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Folco Quilici presenta il documentario sugli Animali nella Grande Guerra

Animali nella Grande Guerra è il titolo di un documentario del giornalista Folco Quilici incentrato sull’utilizzo degli animali nei combattimenti della Prima Guerra Mondiale. Un racconto anticonvenzionale del drammatico conflitto, attraverso lettere, diari e fotografie scattate dagli stessi combattenti, e raccolte nel libro che Lucio Fabi ha ricavato dalle sue ricerche ne Il Bravo Soldato Mulo (edito da Mursia). Al cinema da oggi e in onda su Rai Uno il prossimo 24 maggio.

Nella Prima Guerra Mondiale, accanto agli uomini ha combattuto un esercito di animali. Muli, buoi, cani, cavalli, maiali, piccioni vennero utilizzati per lo spostamento di reparti e materiali, per le comunicazioni e per il sostentamento delle truppe. La forzata coabitazione con gli uomini avvicinò gli uni agli altri in un possibile destino di morte e sofferenza: ufficiali e militari di truppa avevano così la possibilità di dare e ricevere affetto, ma anche quella di occuparsi di esseri più deboli e del tutto dipendenti da loro.

Nel corso della Grande Guerra gli animali non soltanto “combatterono” a stretto contatto con il soldato, ma contribuirono fattivamente all’alimentazione di svariate decine di milioni di militari. Il documentario ricostruisce ricordi, storie, episodi di vita vissuta del rapporto, dentro e fuori la trincea, tra uomini e animali, tra incredibili momenti di assoluta serenità e tenerezza, alternati allo sfondo di in uno dei più tragici periodi della storia contemporanea.

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E’ il grande documentarista e giornalista italiano Folco Quilici, esperto in materia storica e sincero animalista, a introdurci nel mondo inesplorato degli animali al fronte. Attraverso singoli episodi narrativi si racconta l’utilizzo di un dato animale durante il primo conflitto mondiale, tramite una scrittura autoriale che mette in evidenza le caratteristiche inedite ai più, in relazione al particolare rapporto che si veniva ad instaurare tra soldato e bestia, spesso finalizzato anche a una sorta di pet therapy e non solo alla collaborazione bellica.

Durante la Prima Guerra Mondiale cavalli, cani, muli, asini, colombi viaggiatori e tanti altri animali vennero mandati a soffrire di stenti e a morire insieme ai soldati al fronte, per la gloria di una patria che quasi non li considerò. Forse in parte anche per mitigare la ferocia di quest’utilizzo, la Gran Bretagna ha promosso a Londra un monumento dedicato agli animali caduti in guerra e un memoriale (Animals in War Memorial Found) in cui, con sculture ed epitaffi, sono ricordati i cani da trincea della prima guerra mondiale, i canarini usati per rilevare la presenza di gas letali, i muli da soma e i cavalli da guerra, così come i delfini immolati contro le navi nemiche. Il memoriale è dedicato, simbolicamente, al “soldato 2709”, un piccione viaggiatore morto in servizio.

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Si stima che i cavalli impiegati sui vari fronti di guerra furono quasi dieci milioni, adibiti ai traini dei cannoni e ai carri per le colonne di salmerie. Il mulo, il cosiddetto “amico dell’alpino”, si rivelò preziosissimo per il trasporto dei bagagli in alternativa ai carri; le sue caratteristiche fisiche lo resero indispensabile sul fronte montano nel rapporto tre di loro per un cannone: uno per la canna, uno per l’affusto e uno per le munizioni.

I cani vennero utilizzati sia come guardia che come mezzo di trasporto, molto spesso come bombe viventi da spingere nella trincea nemica; il cane si rivelò un grande alleato per il soldato, ottimo camminatore e nuotatore, fine di olfatto, versatile e adattabile ai terreni difficili. I tedeschi utilizzarono i cani anche per trasporto di medicinali e ricerca di feriti: dai 2000 cani in servizio nel 1915 si arrivò ai 20.000 del 1918.

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L’uomo si accorse anche che alcuni animali avevano un indispensabile senso dell’orientamento, i colombi viaggiatori erano i più portati. Portatori di messaggi in piccoli contenitori legati alle zampette, nel 1914 tutti i reparti di guerra erano dotati di una zona d’addestramento per i colombi. Altri volatili vennero utilizzati per il rilevamento di gas nell’aria. Nel corso della Grande Guerra gli animali non soltanto “combatterono” a stretto contatto con il soldato, ma contribuirono fattivamente all’alimentazione di svariate decine di milioni di militari.

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