Kim Rossi Stuart ha scritto, diretto e interpretato Brado, il film – da giovedì 20 ottobre nelle sale – tratto dal racconto La Lotta contenuto nella sua raccolta Le Guarigioni. Al centro della pellicola un rapporto padre-figlio andato in frantumi tutto da ricostruire.
Il film
Un figlio (Saul Nanni) che non voleva più avere niente a che fare con suo padre (Kim Rossi Stuart), è costretto ad aiutarlo a mandare avanti il ranch di famiglia dopo che questi si è fratturato alcune ossa. I due si ritrovano per addestrare un cavallo recalcitrante e portarlo a vincere una competizione di cross-country, ma allo stesso tempo provano a sciogliere quel grumo di rabbia, ostilità, rancore, che ha impedito loro per tanto tempo di essere vicini. È un difficile percorso a ostacoli quello che deve compiere il cavallo, ma anche quello che devono affrontare i due per ricostruire l’amore e la vicinanza che avevano perduto. In questa impresa li aiuterà un’addestratrice di cavalli, di cui il giovane si innamora.
Kim Rossi Stuart racconta…
“Un film di genere, dall’impianto classico, che trascina lo spettatore in un’impresa da compiere. In questo caso si tratta di addestrare un cavallo difficile, recalcitrante, selvaggio e portarlo a vincere una competizione di cross-country. Gli eroi, assieme al quadrupede, sono un padre e un figlio che si ritrovano proprio in questa occasione a cercare di sciogliere quel grumo di rabbia, ostilità, rancore, che ha impedito loro per tanto tempo di essere vicini“.
“È un difficile percorso a ostacoli quello che deve compiere il cavallo, ma anche quello che devono affrontare i due per potersi ritrovare, per riconquistare l’amore perduto. Se il film di genere tout-court solitamente resta in superficie, in questo caso il desiderio è quello di affiancare all’intrattenimento anche l’esplorazione di uno dei temi fondamentali dell’esperienza umana, domandandoci quale sia l’essenza del legame padre figlio. Scoprendo forse che ritrovarsi è una tappa imprescindibile per salvarsi”.
“L’ambientazione è quella di un far west nostrano e il linguaggio del film, segue la naturale epicità di cui quel mondo è per definizione portatore. Immagini ricche, quindi, ma senza cadere in estetizzazioni fini a se stesse. I personaggi sono l’anima portante: un padre “scassato” e provato dalle decine di fratture che si è procurato in un corpo a corpo con i cavalli più o meno selvaggi che negli anni si sono succeduti. E un figlio, introverso, tremendamente autonomo e indipendente per la sua giovane età, ma anche così condizionato dall’esperienza educativa quasi brutale che il genitore gli aveva inflitto”.
“Attorno a loro ruotano altre figure importanti. C’è la madre/moglie, che ovviamente ha giocato in passato un ruolo determinante e che tanto ha determinato con la sua assenza. Lei è per eccellenza la cartina tornasole delle loro vite. C’è la sorella/figlia che si prodiga al fine di riavvicinare i due protagonisti. E ci sono due giovani donne che si succedono nella vita sentimentale del figlio. Con la prima il ragazzo è impelagato in una serie di errori tanto simili a quelli che scopriremo aver commesso suo padre con la moglie. La seconda invece è una allenatrice di cavalli, che sancirà il passaggio del ragazzo ad una nuova dimensione di relazione con il femminile più sana e felice”.