Alessandro Haber e Alessio Boni sono i protagonisti de Il Visitatore, una pièce teatrale scritta dal drammaturgo francese Éric-Emmanuel Schmitt nel 1993. Un “faccia a faccia” tra la razionalità laica di Sigmund Freud e la religione incarnata con la figura “umana” di Dio. Ragione e fede a confronto. Un testo denso ma anche ironico, che offre spunti di pensiero. Lo spettacolo, diretto da Valerio Binasco, sarà in scena al Teatro Fraschini di Pavia il 12, 13 e 14 dicembre.
Aprile 1938. L’ Austria è stata da poco annessa di forza al Terzo Reich, Vienna è occupata dai nazisti, gli ebrei vengono perseguitati ovunque. L’azione si svolge in Berggstrasse 19, nello studio di un affranto Sigmund Freud (Alessandro Haber). La Gestapo ha appena portato via la figlia dello psicoanalista, Anna, destinata a seguire le orme del padre. Al cospetto dell’ebreo si presenta, entrando dalla finestra, un uomo (Alessio Boni) che potrebbe essere Dio o semplicemente un folle che inizia ad intavolare con il padre della psicanalisi una conversazione sui massimi sistemi.
Così un Freud inquieto e ferito per il rapimento della figlia si confronta con lo sconosciuto, affrontando con febbrile tensione temi come la liberta’, la malattia e il riscatto con il Dio umano, veloce, febbricitante, senza concessioni di sconti. L’apice si raggiunge con la domanda cruciale: se Dio esiste perché permette tutto ciò? Credere è perciò una scelta in contraddizione con i fatti terreni, oppure l’origine di ogni male è la pretesa dell’uomo di sostituirsi a Dio, rifiutandolo? Nessuna risposta. Il visitatore, volatilizzandosi, lascia dietro di sé una finestra spalancata sul buio.
Alessandro Haber e Alessio Boni sono una coppia teatrale consumata (tre anni di successi con lo spettacolo Art). Haber interpreta uno scienziato ottuagenario, straziato e ammalato, che cerca di non cedere con una intelligenza vigile e un po’ di cinismo. Boni si ritaglia una figura di angelo misterioso, non cerca di convertire ma semplicemente vuole riportare Freud ad una umanità che stupisce, e che la scienza non può definire nella sua totalità e complessità.
“Da molto tempo la drammaturgia contemporanea ci ha abituati a pensare che le parole non servono più a niente. Che l’umanità è immersa in un buio silenzioso e che nessun dialogo è più capace di ‘dire’ veramente qualcosa”. A parlare così è il regista Valerio Binasco che invece ha trovato in Schmitt un autore capace di andare in tutt’altra direzione: “in questa commedia le parole sono importanti e l’autore sembra coltivare la speranza che quando gli uomini si incontrano e si parlano possono, forse, cambiare il mondo”
Il Visitatore è per Binasco “un testo coraggioso, che non ha timore di riportare in Teatro temi di discussione importanti come la Religione, la Storia, il Senso della Vita”. Temi che Schmitt affronta in modo diretto, eliminando qualsiasi enfasi filosofica. Protagonista di questo viaggio è Sigmund Freud, che vediamo vecchio, stanco e malato: “è arrivato al capolinea della vita – spiega Binasco – per le strade della sua adorata Vienna marciano i Nazisti e lui si prepara ad andare in esilio perché ebreo. E’ un uomo che si scopre disperato, dopo aver lottato tutta la vita contro la disperazione degli altri uomini”.
La capacità di Schimitt è quello di esprimere i dubbi sanguinosi che animano questa strana commedia in modo elegante, portando spesso il pubblico a sorridere, ridere, ma anche a commuoversi, sempre con sorprendente leggerezza.
Un testo che, per il regista, riguarda l’intera umanità: “la casa di Freud è una casa qualsiasi, assediata dal buio e dalla follia del mondo. Quasi quasi, sembra casa nostra. Tutto si svolge in una triste notte di tanti anni fa, ma potrebbe essere, quasi quasi, anche stanotte. Niente è quel che sembra, questa notte: i canti nazisti a volte sembrano quasi belli, Dio sembra un matto qualunque e perfino Sigmund Freud sembra disperatamente ingenuo, come ciascuno di noi”.
“Le domande vertiginose che questa commedia ci pone, sono da lasciare tutte, umilmente, senza risposta; tranne una, forse… Una risposta importante, a ben vedere, c’è, ed è questa: ‘ Sì ’. La domanda, però, dovrete farvela da soli”
Valerio Binasco
(Tutte le foto sono di © Tommaso Le Pera)