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Diretto, divertente, piccante: addio a Mike Nichols, il regista che osava

Mike Nichols se n’è andato oggi, esattamente due settimane dopo aver compiuto 83 anni. Di origine ebree, aveva solo otto anni quando, con l’arrivo delle leggi razziali, emigrò a Chicago. Lasciò Berlino, la sua città di nascita, per andare in America e diventare uno dei più grandi registi del cinema. Correva l’anno 1939, lui ancora non lo sapeva.

Mike Nichols (foto Kevin Winter)

Mike Nichols (foto Kevin Winter)

Rimasto orfano a soli dodici anni (suo padre morì in guerra nel 1943), il piccolo Mike svolse diversi mestieri fino a quando trovò la sua strada artistica. Una strada che lo porta a New York dove decise di entrare a far parte dell’Actor’s Studio. Un decennio più tardi, negli anni ’50, formò insieme a Elaine May e altri amici un gruppo di cabaret arrivando poi a dirigere delle brillanti commedie nientemeno che a Broadway.

I suoi erano testi carichi di critica e di satira sociale. Quando Nichols compì 35 anni era ormai pronto per il grande salto nel cinema. L’esordio avvenne con Chi ha Paura di Virginia Woolf? (1966) con una  truccata e invecchiata Elizabeth Taylor che, all’epoca, era una delle donne più belle del mondo. Il film, tratto da una famosa pièce teatrale di Edward Albee, fece subito colpo. Sullo schermo una difficile convivenza tra un Professore di Storia ed una moglie isterica e semialcolizzata. Liti furiose si susseguono. Nichols iniziò subito ad osare attraverso un linguaggio verbale forte e diretto, fregandosene del “questo non si può dire!”. Il cinema americano cominciò ad addolcire la pressione sul pedale della censura.

Elizabeth Taylor protagonista in "Chi ha Paura di Virginia Woolf?" (1966)

Elizabeth Taylor protagonista in “Chi ha Paura di Virginia Woolf?” (1966)

L’anno dopo ecco il suo film-icona: Il Laureato, da un romanzo di Charles Webb. Una pellicola che consacrò Dustin Hoffman e che fece vincere a Nichols l’Oscar per la Miglior Regia. Se pensiamo a Nichols pensiamo subito a questo film, e se pensiamo a questo film pensiamo subito alla musica dei Simon & Garfunkel.  Il personaggio neolaureato di Hoffman si fa sedurre da una signora nevrotica diventando il suo amante. Poi però si innamora della figlia. Anche grazie alla sua tematica trasgressiva, è e rimane tuttora il simbolo di un’epoca, un film di culto per il popolo giovanile di fine anni ’60. Sbancò i botteghini entrando di diritto nelle Storia del cinema.

Dustin Hoffman nel celeberrimo "Il Laureato" (1967)

Dustin Hoffman nel celeberrimo “Il Laureato” (1967)

Nel 1970, si dedicò all’antimilitarista Comma 22 (1970) con della presenza di Orson Welles, Anthony Perkins e Martin Balsam, mentre l’anno dopo firmò il bellissimo e non facile Conoscenza Carnale (1971) con Jack Nicholson. Il regista in questo film continua ad osare, affrontando il tema del sesso con una certa spregiudicatezza visiva e verbale che ai tempi fece abbastanza urlare allo scandalo. Rivisto oggi, il valore di quest’opera sembra ancora attuale (la storia comincia dopo la fine della Seconda Guerra), sia per l’immutato ‘bisogno’ di conoscenza carnale degli Uomini, sia per le dinamiche che vengono a crearsi tra Uomo e Donna, tra desideri giovanili e vecchi-amari rimpianti quando si arriva ai 40 anni.

Art Garfunkel e Jack Nicholson in "Conoscenza Carnale" (1971)

Art Garfunkel e Jack Nicholson in “Conoscenza Carnale” (1971)

Dopo essersi cimentato anche con la fantascienza (Il Giorno del Delfino, 1973), Nichols ritrova Nicholson per girare la commedia leggera Due Uomini e una Dote (1974, l’altro uomo è Warren Beatty). Insieme al suo quasi omonimo, girò anche il bizzarro Wolf – La Belva è Fuori (1994, con Michelle Pfeiffer) e soprattutto Heartburn – Affari di Cuore (1986), storia romanticamara di una coppia, tra matrimonio, figli e tradimenti: ad affiancare Nicholson è Meryl Streep.

Anche con la Streep sono state diverse le collaborazioni, a cominciare da Silkwood (1984), in cui l’attrice interpretò un’operaia che si batte per la salute dei propri colleghi all’interno di un impianto nucleare, e l’eccellente Cartoline dall’Inferno (1990) in cui Meryl Streep duetta niente meno che con Shirley MacLaine.

Meryll Streep in "Silkwood" (1984)

Meryll Streep in “Silkwood” (1984)

Nel 1988, dopo aver diretto il buffo Frenesie…Militari (1987,da una commedia autobiografica di Neil Simon), Nichols presentò Una Donna in Carriera, film brillante che vinse un Oscar per la Miglior Colonna Sonora e che si guadagnò anche altre cinque nomination (una anche per la Regia). Nel cast, oltre a Melanie Griffith e Sigourney Weaver (entrambe premiate con un Golden Globe), c’è anche Harrison Ford che Nichols diresse anche in seguito nel drammatico A Proposito di Henry (1991).

Nel 1996 girò con uno straordinario Robin Williams il divertente e sensibile Piume di Struzzo, remake del Vizietto di Molinaro: fa impressione pensare che entrambi se ne siano andati quest’anno, a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro.

Robin Williams in "Piume di Struzzo" (1996)

Robin Williams in “Piume di Struzzo” (1996)

Due anni dopo scelse John Travolta come protagonista de I Colori della Vittoria, pellicola incentrata sugli scandali sessuali del Presidente degli Stati Uniti che riuscì a ridare lustro alla carriera dell’ex ballerino di Grease. Nel 2000 Nichols tornò alla fantascienza, attraverso la commedia Da Che Pianeta Vieni?

Con il provocante e acceso Closer (2004), ritroviamo il Mike Nichols che osa e che presenta le storie di due coppie che si intrecciano, anche a letto. Protagonisti sono Clive Owen, Natalie Portman, Jude Law e Julia Roberts, che il regista scelse anche per il suo ultimo film, La Guerra di Charlie Wilson (2007).

I quattro protagonisti di "Closer" (2004)

I quattro protagonisti di “Closer” (2004)

Mike Nichols è stato tutto questo. Un regista capace di cambiare genere restando sempre ad alti livelli. Estremamente brillante e virtuoso nel saper tradurre un testo scritto in immagini indelebili, che ancora oggi ricordiamo come manifesti, come simboli di una società che fu e che continua ad essere. Un regista che provocava, che voleva trasgredire, sempre con grazia e intelligenza e mai con volgarità. Era il regista delle nostre pulsioni, dei nostri desideri inconsci e nascosti. Con lui abbiamo riso e abbiamo pianto. Sempre intensamente.

“È come se ormai ci si innamorasse dell’idea di innamorarsi e si finisse con lo scoprire che non è facile perdere questa abitudine”

Mike Nichols

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