Comico e divertente, capace di far ridere sempre. Ma anche imponentemente drammatico, capace di regalare toccanti interpretazioni. Oggi compie 60 anni Diego Abatantuono, sicuramente da annoverare tra gli attori più importanti dell’ultimo trentennio di cinema italiano. Nato dal cabaret milanese, Abatantuono ha saputo dimostrare negli anni di essere un attore di talento. Un viaggio artistico e umano che lo ha portato a diventare uno dei personaggi più amati della commedia italiana prima ed in cima al mondo dopo con l’Oscar di Mediterraneo di Gabriele Salvatores (1991).
Abatantuono nasce il 20 maggio 1955 nel quartiere di Viale Aretusa, nella periferia occidentale di Milano, ma cresce nel quartiere popolare delle Case Minime, vicino al Lorenteggio, dove abitavano i nonni paterni. I suoi zii sono i proprietari del Derby Club, uno tra i più celebri locali notturni milanesi attivi tra gli anni sessanta e settanta. Così, fin da piccolo, Abatantuono cresce nell’ambiente del cabaret, assistendo alle prove degli artisti locali. Cresciuto insieme a Ugo Conti (nello stesso quartiere), da adolescente incomincia a frequentare il locale di sera e a svolgere la mansione di tecnico delle luci. E proprio con questa mansione viene adottato da I Gatti di Vicolo Miracoli, che lo portano con loro in giro per le serate.
Qui si impone con un personaggio comico inventato assieme a Giorgio Porcaro: l’immigrato meridionale milanese. Con loro due e Massimo Boldi, Mauro Di Francesco, Giorgio Faletti, Ernst Thole, e altri, Enzo Jannacci e Beppe Viola formano il Gruppo Repellente, con il quale mettono in piedi lo spettacolo La Tappezzeria, in seguito al quale il gruppo partecipa al programma televisivo trasmesso dalla sede milanese di Raidue Saltimbanchi si Muore.
Il primo approccio con il cinema avviene grazie a I Gatti di Vicolo Miracoli che lo portano con loro a fare un provino. Qui viene notato dal regista Romolo Guerrieri che gli offre una parte nel film Liberi Armati e Pericolosi (1976). Due anni dopo lo chiama anche Renato Pozzetto nel suo Saxophone mentre nel 1980 le esperienze sono diverse. Dopo aver partecipato alla fiction A Poco a Poco (regia di Alberto Sironi), arrivano le partecipazioni in diversi film: Prestami Mia Moglie di Giuliano Carmineo; Una Vacanza Bestiale e Fico d’India, prime collaborazioni rispettivamente con Carlo Vanzina e Steno; Fantozzi Contro Tutti di Paolo Villaggio e Neri Parenti (che lo dirigerà poi in Paparazzi e Tifosi alla fine degli anni Novanta); Il Pap’Occhio di Renzo Arbore.
Ma la prima vera parte da protagonista la ottiene con il film Il Tango della Gelosia (1981) di Steno, ruolo che gli fu affidato su insistenza di Monica Vitti. Una prova che decreta il successo del personaggio del “terrunciello”, che porterà Abatantuono a firmare il contratto per il seguente I Fichissimi (1981) e infine per Eccezzziunale…Vveramente di Carlo Vanzina (1982), pellicole che lo consacrano definitivamente in tale ruolo. Negli anni successivi, con Vanzina lavorerà ancora in Viuuulentemente Mia (1982), Il Ras del Quartiere (1983). Con Vanzina tornerà a lavorare nei più recenti Eccezzziunale…Vveramente – Capitolo Secondo…Me (2006), 2061 – Un Anno Eccezionale (2007) e Buona Giornata (2012). Sotto la regia di Castellano e Pipolo arriva anche un cult per tutti i suoi fan: Attila, Flagello di Dio (1982).
Una volta raggiunto il successo con il suo personaggio, ormai usurato (dopo una ventina di film…), Diego Abatantuono lascia la scena cinematografica per tre anni dedicandosi agli spettacoli teatrali. La svolta arriva nel 1986 grazie all’incontro con Pupi Avati, maestro di cinema che intuisce le sue indubbie ma nascoste potenzialità di attore anche drammatico.
Il primo film insieme è così Regalo di Natale (1986), subito seguito da Ultimo Minuto (1987). Dieci anni dopo è la volta di Il Testimone dello Sposo (1997, con Ines Sastre) mentre La Rivincita di Natale (2004) è lo splendido seguito del film-partita a carte di un ventennio prima. Nel 2007 è circondato da splendide attrici ne La Cena per Farli Conoscere mentre l’ultimo film con il regista bolognese è lo straordinario Gli Amici del Bar Margherita (2009).
Oltre che da Pupi Avati, la sua indiscutibile capacità di attore drammatico viene sfruttata anche da Gabriele Salvatores, altro regista che lo ha valorizzato in tantissimi film. Si comincia nel 1987 con Kamikazen Ultima Notte a Milano seguito due anni dopo da Marrakech Express (1989). Nel triennio 1990-1991-1992 arrivano tre film: Turnè, il mitico Mediterraneo (Premiato con l’Oscar come Miglior Film Straniero) e Puerto Escondido.
Nel 1997 è invece la volta dello sperimentale e fantascientifico Nirvana. Nel 2001 è il turno di Amnesia mentre nel 2003 nel bellissimo Io Non Ho Paura. L’ultima collaborazione con Salvatores è del 2010 in Happy Family.
Attore eclettico, negli anni moltissimi registi lo hanno voluto: da Luigi Comencini (Un Ragazzo di Calabria, 1987) a Giuseppe Bertolucci (Strana la Vita e I Cammelli), da Marco Risi (Nel Continente Nero, 1993) a Giovanni Veronesi (Per Amore, Solo per Amore e Il Barbiere di Rio), da Daniele Luchetti (Arriva la Bufera, 1993) al compianto Carlo Mazzacurati (Il Toro, 1994).
E poi ancora da Simona Izzo (Camere da Letto, 1997) a Cristina Comencini (Matrimoni, 1998), fino ad arrivare a Mimmo Calopresti (L’Abbuffata, 2007) e Francesco Patierno che lo ha recentemente diretto in Cose dell’Altro Mondo (2011) e La Gente che sta Bene (2013). Un posto di risalto meritano Mario Monicelli che lo ha scelto per il film tv La Moglie Ingenua e il Marito Malato (1989) e Ettore Scola, che lo ha affiancato a Sergio Castellitto in Concorrenza Sleale (2003).
Oltre a recitare, Abatantuono è anche sceneggiatore e fondatore della sua casa di produzione, la Colorado Film. Un grande uomo del cinema, davanti e dietro lo schermo. Intelligente e imponente, come lui stesso si descrive: “mens sana in corpore obeso”. Eccezionale Diego.
“Fare un film è una vera avventura. E partecipare alla lavorazione di un film significa entrare in un mondo meraviglioso, un mondo a parte”
Diego Abatantuono da “Ladri di Cotolette” (Mondadori, 2013)