Arriva domani al cinema Basta Poco, una commedia interessante diretta da Riccardo Paoletti e Andrea Muzzi che l’ha anche interpretata insieme, tra gli altri, a Massimiliano Galligani, Paolo Hendel, Marco Messeri. Tra gli attori, nella parte di se stesso, anche Dino Zoff, il portiere dell’Italia campione del Mondo 1982.
Sergio (Andrea Muzzi), un quarantenne senza un impiego stabile, crede di aver avuto un’idea geniale per tentare il riscatto sociale: aprire un’agenzia che vende felicità. Perché “oggi come oggi la depressione è la malattia più diffusa nel mondo!”. Coinvolge l’amico Fulvio (Massimiliano Galligani) e nasce l’agenzia “Felici & Contenti” con l’obiettivo di esaudire i desideri più disparati delle persone. Dopo un inizio un po’ stentato arrivano i primi clienti e ben presto una folla, sempre più numerosa, si accalca davanti all’agenzia, ognuno con la propria strampalata richiesta.
L’agenzia “Felici & Contenti” è come un’agenzia pubblicitaria che dà al pubblico ciò che il pubblico vuole perché per essere felici, a volte, basta davvero poco. Ma qualcosa di inaspettato arriverà a turbare l’attività dei nostri protagonisti in un crescendo di accadimenti ora divertenti ora imprevisti perché, spesso, il raggiungimento della felicità passa da una piccola illusione.
L’idea del film è nata un paio di anni fa quando i due registi, leggendo un quotidiano, scoprirono l’esistenza di un’attività imprenditoriale tentata da due giovani romani che avevano aperto un’agenzia che risolveva i problemi più personali delle persone. “La storiella era riportata come una curiosa idea per sbarcare il lunario – spiegano Andrea Muzzi e Riccardo Paoletti – in realtà pensiamo che rappresenti ben altro: racconta una crisi che non è solo economica, ma è anche di sicurezza, e di mancanza di certezze . Da qui l’idea di prendere da questa notizia lo spunto per fare un film”.
Nel film, l’agenzia del protagonista non punta soltanto a risolvere concretamente problemi personali. Concentra la sua attività su qualcosa di astratto, ma assolutamente ricercato e prezioso: la felicità. I registi provano a descriverla così: “Oggi come oggi la felicità è un bene raro, più di un metallo prezioso. Non c’è nessuna retorica, è solo un’osservazione della realtà. L’insoddisfazione, la depressione, sono sentimenti diffusi. Perché non inventare una storia in cui, per andare incontro a questa epidemia di tristezza, qualcuno si mette in testa di vendere “momenti” felici? ”.
“La felicità – continuano Muzzi e Paoletti – è lo stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri. Molti sostengono che oggi la soddisfazione di questi desideri passa spesso attraverso qualcosa: il lavoro, la fama, il benessere, etc. La mancata soddisfazione di questi desideri crea in noi un senso di pesante insoddisfazione che spesso viene arginato attraverso un’illusione”. Il riferimento può essere a quegli anziani che, per aggrapparsi a una gioventù oramai passata, si sottopongono a trattamenti estetici. Dopo il trattamento la loro età, con tutti gli acciacchi del caso, non sarà cambiata, ma avranno un volto reso artificialmente più giovane e questo li farà stare bene, almeno per un po’.
Così oggi cerchiamo consapevolmente qualcosa che sappiamo già in partenza essere fittizio ma che ugualmente ci dà soddisfazione. D’altronde, “la crisi economica e il generale clima di incertezza, rende più difficile realizzare concretamente i propri desideri, per questo sempre più spesso l’appagamento della felicità passa attraverso un’illusione”.
Insomma la felicità nella vita di un uomo non è un optional, né qualcosa a cui poter rinunciare. Non a caso il concetto di felicità è un valore esplicitamente sancito in alcune Costituzioni e nella Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti. Partendo da questo punto, diventa interessante il paradosso di chi, in assenza di un vero, spontaneo motivo di felicità, cerca un appagamento artificiale. “La felicità non è che una bugia per ingannare il dolore!”, scrive Oscar Wilde.
Così rischiamo spesso di mentire a noi stessi, a fin di bene, per raccontarci una realtà virtuale, renderci felici artificialmente, e recuperare in questo modo un po’ di ottimismo e di fiducia: “forse perché non siamo più in grado di accettare la realtà. Il problema però, è quando cala il velo e appare la nuda verità, che apre gli occhi”.
Tutto questo è in Basta Poco, rappresentato “con lo spirito della commedia, con una comicità che senza banalizzare un tema così importante, disinnesca ogni rischio retorico ma potenzia attraverso la satira sociale la portata della storia”.
“Epicuro sostiene che non c’è età per conoscere la felicità; non si è mai né troppo vecchi né troppo giovani. Anzi è proprio il desiderio di essere felici che ci permette di resistere nelle situazioni di crisi come quella attuale”
Andrea Muzzi e Riccardo Paoletti