Dopo l’anteprima alla 17esima Festa del Cinema di Roma, solo dal 21 al 23 novembre nelle nostre sale arriva Ritratto di Regina, il documentario cinematografico diretto da Fabrizio Ferri, che qui firma anche la direzione della fotografia, basato sull’omonimo libro edito da Mondadori scritto da Paola Calvetti, autrice della sceneggiatura.
Il documentario
Grazie alla straordinaria complicità dell’attore britannico Charles Dance, che accompagna il documentario come testimone e interprete, i grandi fotografi del passato rivivono non solo con immagini “regali”, ma anche attraverso le parole tratte dai loro diari originali e dalle loro “confessioni”, discrete quanto esaustive. Passiamo così dai ritratti formali e sofisticati di Cecil Beaton a quelli del celebre Yousuf Karsh, che documenta le giornate di Elisabetta con tonalità più intime, come pure suggeriscono le foto di Tony Armstrong-Jones, poi promosso Lord Snowdon. Il viaggio per immagini arriva infine ai giorni contemporanei, grazie alle testimonianze – anch’esse inedite – di superstar del click come Chris Levine, Brian Aris, Julian Calder, Jason Bell, John Swannell, David Montgomery, che prendono parte al documentario offrendo la loro visione ed esperienza di fronte a una “modella” assolutamente unica.
Alle testimonianze dei fotografi, alle immagini della Regina, ai focus sui suoi più accurati, intensi, intimi ritratti emblemi della storia del Novecento, alle voci genuine e fresche dei sudditi inglesi, si alternano le conversazioni con Emma Blau (fotografa e comproprietaria dell’Agenzia fotografica Camera Press), Pierpaolo Piccioli (direttore creativo di Valentino e uno degli stilisti e direttori creativi più importanti al mondo), Isabella Rossellini (la donna che ha avuto il maggior numero di copertine nella storia dell’editoria, tra le più fotografate al mondo) e Susan Sarandon (che ha incontrato personalmente la Regina e che regala agli spettatori una riflessione più privata e intima sul ruolo, gli obblighi e le complessità di un regnante). A dare ulteriore corpo e colore alla visione la sontuosa colonna sonora originale del pianista e compositore Remo Anzovino.
Paola Calvetti racconta…
“Il lunghissimo regno di Elisabetta II è la storia enigmatica di una donna timida e inavvicinabile che dell’accettazione del proprio destino e dell’appassionata difesa della corona ha fatto la suprema ragione di vita e uno schermo impenetrabile. Con un’eccezione: la fotografia, che l’ha accompagnata nel suo lungo viaggio di sovrana e nell’iconografia del secolo. L’unico palcoscenico in cui “The Queen”, cedendo anche solo per pochi minuti alle leggi universali della luce e alle esigenze pratiche di un ritrattista, si è davvero rivelata. Delegando così ai grandi autori che con il loro obiettivo l’hanno seguita nei decenni, non solo il racconto della propria immagine nel tempo e la memoria dei favolosi e talvolta drammatici giorni dei Windsor, ma anche la testimonianza del ruolo della monarchia in una società in costante evoluzione. Ritratto di Regina è una storia di fotografie: frammenti di una biografia disposti in modo poco geometrico, molto emotivo, ma anche biografie di “grandi autori” della fotografia che si intrecciano a quelle della Regina in un viaggio immaginario. Ogni ritratto è la tessera di un mosaico, cattura uno solo dei suoi mille volti, anche quando quel volto è lo stesso“.
“Se ci sembra di conoscerla da sempre – o meglio, di averla sempre “vista” – è anche grazie alla fascinazione dei suoi ritratti fotografici che, mantenendo un’aura di atemporalità, nel tempo sono diventati icone globali. Il suo modo di porgersi, di rivolgersi a noi unicamente con un fotogenico sorriso, è scandito dalla grazia dei suoi ritratti, come se Elisabetta, pur non lasciando trasparire alcuna emozione, davanti all’obiettivo concedesse il disvelamento di invisibili sfumature della sua personalità. Davanti all’immagine di Elisabetta II si consuma un lungo capitolo della Storia, il romanzo di una vita dalla sceneggiatura unica, che in settanta anni di regno è stata indagata – con discrezione – dagli obiettivi di straordinari fotografi. Dai primi ritratti dallo stile spoglio e innocente di Marcus Adams a quelli più formali e sofisticati di Cecil Beaton, a quelli di Tony Armstrong-Jones, fotografo cognato poi promosso Lord Snowdon, di Yousuf Karsh, alle fotografie di superstar del clic come i contemporanei Brian Aris, Jason Bell, Julian Calder, David Montgomery, John Swannell, per arrivare agli anni Duemila e alla definitiva consacrazione con la fotografia del volto regale a occhi chiusi di Chris Levine”.
Fabrizio Ferri racconta…
“Elisabetta II ha lavorato nel tempo con grandi fotografi a cui ha commissionato suoi ritratti per costruire, comunicare e gestire la propria immagine. Partiamo dal presupposto che l’immagine emana dal soggetto verso chi la percepisce: ci viene incontro, rendendoci oggetto di questa manifestazione. Da qui il carattere percussivo che immagini, montaggio ed effetti hanno assunto all’interno del film. Un film sull’immagine come questo ha il grande vantaggio di vedere riuniti in una sola persona i ruoli di regista e direttore della fotografia. Di questa fusione congenita di ruoli avrei dovuto e potuto cogliere tutti i vantaggi visto che, per esempio, non avrei dovuto spiegare a qualcun altro il senso di quello che volevo ottenere affinché illuminasse o filmasse in un certo modo una data scena. Insomma, non avrei dovuto cercare una convergenza visto che partivo da una fusione… Ma non è tutto. Il film doveva avere il contributo fondamentale di un artista che sapesse farlo “vedere anche a occhi chiusi”. Ci è riuscito il compositore della musica, Remo Anzovino, che ha scritto un tema indimenticabile. Un modo superbo per dare colore, attraverso la musica, al ritratto di Elisabetta II”.