Dal 12 febbraio sarà al cinema uno dei titoli candidati all’Oscar per il Miglior Film: Selma – La Strada per la Libertà, la pellicola diretta da Ava DuVernay. Il film, che segue la vita di Marthin Luther King Jr., offre un cast ricchissimo: David Oyelowo, Giovanni Ribisi, Cuba Gooding Jr., Oprah Winfrey, Tom Wilkinson e Tim Roth. Oltre al premio più ambito, il film è anche candidato all’Oscar per la Miglior Canzone, Glory cantata da John Legend, già vincitrice di un Golden Globe lo scorso gennaio.
Nella primavera del 1965 una serie di eventi drammatici cambiò per sempre la rotta dell’America e il concetto moderno di diritti civili, quando un gruppo di coraggiosi manifestanti, guidati dal Dr. Martin Luther King Jr. (David Oyelowo) , per tre volte tentò di portare a termine una marcia pacifica in Alabama, da Selma a Montgomery, con l’obiettivo di ottenere l’imprescindibile diritto umano al voto. Gli scontri scioccanti, la trionfante marcia finale e il passaggio del Voting Rights Acts del 1965 che seguirono sono ora un’incancellabile parte della storia.
Selma di Ava DuVernay’s porta sullo schermo con un’immediatezza senza compromessi, la forza che è servita per arrivare a quel sofferto momento di giustizia, così a lungo attesa. Il film racconta la sequenza di una serie di dettagli storici sbalorditivi, sia piccoli che grandi e che includono anche l’intensa e antagonistica relazione tra il Dr. King e il Presidente Lyndon Johnson (Tom Wilkinson), il preoccupante coinvolgimento dell’FBI e l’indistruttibile spirito di donne e uomini comuni che si sono uniti e sacrificati per i diritti di voto.
Quello che emerge da questi dettagli così crudi è un vivido affresco del punto di svolta di un’America in via di formazione e l’entusiasmante percorso di un uomo che, tra dubbi e ostacoli scoraggianti, trova la sua strada per raggiungere non solo la leadership, ma anche la solidarietà necessaria a ottenere un cambiamento reale del mondo. DuVernay, una regista che proviene dal cinema indipendente e la cui famiglia è originaria dell’Alabama, dice: “Selma è la storia di una voce; la voce di un grande leader, la voce di una comunità che trionfa nonostante i tumulti e la voce di una nazione che ambisce a diventare una società migliore. Spero che il film ci ricordi che tutte le voci hanno un valore e meritano di essere ascoltate”.
Partendo dallo sconcertante fatto che sino ad oggi nessun film importante si è concentrato su aspetti della vita del Dr. King e ne tantomeno sul movimento per il diritto al voto, Ava DuVernay ha sentito come ci fosse il bisogno scottante che questa storia venisse raccontata. Allo stesso tempo, voleva eliminare quella patina di icona intoccabile e portare alla vita il Dr. King come un uomo in carne e ossa, un uomo con difetti e incertezze, ma anche con una forza d’animo e un ardore che erano intensificati dagli sforzi delle persone intorno a lui.
La storia del Dr. King è il tema centrale di Selma, ma Ava DuVernay allarga la narrazione anche agli uomini e alle donne che hanno avuto un ruolo cruciale nel costruire, mantenere e far crescere il movimento. Lei ha voluto mettere a nudo non solo questi eventi determinanti, ma anche le ricche dinamiche personali dietro a questi eventi. “Siamo portati a pensare a King come a una statua, un discorso o una vacanza, ma lui era un uomo, un uomo che aveva relazioni complicate, che era molto umano; un uomo che è morto all’età di 39 anni combattendo per libertà di cui tutti noi oggi beneficiamo. Penso che se smonti il suo mito, ti rendi conto che la sua forza interiore è qualcosa che tutti noi abbiamo. Se solo fossimo in grado di accederci potremmo fare grandi cose” ha spiegato la regista.
Il 7 marzo del 1965, in Alabama, a Selma agenti locali e statali avevano appena assaltato i manifestanti che marciavano per ottenere eguali diritti di voto per tutti gli americani, ottenendo dozzine di feriti e il ritratto di una repressione del 20° secolo che fece vergognare e arrabbiare moltissime persone. Questo momento divenne uno spartiacque. Nei due anni precedenti, il Dr. King aveva tenuto a Washington il suo memorabile discorso I Have a Dream, solo pochi mesi prima che quattro ragazzine innocenti fossero assassinate in Alabama, in una chiesa di Birmingham, fatta esplodere da una bomba in un atto di terrorismo da parte di fautori della supremazia bianca.
Solo pochi mesi prima di arrivare a Selma, King aveva ricevuto il Premio Nobel per la pace ed era stato nominato Uomo dell’Anno dal Time Magazine, che lo definiva il “Gandhi Americano”. Quando il Dr. King arrivò a Selma, la tensione stava aumentando in ogni angolo. I dimostranti in loco erano sottoposti a trattamenti crudeli ed erano consapevoli che molte vite erano in serio pericolo. Alla Casa Bianca, il Presidente Johnson controllava attentamente quello che temeva potesse diventare rapidamente una polveriera. E per King, in quel momento epocale, le aspettative erano enormi.
La sceneggiatura del film, che si muove attraverso tutti gli strati della società, è stata così strutturata sulla base dei rapporti di sorveglianza dell’FBI (il Dr. King fu seguito dall’FBI in ogni mossa, con il risultato di un file di 17.000 pagine che tracciavano sia i momenti banali che quelli più decisivi della sua vita ) ripercorre gli eventi dal bombardamento della chiesa di Birmingham nel 1963 fino alla firma del Voting Rights Act nell’agosto del 1965.
Il Martin Luther King, Jr. di Selma è un uomo complesso, osservato nel momento in cui si avvicina non solo alla più grande e, potenzialmente, più pericolosa battaglia politica della sua vita, ma anche ad un bivio personale. Ha fatto degli errori, è stanco di lottare, ha visto la sua famiglia soffrire per troppo tempo, e tutto questo gli pesa mentre cerca di rimanere fermo sui suoi principi nel mezzo della spaventosa violenza e della repressione crescente in Alabama.
Ad interpretarlo è stato David Oyelowo: “È stato un lavoro lungo, ma una delle cose che non ti puoi permettere quando interpreti un personaggio come questo è cadere in un’imitazione o peggio in una caricatura. Quindi ho capito che il mio compito era trovare le lacrime e il sangue di quest’uomo, l’eroismo ma anche le debolezze. Volevo trovare la sua voce e la sua fisicità, ma se la gente guardando il film percepisce lo spirito di King, allora ho fatto il mio lavoro”.
Allo stesso tempo, non poteva fare a meno di notare quanto il film fosse opportuno in questo momento in cui molte vittorie sono apparenti, ma la discriminazione razziale e il diritto a votare sono ancora sulle prime pagine dei giornali. “Gli eventi di Selma sono la base preparatoria dell’America in cui oggi viviamo” osserva l’attore. “Senza King non ci sarebbe stato Obama. Senza King oggi potremmo non avere il diritto al voto. Senza i movimenti degli anni ‘60, quasi sicuramente non avremmo avuto molte delle libertà di cui godiamo oggi. Ma ritengo che arrivi anche il senso di quanto sia stato alto il costo di tutto questo, e quanto sarebbe tragico se quello che è stato conquistato fosse trattato banalmente o andasse perso”.
Una delle storie meno conosciute del movimento per i diritti civili è quanto le donne fossero fondamentali proprio nel cuore pulsante del movimento. I leader maschili del movimento sono stati giustamente celebrati, ma tante donne hanno portato avanti la campagna con lo stesso zelo e coraggio, marciando, boicottando, sacrificandosi e suggerendo idee strategiche nello stessa misura dei loro mariti, fratelli e pastori, ma spesso senza nessun riconoscimento pubblico. Selma porta finalmente alla luce le storie vere di numerose donne coraggiose. Oprah Winfrey, che interpreta Annie Lee Cooper dice: “La verità è che le donne costituivano la spina dorsale del movimento per i diritti civili. La fuori, dietro ogni uomo, dietro questa banda di fratelli, c’era una donna”.
DuVernay dice che ha sentito il dovere di dare risalto a questo aspetto perchè troppo spesso è stato ignorato. “Non potrei immaginare di raccontare questa storia senza rendere giustizia a ciò che realmente è accaduto, senza rendere giustizia a donne come Coretta Scott King, Amelia Boynton, Annie Lee Cooper, Diane Nash, o Richie Jackson, la casalinga che ospitava questi grandi leaders a casa sua. Era impensabile raccontare questa storia senza che ci fossero anche loro”.
“A volte i drammi storici possono abbattere, ma questa storia è anche contemporanea. È una storia di oggi. Racconta davvero qualcosa di universale e che si estende a persone di genere, razza o religione diversa. Tutti noi abbiamo sentito delle barriere in certi momenti e questo è un film sulle persone che trionfano sulle barriere tra gli uomini”
Ava DuVernay