Diretto da Daniel Kwan e Daniel Scheinert, rinominati i Daniels, giovedì 6 ottobre arriva nei nostri cinema Everything, Everywhere, All at Once, il film che ha sbancato negli USA che racconta una storia universale passando per tutte le dimensioni possibili del tempo, dello spazio e dell’essere. La pellicola è interpretata da Michelle Yeoh, James Hong, Stephanie Hsu e Jamie Lee Curtis.
Il film
Evelyn Wang (Michelle Yeoh) gestisce una piccola lavanderia a gettoni, ha una figlia adolescente che non capisce più, un padre rintronato e un matrimonio alla frutta. Un controllo fiscale di routine diventa inaspettatamente la porta attraverso cui Evelyn viene trascinata in una avvincente e coloratissima avventura nel multiverso più innovativo e divertente mai visto al cinema. Chiamata a salvare il destino degli universi, dovrà attingere a tutto il suo coraggio per sconfiggere un nemico all’apparenza inarrestabile e riportare l’armonia nella sua famiglia.
La campagna social di Jamie Lee Curtis
Everything, Everywhere, All at Once è un film altamente spettacolare e al contempo profondo, che fonde commedia, dramma familiare, arti marziali, romanticismo, dita fatte di wurstel e un bagel che racchiude i segreti dell’universo. Proprio Jamie Lee Curtis, l’attrice protagonista della saga di Halloween, è stata la più grande sostenitrice del film, conducendo una massiccia campagna social che ha contribuito in maniera determinante al passaparola e trasformandolo in un instant cult.
Gap generazionale e il terrore nell’età moderna
Daniel Kwan e Daniel Scheinert ridono ancora tra di loro quando viene chiesto loro di descrivere il film. “Ci sono l’elemento familiare, quello fantascientifico e quello filosofico – afferma Scheinert – oppure si potrebbe dire che è un film sul kung-fu ambientato in vari universi multidimensionali con al centro Michelle Yeoh nei panni dell’eroina reticente“. La pellicola parla anche del gap generazionale, di internet e del terrore latente che accompagna la vita nell’età moderna. Ma non manca quello che era il riassunto originale che i Daniels si erano preparati per loro stessi: un film su una donna che deve fare la dichiarazione dei redditi. “Si potrebbero dire milioni di cose a riguardo, ma la più semplice e veritiera è che è un film su una madre che impara ad ascoltare la propria famiglia nel bel mezzo del caos più totale” ha dichiarato Kwan.
Il sovraccarico cognitivo nella nostra società
“L’idea principale che ci ha fatto progredire e che ci è sembrata una metafora di ciò che sta accadendo ora nella società è il sovraccarico cognitivo, la forzatura che ne deriva – aggiunge Kwan – si dice che ‘l’affaticamento da compassione’ sia cominciato con il Covid, ma credo che esistesse già da prima – abbiamo talmente tante cose di cui preoccuparci che abbiamo perso tutti il filo. La pandemia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha reso questo un film sulla compassione nel caos”. La pellicola rivisita astutamente la tipica ‘missione dell’eroe’ a cui il pubblico è abituato infilandola a forza in una struttura in tre atti, come se il film stesso viaggiasse in un multiverso frammentato. Il senso di infinità – tutti i mondi possibili, la distesa di ciò che c’è sotto la superficie, tutti i minuscoli ingranaggi che si muovono.
Una risposta al caos
Nel 2016 alla prima stesura, prima del governo Trump e della pandemia, i Daniels si sentivano “già sopraffatti da tutto. E mentre scrivevamo abbiamo pensato: ‘Oddio, cosa succede? La situazione sta peggiorando. Com’è possibile che possa essere peggio di così?’”, ricorda Kwan. “Stiamo tutti cercando di elaborare quella sensazione, la tragedia e il caos che aleggiano su di noi”. I Daniels non hanno una risposta radicale a tutto, ma Everything Everywhere All At Once rappresenta una piccola risposta speranzosa al caos. “Una delle cose migliori che si possano fare per qualcuno è dargli ascolto”, afferma Kwan – una manifestazione estrema del sovraccarico sensoriale che caratterizza il mondo moderno – per rendersi conto che la sua famiglia la sostiene da sempre.