Un maestro del cinema come Ettore Scola di lui ha detto: “è il regista dell’attesa, con lui la tensione cresce in un gesto, in uno sguardo, in un segno“. La persona in questione è Stefano Incerti che ha diretto, in uscita oggi al cinema e in concorso al Courmayeur Noir Festival, il film Neve. Protagonisti sono Roberto De Francesco, Esther Elisha e Massimiliano Gallo.
Un uomo in viaggio a bordo di una station wagon verde. Alla ricerca di qualcosa, forse la refurtiva di una rapina dimenticata. Una donna dalla pelle scura, scaricata e poi inseguita da un piccolo gangster, cui forse ha sottratto qualcosa di grosso. Donato (Roberto De Francesco) decide di soccorrere Norah (Esther Elisha), e portarla con sé lungo un tratto del suo misterioso percorso.
Norah non si allontana mai da Donato, fino a scoprire le vere ragioni della sua ricerca. L’incontro casuale di due vite “con le spalle al muro”. Sullo sfondo, una provincia italiana che si stenta a riconoscere. Un paesaggio senza luoghi, perennemente imbiancato dalla neve.
L’idea di Incerti è stata quella di realizzare, come un ossimoro, un noir nella neve. Ha quindi costruito una trama in cui, secondo le sue parole, “due vite in bilico si incrociano in un passaggio molto critico del loro svolgimento”. Da una parte un uomo normale alla ricerca di qualcosa o comunque in possesso della chiave di un segreto, “in fuga, senza saperlo, da qualcos’altro”.
Dall’altra una donna bellissima, dalla pelle scura, spacciatrice di coca “neve” anch’essa e “pupa” di un boss locale, “anche lei in fuga da una vita che comincia a starle stretta e dunque anche lei alla ricerca di una speranza”.
“Il perno di questa giostra di sentimenti, violenze, menzogne, rancori è il denaro” spiega Incerti, riferendosi al bottino dimenticato di una rapina. Quel denaro che può risolvere, miracolosamente, il destino dell’uno e dell’altra: “denaro che nasconde, anche, il desiderio di entrambi i personaggi di esorcizzare i propri fantasmi, liberarsi di un passato ingiusto”.
Quello di Stefano Incerti è uno stile asciutto e rigoroso, scene secche, brevi, con pochi movimenti di macchina: “volevo che i dialoghi fossero scarsi, soprattutto nella prima parte del film, più ampi e profondi nel suo seguito, quando il legame tra l’uomo e la donna è ormai, di fatto, indissolubile”.
Nel film, scritto con Patrick Fogli, il paesaggio svolge una funzione fondamentale: non sfondo ma terzo protagonista, in grado di partecipare alla storia come una vera e propria condizione dell’anima dei nostri due. L’obiettivo dell’autore era quello di “sciogliere, pian piano, nel bianco per niente candido di una neve ostile e opprimente, i nodi di un thriller senza assassini, che, infilandosi nelle pieghe recondite delle psicologie dei protagonisti, potesse parlare alle coscienze di tutti noi”.
“Prima di amare impara a camminare, sulla Neve, senza lasciare impronte”
Marlene Dietrich – “Dizionario di Buone Maniere e Cattivi Pensieri (Castelvecchi, 2012)