Dopo la presentazione alla scorsa edizione del Biografilm Festival, e dopo le positive proiezioni di Bologna, Roma e Milano, arriva domani per sette giorni al Cinema Teatro DB d’Essai di Lecce Gitanistan – Lo Stato Immaginario delle Famiglie Rom-Salentine, il docu-film ambientato nel Salento di Pierluigi De Donno e Claudio Giagnotti che racconta una interessante e curiosa storia di macellai e commercianti di cavalli.
Gitanistan entra nelle case di un gruppo di famiglie rom molto particolari, totalmente integrate con le comunità locali al punto che nessuno è a conoscenza della loro esistenza. Oronzo è un macellaio. Figlio di Giuseppe Rinaldi detto “Seppu lu Zingaru”, negli anni ‘80 gestiva attraverso la ditta di famiglia gran parte del commercio di cavalli in Puglia, sdoganando e vendendo più di 200 cavalli a settimana. Claudio Giagnotti in arte “Cavallo”, nipote di Oronzo, è un musicista ed un produttore musicale. Figlio di un italiano e di una rom, è un rom al 50%. Il suo gruppo musicale Mascarimirì è uno dei più conosciuti nel panorama della musica tradizionale salentina. Ma pochi sanno che Mascarmirì è una parole di origine rom, significa “Oh Madonna mia”.
Nel 2010 Cavallo si dedica all’album dal titolo Gitanistan. Inizia un viaggio personale dentro le sue origini, la sua verità. Scopriremo perché in Salento è una tradizione mangiare carne di cavallo. Scopriremo le origini della suggestiva danza Pizzica Scherma, una tradizione salentina che al pari della Notte della taranta attira ogni anno folle di turisti. Due cerchi si incontrano. Due culture, quella dei contadini e quella dei rom, interagiscono fino a creare nuovi nuclei familiari: le famiglie rom-salentine.
Pierluigi De Donno spiega: “quando si parla di rom ci sono principalmente due posizioni. Alcuni consegnerebbero al Popolo Rom il premio Nobel per la pace, per il semplice motivo che si muovono da secoli superando i confini di tanti Stati e Nazioni senza per questo provocare guerre. Altri la cancellerebbero dalla faccia della terra perché incivili, indegni di rimanere al mondo per dar fastidio. Non c’è verità in nessuna delle due e il film mostra come sia possibile trovare il giusto equilibrio utilizzando il magico ed archetipico teorema del buon senso”.
Gitanistan perciò “non parla di persone emarginate, non racconta storie di persone con abitudini totalmente diverse dai canoni contemporanei tanto da rendere impossibile una serena convivenza. Io sono nato e cresciuto in Salento ma non ho mai saputo dell’esistenza di gruppi di famiglie rom tanto particolari. Una micro comunità invisibile che ha contribuito a creare tradizioni solide ed “famose” come “i pezzetti di cavallo” e la “pizzica scherma””.
Per il regista, l’umiltà e l’energia dei protagonisti del film sono state fonti di ispirazione “sia per la finalizzazione del documentario che a livello personale. Azzardo a dire che questa storia offre spunti interessanti per migliorare la società in cui viviamo. Un esempio per quei rom che si ostinano a voler essere marginali, un esempio per quelle persone che vedono nella diversità fonte di guai e destabilizzazione”.
“Alle comunità contadine salentine serviva qualcuno che sapesse curare e allevare i cavalli. I Rom lo sapevano fare. I Rom erano i benvenuti, con le accortezze e i giusti compromessi”
Pierluigi De Donno