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Noah e quell’Arca per tornare nuovamente da Madre Natura

Fedele o meno alla Bibbia, il principale messaggio positivo che il Noah di Aronofsky porta con sé è il ritorno all’amore per la vita e quindi per la Natura. La storia, adeguatamente (come ovvio) costruita con tutti gli espedienti del kolossal e ricca di effetti speciali 3D, trova piena attualità in questi tempi che corrono.

Darren Aronofksy sul set di Noah

Darren Aronofksy sul set di Noah

Lasciamo un attimo da parte le polemiche e critiche circa la fedeltà della pellicola con le Sacre Scritture. D’altra parte se il film procede con l’obiettivo di sbancare il botteghino mostrando uno spettacolo visivo mozzafiato, allo spettatore non resta che trovare degli spunti di riflessione sulla sua condotta in questi tempi tutt’altro che facili, anzi.

Fin dal tema del peccato originale – il serpente diabolico tentatore ricorre spessissimo nel film – la colpa, l’errore, lo sbaglio è insito nell’umanità: nella sua fame di potere e nella ricerca del godimento ad ogni costo. Da lì nasce tutto il male dell’Uomo, con la Terra calpestata e contagiata da tanta aridità d’animo. Il Re cattivo Tubal-kain (ignorato nella Bibbia ma fondamentale per la trasposizione cinematografica) rappresenta la bestialità degli uomini, che non si domandano più da dove vengono ma fino a dove possono arrivare. Incuranti del pianeta, senza limiti, dominati dalla violenza e dalla brama di comandare.

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Così la civiltà ha fallito e per questa va punita. Il Diluvio Universale sta arrivando. Al patriarca Noè, l’uomo giusto, il compito di costruire un’Arca per salvare l’umanità e gli esseri viventi innocenti, ovvero gli animali (anche questo ci deve far riflettere, soprattutto ora che ci prepariamo ai bagordi di Pasqua…). Alla donna invece viene dato un ruolo importante: è in lei che si trova la vita. Una nuova occasione per gli esseri umani di ripopolare il giardino dell’Eden.

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Jennifer Connelly e Russel Crowe

Così da Matusalemme arriva la benedizione per l’arrivo del nuovo domani. Noè alla fine onora l’Alleanza con Dio salvando le due gemelline perché nel cuore prova solo amore.

E quanto mai, in questo periodo di smarrimento, servirebbe un reset. Ora che l’Uomo per il proprio egoismo e per i propri interessi – giocando a fare dio – ha mutato il pianeta sconvolgendo il suo assetto climatico. L’Uomo che continua a spargere sangue per le proprie guerre. Anche oltre a tutti quei fatti di cronaca che ci sconvolgono ogni giorno.

Anthony Hopkins nella parte di Matusalemme

Anthony Hopkins nella parte di Matusalemme

Oggi sembra che il mondo stia implodendo insieme a tutti i suoi abitanti. Se un diluvio che spazzi via tutto non è –ovviamente – augurabile, prendiamoci allora il messaggio più positivo di questo film. Che, pur nella spettacolarità delle immagini e nelle esasperazioni tecniche (la colonna sonora è pressoché incessante), possa arrivare alla coscienza del pubblico: il ritorno alla vita. In qualsiasi forma. Sempre ricordando le nostre radici, profonde e robuste, con Madre Natura.

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