coraggioso. Non dovremmo seguire l’esempio di Kempton, ma neppure quello di Dorothy: sognare è bello e va benissimo, ma bisogna comunque pagare le bollette! Quindi nella vita diamo ascolto anche alle persone pragmatiche“.
La forza della comunità
Il film racconta anche la missione di un singolo individuo per garantire libero accesso alla televisione per gli anziani. 60 anni dopo questo dibattito è ancora attuale nell’agenda politica inglese. La pandemia sembra aver confermato che l’istituzione nazionale dell’emittente pubblica televisiva BBC fornisce un collante che contribuisce a tenere unite le comunità. Mentre il mondo continua a cercare di venire a patti con le conseguenze del Covid, il messaggio di Kempton di sessanta anni fa sembra ancora più pertinente. Il Ritratto Del Duca ci offre così uno scintillante esempio di come le azioni di ciascuno di noi possano fare la differenza e cambiare in meglio la società. Questo messaggio trascende, e continuerà a trascendere, il passare del tempo.
“Kempton incarna il senso di connessione, il fatto che ciascuno di noi è responsabile per gli altri, concetto che nel clima attuale appare particolarmente appropriato”.
Roger Michell