Dopo il successo alla Festa del Cinema di Roma, dal 16 gennaio arriva in sala Good Morning Tel Aviv, documentario scritto e diretto da Giovanna Gagliardo, prodotto e distribuito da Luce Cinecittà. Nato da un’idea della stessa regista con la collaborazione di Fabiana Magrì, il film che verrà introdotto della regista a Roma il 16 al Cinema Farnese Arthouse, il 17 al Lumiere di Bologna, il 18 all’Arlecchino di Milano e il 19 al Massimo di Torino, sarà il 25 gennaio anche alla Cinematheque di Tel Aviv.
Il documentario
Tel Aviv è la città che non dorme mai, la start up nation per eccellenza, la più laica e cosmopolita di tutte le città del Medio Oriente. È la capitale del gay pride e del business, della creatività e della finanza, dell’innovazione scientifica e del culto della tradizione. Il suo dinamismo riesce a coniugare la memoria del passato con l’inarrestabile ambizione di offrirsi ogni giorno al cambiamento, alla scommessa al futuro.
La domanda è: Tel Aviv è l’avanguardia di un Israele che verrà, o è soltanto una piccola isola – una “bolla” come dicono loro – all’interno di un paese in perenne conflitto con i propri vicini e non solo? La sua forza vitale, la sua potenza economica e innovativa, il suo laicismo tollerante e inclusivo, saranno in grado di trascinare con sé tutto il paese o le contraddizioni, le differenze sociali e religiose sempre più evidenti avranno la meglio sulle ambizioni della capitale? Il doc Good Morning Tel Aviv tenta appunto di trovare una risposta a queste domande.
Strutturato come un racconto visivo che si snoda in ventiquattro ore, prende avvio nelle notti telaviviane popolate di gioventù gay e non solo; prosegue nelle albe rigorose dove pulizia e decoro predispongono la città alle attività e al tradizionale dinamismo quotidiano; si sviluppa nel racconto di una lunga giornata “tipo” con moltissime interviste, a partire dal Sindaco di Tel Aviv che è alla guida della città dal 1998. Ci sono incontri con grandi economisti, architetti, imprenditori, commercianti, filosofi, cineasti, artisti, scrittori etc. C’è l’aspirazione, tutta visiva, di raccontare la città attraverso i suoi quartieri più significativi; specialmente quelli dove le diversità e i sopiti e mai risolti conflitti interni tra diverse comunità di residenti sono più visibili: Neve Tsedek , Florentin, Giaffa. E poi, il centro città cuore della cultura e dei musei, le zone della Borsa e del business, il Simon Peres center for peace and innovation.
C’è infine la domanda delle domande: come sarà Tel Aviv. fra dieci/venti anni? Le risposte sono sorprendenti , perché se è vero che ogni interlocutore immagina un percorso differente – vuoi indirizzato verso la catastrofe o più ottimisticamente verso un traguardo inclusivo e pacifico- è altrettanto vero che tutti sono concordi nel riconoscere a Tel Aviv il ruolo di città-laboratorio, città in perenne evoluzione e trasformazione. Una città-stato appunto dove spira senza sosta una brezza di contagiosa energia che mette voglia di andare.
Giovanna Gagliardo racconta…
“Ho passato a Tel Aviv diverse settimane in tempi e stagioni diversi; ho imparato tante cose e ho capito che tutto quello che crediamo di sapere è quasi sempre frettoloso e sommario. Spero di essere riuscita ad aggiungere qualche domanda all’interminabile questionario israeliano; soprattutto, spero di aver restituito, con la forza delle immagini e con le parole degli abitanti, la bellezza, la confusione, l’ottimismo e il coraggio di un posto davvero unico al mondo“.