Danica Curcic

Darkling, Dušan Milić racconta la paura nel Kosovo del dopoguerra

Danica Curcic

Nel Kosovo del dopoguerra, i membri di una famiglia serba vivono sotto la protezione dalle forze militari KFOR, ma quando cala la notte restano soli e sono assaliti da una terribile angoscia. La loro paura è reale? Vincitore del Premio del Pubblico al 33° Trieste Film Festival, da giovedì 21 aprile sarà nelle nostre sale Darkling, il film scritto e diretto da Dušan Milić con protagonisti Danica Curcic, Slavko Stimac e Flavio Parenti.

Il film

Nell’entroterra montuoso del Kosovo, in una fattoria circondata da una fitta foresta, vive Milica (Miona Ilov) con la madre Vukica (Danica Curcic) e il nonno Milutin (Slavko Stimac). Quando cala la notte, i tre si barricano in casa terrorizzati da ciò che si cela nel bosco. La paura che la loro casa sia sotto assedio è un’eco della recente guerra, o è solo la loro immaginazione come i funzionari della KFOR vogliono fargli credere?

La Kosovo Force (KFOR) è la forza militare internazionale guidata dalla NATO responsabile del mantenimento della pace in Kosovo. Ogni mattina due soldati accompagnano a scuola con un veicolo blindato i bambini dei villaggi della zona. Lì, un sacerdote ortodosso li incoraggia a non abbandonare il loro Paese, ma ogni notte che passa il terrore si intensifica. Quando gli italiani decidono di avviare un’indagine ufficiale vengono trasferiti, spingendo i pochi abitanti rimasti a lasciare le proprie case. Ma nonostante questo Milutin vuole restare per aspettare che il figlio scomparso faccia ritorno. Deciso a combattere un nemico invisibile mette così a repentaglio la vita della figlia e della nipotina.

Miona Ilov

Miona Ilov

Dušan Milić racconta…

“Subito dopo la fine della guerra in Kosovo, la maggior parte delle famiglie di entrambe le nazionalità, serbe e albanesi, sono state sfollate; molte di loro sono state completamente distrutte, devastate fisicamente e psicologicamente. Coloro che sono voluti restare nelle proprie abitazioni lo hanno fatto con un senso di paura costante. Nessuna delle due parti voleva la guerra. Sapevano che avrebbero dovuto convivere l’una al fianco dell’altra per molto tempo, anche quando tutto sarebbe stato solo un lontano ricordo. Tuttavia, una forte diffidenza ha alimentato la vendetta. Nelle città e nei villaggi dove minore era la mescolanza etnica le persone hanno iniziato a svendere le proprie fattorie per sfuggire a nuovi conflitti. Questo è il punto in cui ha inizio la mia storia. In questo particolare contesto, lontano dagli occhi del resto del mondo, quel che resta di una famiglia un tempo numerosa, vive in una fattoria circondata da una fitta foresta. Quella che un tempo era fonte di abbondanza e approvvigionamento ora è causa di paura e luogo ideale di copertura per il nemico“.

“Nella mia storia il nemico non è mai visibile, anzi è come se non esistesse. La mia intenzione era quella di creare qualcosa di più di una metafora e di uno stile da film d’autore. La cosa più spaventosa è la paura che attanaglia la mente dei protagonisti: è giustificata o è solo immaginazione? Questa storia parla dei mali che non possono essere scissi dal nostro essere; la paura primordiale dell’oscurità e di ciò che in essa si nasconde. Cosa c’è da aspettarsi quando cala la notte e andiamo a dormire? Quello che vediamo forse non è la realtà. Per questo motivo i personaggi del film, per come li vedo io, appaiono affamati, magri, svuotati, sfiniti, in qualche modo assorbiti dall’oscurità in cui sono avvolti. Per diventare in qualche modo l’incarnazione vivente degli umani alle soglie della morte, che fisicamente appaiono come non vivi, molto più vecchi di quanto non siano in realtà…Per supportare questo punto di vista, ho cercato di creare uno stile visivo inquietante. Ombre profonde e oscurità impenetrabile. Tutti i suoni diventano qualcos’altro. I fischi del vento diventano un segnale di pericolo, non un evento naturale; gli scricchiolii del pavimento di legno suggeriscono la presenza di un intruso che vuole irrompere…”.

Slavko Stimac

Slavko Stimac

“Ecco perché la mia scelta per il ruolo del nonno è ricaduta su Slavko Stimac. Un interprete esperto che fin dall’infanzia ha recitato in film di noti autori jugoslavi, così come nel famoso La Croce di Ferro di Sam Peckinpah, fino ai più importanti film di Emir Kusturica. Mentre il ruolo di sua figlia è interpretato da una delle più promettenti attrice europee, Danica Curcic, serba ma residente in Danimarca, che ha costruito la sua brillante carriera nel corso degli anni, recitando in importanti film e serie europee. Questo film ha una chiave di lettura morale per cui non ci sono differenze tra le persone, ma ci sono solo diverse interpretazioni della realtà“.

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