Dal pluripremiato creatore Julian Fellowes giovedì 28 aprile arriva l’evento filmico Downton Abbey 2: Una Nuova Era, il film diretto da Simon Curtis che segue il precedente capitolo uscito nel 2019. L’attesissimo ritorno cinematografico del fenomeno globale riunisce l’amato cast per un grande viaggio verso il sud della Francia per svelare il mistero della villa appena ereditata dalla Contessa madre.
Il film
Nella meravigliosa tenuta di Downton Abbey, situata nella campagna inglese, vedremo ancora una volta intrecciarsi le vicende della famiglia Crawley con quelle della sua servitù. Mentre la villa è in pieno fermento per via dei preparativi per il matrimonio di Tom Branson (Allen Leech) e della signorina Lucy Smith (Tuppence Middleton), ex cameriera, Lady Violet Crawley Grantham (Maggie Smith) riceve in eredità una villa nel sud della Francia. Riunita la famiglia, l’anzian signora spiega come questa dimora, nota col nome Villa delle Colombe, le sia stata donata quando era giovane da un uomo, con cui ha avuto una storia d’amore, prima di conoscere colui che sarebbe poi diventato suo marito.
Ora che la villa, a seguito della dipartita del suo amore di gioventù, è diventata sua, Violet decide di recarvisi per un soggiorno, accompagnata da una parte della famiglia e dagli immancabili e fedeli servi, Mr. Carson (Jim Carter) e Mrs. Hughes (Phyllis Logan). Nel frattempo a Downton Abbey si respira una ventata di modernità con l’arrivo del produttore Jack Barber (Hugh Dancy) e della sua troupe cinematografica, pronta a girare un film all’interno del lussuoso palazzo con l’appoggio di Lady Mary (Michelle Dockery). Come sempre non mancheranno intrighi, misteri e antiche rivelazioni.
Julian Fellowes
Per addentrarci in questo nuovo capitolo cinematografico di Downton Abbey, vi riportiamo di seguito l’intervista integrale rilasciata dall’ideatore della serie (nonché sceneggiatore del film), Julian Fellowes.
Dove sono i personaggi di Downton all’inizio dei questo nuovo film?
Alla fine del primo film era chiaro che Mary stava prendendo il controllo a Downton e questo è un tema che ci accompagna per tutto il corso del secondo film. Uno dei compiti che fanno parte dell’essere in un business ereditario è accettare che è ereditario e che arriva il momento in cui la tua utilità diminuisce, il momento di passare il testimone alla generazione successiva. Il matrimonio di Edith con Bertie sta andando bene e lei ha appena dato alla luce un bambino ma, con una mentalità piuttosto moderna, gestire Brancaster e la maternità non è abbastanza per lei. Ha bisogno di un’attività che stimoli il suo cervello e che sia al di fuori della sua famiglia. Negli anni ‘20 e durante la Prima Guerra Mondiale, le donne erano state messe a lavorare in diversi campi e con diversi impieghi e questo le ha incoraggiate a voler lavorare. Il lavoro di Cora e Robert nel primo film era ospitare il Re e la Regina, cosa che hanno fatto con buona grazia. Entrambi hanno un percorso emotivo più difficile in questo film. Questa volta volevo dare più da fare a tutti i personaggi e sono piuttosto contento del risultato.
Cosa ha portato Simon Curtis al film?
Io e Gareth abbiamo cominciato a pensare a Downton circa 12 anni fa e Simon fa parte della struttura interna di questo progetto da allora, come tutti i partner centrali della squadra e del cast, inclusa mia moglie. Simon ha uno spiccato senso della narrazione, che è sempre un dono utile, ma con Downton è essenziale per la natura narrativa multipla delle sceneggiature. Alcune storie sono grandi e corrono per tutto il film, altre sono piuttosto brevi e raccontate in tre scene solamente. In ogni caso, tutte le storie sono interconnesse e ci sono molte scene che servono più di una storia e questo è il motivo per cui, quando facciamo la lettura del copione all’inizio della produzione, dico sempre agli attori che devono prendersi la responsabilità della loro propria storia.
Come cominci a strutturare un film come Downton che ha una così grande molteplicità di voci?
Il mio primo colpo di fortuna è stato che mi hanno chiesto di scrivere un film per Robert Altman, che poi è diventato Gosford Park. Sospettavo che Altman si sentisse fuori dalla sua zona di comfort a fare un film sul sistema di classi sociali britannico per cui ho pensato che l’unico modo per aggirare il problema fosse scrivere una sceneggiatura completamente altmaniana in cui ogni volta che girava la pagina ne avrebbe riconosciuta la struttura. Per riuscirci sono uscito per andare alla videoteca – a quei tempi si faceva così – e ho preso ogni singolo film di Altman che ho trovato. Li ho guardati tutti in tre, quattro giorni e, nonostante l’ambientazione, ho progettato il film in modo che Altman potesse riconoscere il suo territorio. Il risultato è stato che ho scoperto che mi piaceva quella forma di narrazione e che era perfetta per me. Da allora, mi sono allontanato dalla narrazione chiara, lineare, che avevo prevalentemente fatto fino a quel momento per una narrazione a più voci, multipla, una forma con molti archi di sviluppo che è rimasta la mia. Questa struttura ha caratterizzato tutta la serie di Downton dal suo primo concepimento, ma questo significa che devi avere a bordo registi che sono interessati a questo modo di narrare, comprendono le storie e le seguono. Simon è molto bravo in questo.
Quando scrivi, quanto sei consapevole dell’equilibrio tra dramma e umorismo?
Il genere di comicità che mi piace è quello della vita reale e nelle nostre vite di tutti i giorni conosciamo tutti persone che sono più divertenti di altre. Queste persone hanno il dono di uscirsene con frasi che sono divertenti ma che non ti staccano da quello che ti succede intorno per cui, in un certo senso, puoi tornare alla verità del contesto narrativo senza difficoltà. Questo è il tipo di comicità che si sposa bene con una saga familiare continuativa come Downton e naturalmente per questo hai bisogno che un certo numero di membri del cast abbia talento con le battute comiche. Sono stato fortunato con Maggie Smith, perché avevo già lavorato con lei prima e il personaggio che ho scritto che lei ha interpretato in Gosford Park era piuttosto simile a Violet Grantham in Downton. Maggie ha molti talenti e uno di questi è che sa essere molto divertente per un minuto e due minuti dopo farti piangere senza trasformarsi in un’altra persona. Lei resta sempre molto fedele al personaggio.
Quali sono le principali differenze tra scrivere una serie televisiva e un film?
La differenza principale tra i due è che quando scrivi una serie per la televisione, dopo la prima, scrivi per interpretazioni che già esistono. Scrivi per e sugli attori. Per esempio, Lesley Nicol è un’attrice molto divertente ma all’inizio di tutto questo non la conoscevo bene. L’avevo vista in East is East dove era molto brava ma più mi rendevo conto di quanto fosse divertente più scrivevo per il fatto che fosse divertente. Impari anche quali attori sono molto bravi nelle scene più emotive e allora, deliberatamente, dò loro materiale in cui so che brilleranno perché questo ti da punti. Io faccio parte della specie in estinzione che pensa che uno dei compiti dell’industria dell’intrattenimento sia intrattenere. Voglio che la gente guardi Downton e se lo goda. Voglio che vada a vedere questo film, passi il tempo piacevolmente, rida, pianga, poi esca per andare a cena e torni a casa sentendo di aver trascorso proprio una bella serata. Questo è il mio obiettivo e se la gente chiede se intrattenere e basta sia abbastanza, la mia risposta è sì. Spero anche che ogni tanto riusciamo a farli pensare alla disparità di background in una società egalitaria, o alla difficoltà di essere omosessuale in un periodo storico in cui era ancora illegale. Tocchiamo questo tipo di argomenti ma non sono lo scopo principale del film. Lo scopo del film è regalare al pubblico una bella serata.