In competizione al Bari International Film Festival, è da oggi al cinema Tempo Instabile con Probabili Schiarite, il nuovo film diretto da Marco Pontecorvo che lo ha anche scritto insieme a Roberto Tiraboschi. La storia è ambientata in una tranquilla cittadina delle Marche, due amici trovano il petrolio nel cortile della loro cooperativa sull’orlo della bancarotta. Una miscela esplosiva che fa saltare tutte le regole: amicizie che si rompono, matrimoni in frantumi e tutto il paese in subbuglio. è una commedia, una sarcastica metafora dei vizi, dei difetti ma anche delle virtù dell’Italia di oggi. Protagonisti sono Luca Zingaretti, Carolina Crescentini, Lillo, Lorenza Indovina e il grande John Turturro.
Siamo al confine tra la Romagna e le Marche, all’interno di una cooperativa che produce divani e che si trova sull’orlo della bancarotta. I soci fondatori sono due amici, Ermanno (Lillo) e Giacomo (Luca Zingaretti). Ermanno ha una moglie, Elena (Lorenza Indovina), ed un figlio, Tito, 17 anni, che vive immerso nel mondo dei comics giapponesi. Giacomo è stato sposato con una tedesca ed abita solo con Gabriele, il figlio di 18 anni avuto da lei, che vive per il baseball. Una notte Ermanno e Giacomo, scavando un buco in cortile per nascondere dei fusti che costerebbe troppo smaltire, fanno una scoperta strabiliante: dal sottosuolo esce petrolio. Questo evento straordinario farà esplodere contraddizioni e conflitti e metterà a nudo il lato peggiore dei nostri protagonisti.
Come spiega l’esperto ingegner Lombelli (John Turturro), la strada dello sfruttamento del pozzo è complicata e costosa e la cooperativa, così come i due amici e l’intero paese, si spacca in due sul da farsi. Per Ermanno è la fine di un sogno e di un’amicizia. Dopo molti scontri, incertezze e scetticismo la costanza viene premiata: un potente getto di petrolio schizza verso il cielo. Gli interessi in gioco però sono troppo grossi e lo scontro tra gli amici è senza esclusioni di colpi. Fino a quando succede qualcosa di inspiegabile: il petrolio finisce, svelando incredibili retroscena.
Inizialmente il film doveva chiamarsi “Rebelot” che, in dialetto padano, significa confusione, caos e disordine. Tempo Instabili Con Probabili Schiarite, titolo più divertente e accessibili, è una perfetta metafora di una situazione di grande precarietà. Era proprio questa l’idea del film, come spiega Marco Pontecorvo: “volevamo fare un film immerso nell’Italia di oggi, con le sue problematiche viste e vissute da personaggi che appartenessero almeno a tre generazioni, dai primi anni del secolo precedente ad oggi”.
I due protagonisti Ermanno e Giacomo, scavando nel terreno della loro cooperativa una fossa molto profonda per nascondere dei fusti inquinanti (che gli costerebbe troppo smaltire regolarmente) trovano niente meno che il Petrolio. Un episodio chiave che cambia tutti gli equilibri: “la scelta di un incidente scatenante così forte e paradossale ci ha permesso di esasperare le dinamiche quotidiane e di raccontare in chiave ironica e di commedia le difficoltà nei rapporti interpersonali che i nostri personaggi affrontano nel vivere quotidiano, nella sfera privata e in quella pubblica, dando così la possibilità allo spettatore di riconoscersi in loro e di ridere di loro”.
John Turturro interpreta l’Ingegner Lombelli, un italo-americano che i due amici ingaggiano come loro consulente. Come recita Turturro nel film – “ricordatevi che, quando viene fuori il Petrolio, esce anche l’anima delle persone…. Il bene e il male…” – il Petrolio suscita nei nostri protagonisti, nei membri della cooperativa e in parte del paese di Sant’Ugo, la speranza di una ricchezza facile e l’illusione di cambiare il proprio destino.
Il sogno, pur sembrando a portata di mano, però non si realizza mai, anzi: “è in questa corsa all’agiatezza e nel percorso accidentato dei nostri personaggi per raggiungerla che, in una metafora piuttosto realistica, abbiamo tentato di far uscire parte dei difetti e dei pregi degli italiani, la nostra pancia, cosa si muove sotto l’ombelico dell’Italia. Ed è anche per questo motivo che la storia è ambientata ai confini tra le Marche e la Romagna, posto ricettivo alle influenze e ai cambiamenti provenienti dal sud e dal nord, una sorta di baricentro”.
Marco Pontecorvo ha dato colore al suo film, attraverso il dialetto marchigiano‐romagnolo: “abbiamo cercato di rendere il film corale per raccontare più personaggi e quindi più situazioni, tutte tra loro collegate, e che insieme, come in un puzzle, creino un’ istantanea della provincia al centro dell’Italia, pur non avendo la presunzione di raccontare tutto in un solo film”.
La struttura realistica del film è interrotta da alcune scene del mondo animato e stilizzato di Tito, figlio diciasettenne di Ermanno e appassionato disegnatore di Manga (fumetti giapponesi). Queste incursioni, visive e non, nella struttura narrativa principale, forniscono un punto di vista esterno sulla vicenda. I manga scorrono come una storia parallela che interseca solo due volte la storia principale, al principio e alla fine. Quindi ogni storia illumina l’altra dando una chiave di lettura e un nuovo senso a quello che accade nella vicenda parallela finché finalmente una piomba nell’altra: “abbiamo scelto una storia semplice e lineare come lo sono quelle dei fumetti giapponesi, con principi e valori ben precisi ‐ amicizia, lealtà, coraggio ‐ di cui i giovani sono a caccia”.
Ermanno e Giacomo sono i personaggi principali. Il primo, un cinquantenne stacanovista, concreto, idealista, cresciuto con valori legati al comunismo e con il mito della generazione precedente alla sua, quella che aveva combattuto sui monti e che, fienile per fienile, aveva contribuito a liberare l’Italia dal nazi‐fascismo. Il secondo, cresciuto in un ambiente di sinistra ma più borghese, non sente così forti in lui gli ideali che hanno mosso la generazione precedente anzi apparentemente è un uomo senza grandi passioni e ideali, tutto gli è sempre scivolato addosso senza che ne venisse mai coinvolto veramente.
Nella parte del “Lombelli”, affascinante ingegnere minerario italoamericano che ha viaggiato per tutto il mondo ed ha una filosofia di vita tutta sua, abbiamo visto un John Turturro capace di dare al suo personaggio quella autorità e quel lato surreale di cui aveva bisogno.
Anche se ricco di spunti e situazioni divertenti, il film indaga bene l’umanità dei personaggi, veri, con problemi e sentimenti autentici. Marco Pontecorvo conclude così: “quello che mi affascina in questa storia e per cui credo sia stato giusto intraprendere questo lungo percorso è la molteplicità di piani che, affrontando temi importanti e vari che con una modalità e un taglio, credo, moderno, suggeriscono riflessioni e non cercano mai di imporre una verità, riconducendo sempre ad un nucleo piccolo, centrale su cui indagare: Noi”.
“E’ una commedia su di noi, sui valori che si sovvertono, sul prepotente individualismo, sull’incapacità di dialogare tra generazioni che a volte sembrano viaggiare in mondi paralleli e sovrapposti, sulla ricerca dei più giovani di punti di riferimento e anche sull’incapacità di molti di noi di ascoltarsi, di avere un vero sogno e non solo dei desideri indotti e stereotipati”
Marco Pontecorvo