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Evitare di perdere il lavoro e la dignità in Due Giorni, Una Notte, l’ultimo film dei fratelli Dardenne con Marion Cotillard

Allo scorso Festival di Cannes non passò certo inosservato. Due Giorni, Una Notte è l’ultimo film di Luc e Jean-Pierre Dardenne che, dopo le anteprime della scorsa settimana a Roma e Milano, sarà al cinema da domani giovedì 20 novembre.

Una storia drammatica che inquadra bene questi tempi di crisi legati soprattutto all’importanza di avere un lavoro. Protagonista è Sandra (una bravissima Marion Cottillard), una giovane donna che, assistita dal marito Manu (Fabrizio Rongione), ha a disposizione solo un fine settimana per andare a trovare i suoi colleghi e convincerli a rinunciare al loro premio di produzione affinché lei possa conservare il proprio posto di lavoro.

Riportiamo di seguito un estratto dell’intervista rilasciata dai fratelli Dardenne.

In quali circostanze è nato Due Giorni, una Notte

Luc Dardenne: In quelle della crisi economica e sociale in cui versa attualmente l’Europa. Erano diversi anni che riflettevamo sull’idea di un film attorno a una persona che sta per essere licenziata con il consenso della maggior parte dei suoi colleghi di lavoro. E la storia di questo film è di fatto venuta alla luce quando abbiamo immaginato Sandra e Manu, una coppia unita nell’affrontare le avversità.

Jean-Pierre Dardenne: Per noi la cosa più importante era mostrare una persona che viene esclusa perché è considerata debole, non in grado di fornire prestazioni sufficientemente elevate. Il film tesse l’elogio di una “non performante” che ritrova forza e coraggio grazie alla battaglia che decide di condurre con suo marito.

Sandra e Manu

Sandra e Manu

I colleghi di Sandra hanno votato a favore di una riduzione del personale e del suo licenziamento in cambio della garanzia di ricevere un bonus. Vi sono giunte voci di fatti di cronaca analoghi nel mondo del lavoro?

Jean-Pierre: Sì, più di una, anche se le circostanze non erano esattamente le stesse. Ogni giorno, in Belgio come in altri paesi, sentiamo parlare dell’ossessione per la prestazione nel lavoro e della violenta istigazione alla competizione tra i dipendenti.

Luc: Non volevamo che Sandra apparisse come una vittima che stigmatizza e denuncia i colleghi che hanno votato contro di lei. Non è una lotta di una povera ragazza contro un branco di carogne!

Voi non giudicate nessuno dei vostri personaggi…

Luc: Gli operai di Due giorni, una notte sono messi in una posizione di concorrenza e rivalità permanenti. Non si tratta di schierare i buoni su un fronte e i cattivi sull’altro. Non ci ha mai interessato guardare il mondo in questi termini.

Jean-Pierre: Un film non è un tribunale. Ciascuno dei colleghi di Sandra ha dei validi motivi per dirle “sì” e per dirle “no”. Una cosa è certa: per nessuno di loro il premio di produzione è un lusso. Hanno tutti bisogno di quei soldi per pagare l’affitto, le bollette, eccetera. Sandra lo capisce fin troppo bene, visto che anche lei si dibatte nelle stesse difficoltà economiche.

Marion Cotillard

Marion Cotillard

Con il marito e i figli, Sandra vive in una famiglia molto unita, come non ne abbiamo viste spesso nei vostri film precedenti.

Luc: Sandra trae il suo coraggio dal rapporto che ha con il marito. Manu ama profondamente sua moglie, lotta contro la depressione di lei e l’aiuta a smettere di avere paura. All’inizio del film, Manu crede in Sandra più di quanto lei creda in se stessa.

Jean-Pierre: Anche i figli di Sandra e Manu sono coinvolti e partecipi. Aiutano i genitori a trovare gli indirizzi dei colleghi di Sandra…

Questi ultimi non contemplano neanche l’idea di scendere in sciopero o di contrastare l’accordo proposto dal loro capo.

Jean-Pierre: Abbiamo volutamente scelto un’azienda di piccole dimensioni in cui i dipendenti non sono abbastanza numerosi per avere una rappresentanza sindacale. Se avesse raccontato una lotta contro un nemico designato, sarebbe stato un film completamente diverso… Detto questo, emerge in modo chiaro che l’assenza di una reazione collettiva, di una forma di lotta contro il principio alla base di questa votazione dipende anche dalla mancanza di solidarietà tipica dei giorni nostri.

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Anche la stessa Marion Cottillard ha risposto ad un paio di domande riguardanti il suo personaggio.

Come definirebbe Sandra?

È una donna ordinaria, un’operaia che conosce il prezzo delle cose perché non può permettersi altra scelta. Capisce i colleghi che hanno preferito intascare il premio di mille euro invece di votare perché lei mantenga il suo posto di lavoro in azienda. È impossibile sapere cosa avrebbe fatto lei nei loro panni e il film non giudica alcun personaggio. E in questo sta tutta la sua forza.

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Il suo personaggio soffre anche di depressione…

In una scena arriva persino a dire: «Io non sono niente». Questo senso di inutilità è profondamente radicato in lei come lo è in molte persone che non sanno come confrontarsi con il lavoro o con la mancanza di lavoro. Qualche mese prima delle riprese, ero rimasta molto colpita da una serie di articoli e reportage su casi di suicidi legati al lavoro, persone che preferiscono togliersi la vita piuttosto che provare quel senso di inutilità. Per me il film rimanda a quegli eventi che mi avevano tanto toccata.

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