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Il rapporto Uomo-Stato in Leviathan, il capolavoro di Andrey Zvyagintsev

Vincitore del Premio per la Miglior Sceneggiatura al Festival di Cannes 2014. Miglior Film Straniero agli ultimi Golden Globe. Candidato candidato agli ultimi Oscar come Miglior Film Straniero. Esce oggi al cinema Leviathan, il capolavoro scritto e diretto dal russo Andrey Zvyagintsev. Un film che indaga il rapporto tra Uomo e Stato, tra Ingiustizia e Libertà.

Kolia (Alexey Serebryakov) vive in un villaggio vicino al Mare di Barents, nel nord della Russia. Possiede un’officina dove ripara le macchine. Il suo negozio è collocato proprio accanto alla casa, dove vive con la sua giovane moglie Lilya (Elena Lyadova) e suo figlio Roman, nato da un precedente matrimonio.

Ma il sindaco del villaggio, Vadim Shelevyat (Roman Madyanov), vuole portargli via la sua officina, la sua casa e la sua terra. Prova prima a convincere Kolia a vendere, ma Kolia non vuole perdere tutto quello che ha, non solo la terra ma tutta la bellezza di cui vive circondato dal giorno della sua nascita. Così il sindaco Shelevyat inizia ad essere più aggressivo.

Alexey Serebryakov

Alexey Serebryakov

Vi presentiamo qui di seguito l’intervista rilasciata dal regista, Andrey Zvyagintsev.

In Leviathan il potere spirituale dello Stato sull’uomo non conosce limiti. Cosa ne pensa?

L’alleanza tra l’uomo e lo stato è sempre stato un tema molto discusso in Russia. Se il mio film è radicato in Russia è perché io non sento nessuna parentela, nessun legame genetico con nessun altro paese. Ma sono anche profondamente convinto che in qualsiasi società ognuno di noi vive, dalla più arcaica alla più sviluppata, tutti dovremmo confrontarci un giorno con questa alternativa: vivere come uno schiavo o vivere come un uomo libero. E se ci illudiamo che possa esistere una sorta di potere dello stato che ci possa sollevare da questa scelta, stiamo sbagliando. Nella vita di ogni uomo esiste un momento in cui ci si trova ad affrontare il sistema, il Mondo e a decidere di lottare per il proprio senso di giustizia, per il proprio significato di Dio sulla terra. È ancora legittimo fare queste domande allo spettatore, cercare ancora un eroe su questa terra, un figlio di Dio, ed è questa la ragione per cui la mia terra non ha ancora perso me o quelli che hanno realizzato questo film.

Come è nata l’idea del film?

Un film non è una espressione matematica, è più simile ad una rivelazione, a un movimento dell’anima, una reazione irrazionale a quello che ti sta succedendo intorno. Non avevo una regola in mente, è nato tutto dalla constatazione dei fatti della vita, dall’osservazione del tessuto sociale, per un lungo periodo. Ho vissuto abbastanza da avere il tempo di soffermarmi a pensare alle cose della vita. Per anni osservi la quotidianità del posto dove vivi e ti fai un’idea di come funziona il tuo paese. E ad un certo punto senti la necessità di rispondere ad una sfida, la sfida per me era raccontare la storia di Marvin John Heemeyer, una storia di libertà calpestata e del diritto legittimo alla giustizia. È stata quasi una reazione spontanea. Quando mi hanno raccontato la storia di Marvin John Heemeyer, qualcosa si è mosso nella mia anima e ho sentito il bisogno irrefrenabile di raccontare questa vicenda. E ho voluto raccontarla in maniera chiara, diretta, riportarla con tutti i dettagli in maniera onesta e obiettiva. Quando osservi le cose che ti circondano, che ti inquietano, che non ti fanno stare tranquillo, hai due possibilità, puoi ignorarle o parlare di esse chiaramente.

Elena Lyadova

Elena Lyadova

Qual è il significato del titolo?

Non è un idea che è venuta fuori casualmente, che improvvisamente è comparsa, come nel libro di Giobbe quando nel finale, Dio appare, si manifesta e racconta di Leviathan e della sua forza e invincibilità. Ho utilizzato il parallelismo tra la storia di Giobbe e la vicenda di Marvin John Heemeyer, come un prototipo per il nostro personaggio Kolia.

Non si è ispirato al Leviathan scritto da Thomas Hobbes nel 1651?

Inizialmente non sapevo neanche cosa fosse. Il filosofo inglese scrisse quel trattato sulle dinamiche del potere, sulla forza dell’alleanza tra il potere spirituale della Chiesa e quello dello Stato, temporale. In fondo il titolo potrebbe anche fare riferimento a questo libro, a questo trattato. Possiamo dire che questo arricchisce il film di un ulteriore contenuto, l’alleanza tra lo Stato e la Chiesa. La visione di Thomas Hobbes dello Stato è quella di un filosofo sul patto dell’uomo con il diavolo: lo vede come un mostro creato dall’uomo per evitare la guerra di “tutti contro tutti” e per il suo comprensibile bisogno di ottenere sicurezza in cambio della propria libertà, l’unico vero proprio bene. Proprio come siamo tutti dalla nascita macchiati dal peccato originale allo stesso modo siamo nati tutti in uno Stato.

Roman Madyanov

Roman Madyanov

Come affrontano questa situazione i suoi personaggi?

Penso che ogni personaggio in questo film ha le proprie paure, il proprio Leviathan e le proprie sventure e le proprie speranze. E tutte queste cose coesistono, non c’è la necessità di presentarle singolarmente. Lo scheletro nel poster della balena o la balenottera azzurra che Lilya vede sbucare dall’acqua quando sta sugli scogli, quella ruspa che divora la vita, le fondamenta della vita, che è la casa dove vivono i personaggi, ogni cosa è tutto. Il sindaco è la materializzazione di questo potere, di questo mostro, di questa mancanza di giustizia, che terrorizza e travolge tutti. Ed è impossibile fermare questo mostro, è come il Fato in una tragedia greca. È qualcosa da cui dipende il nostro destino di uomini, il destino di ognuno.

E Kolia?

Kolia ha fallito anche in altri ambiti della sua vita, oltre che nella lotta contro il potere politico e nella speranza che la giustizia possa prevalere. Fallisce anche per il suo conflitto interiore nell’amicizia con il suo amico, che lo tradisce come lo tradirà sua moglie. Queste situazioni gli tolgono la terra da sotto i piedi, i punti fermi della vita, le fondamenta alle quali è ancorato il suo mondo. È molto difficile vivere sottostando a tali pressioni. Posso solo immaginare come si possa resistere contro una macchina invincibile che è la mancanza di giustizia. Non penso che esista un individuo in Russia che è certo, rivolgendosi ad un tribunale, di avere giustizia se non una persona molto ingenua. E Kolia non è una persona ingenua. Capisce che lo stanno rovinando. All’inizio crede ancora nel fatto che il suo amico sia venuto da Mosca per aiutarlo ma presto si rende conto che pensare che le cose si possano risolvere, è solo un’illusione.

Andrey Zvyagintsev

Andrey Zvyagintsev

Qual è la vera libertà che cerca il protagonista?

Quando un uomo si sente stretto in una morsa di ansia di fronte alla necessità e all’incertezza, quando si sente sopraffatto da immagini fosche del futuro, quando è spaventato per i suoi cari e timoroso che la morte sia vicina, che cosa può fare se non rinunciare alla sua libertà e ai propri diritti naturali e consegnare questi beni preziosi, stringendo un patto con gli altri individui, ad una singola persona di fiducia in cambio di sicurezza e protezione sociale o addirittura dell’inserimento in una illusoria comunità.

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