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Valerio Mastandrea, il Don Chisciotte malinconico dei nostri tempi

C’è un unico Valerio Mastandrea che, nonostante le varie parti interpretate e l’età che avanza, ci si pone davanti sottolineando un turbamento esistenziale capace di accomunare diverse generazioni. Il tono di voce basso quasi sussurrato, gli occhi tristi, la romanità poco ostentata hanno fatto di Mastandrea un attore capace di ricoprire diversi ruoli, ma è possibile individuare un unico e crescente fil rouge che accomuna alcune sue performances, capace di ritrarre un identikit completo e variegato del travaglio esistenziale dell’uomo qualunque.

Valerio Mastandrea

Valerio Mastandrea

Tutti giù per terra, film del 1997 diretto da Davide Ferrario e tratto dall’omonimo libro di Giuseppe Culicchia, vede un giovane Mastandrea nei panni di Walter Verra, un ribelle non omologato agli standard conformisti (e anche anticonformisti) del periodo in cerca di una sua collocazione nell’operosa società torinese. Walter è un ragazzo che, con voce off, racconta con ironia tagliente i suoi pensieri sul mondo, le sfide di un ragazzo di vent’anni con scanzonata filosofia: la visita di leva, il tentativo di un concorso pubblico, l’università, le prime esperienze sessuali, l’impegno politico, la ricerca di un lavoro. Nonostante sia una film che trae spunto da un libro ambientato alla fine degli anni ’80 la sua attualità è dirompente: l’alienazione dei giovani dalla società, specie se si tratta di soggetti “pensanti” che non si sono venduti a un’ideologia, a un partito, o ai soldi nel senso più gretto del temine.

Nei panni di Walter Verra in "Tutti giù per Terra" di Davide Ferrario (1997)

Nei panni di Walter Verra in “Tutti giù per Terra” di Davide Ferrario (1997)

A dieci anni di distanza, nel 2007, lo troviamo sicuramente più maturo ma con la stessa aria beffarda e di critica radicale al sistema nel noir – commendia Notturno Bus di Davide Marengo. Il nostro qui è Franz, un timido autista di autobus di Roma, quasi laureato in filosofia che vive da solo con i suoi fantasmi e le sue malinconie, ossessionato dai debiti del poker. Franz ha la stessa visione del mondo di Walter Verra. Emblematica è una scena che spiega il suo disagio esistenziale, quando Mastandrea chiede a un collega: “Non ti è mai venuto in mente quando facevi la linea dell’aeroporto di lasciare il bus al capolinea e di prendere il primo aereo che partiva?”. E l’altro, con il conseguente abbassamento di tono, risponde: “Ma che scherzi! Abbandono del mezzo, ti fanno un culo così!”. Franz troverà la sua redenzione, così come non la troverà compiutamente Walter, grazie a una donna, Leila, che lo fa uscire dal suo guscio velato di tristezza e gli darà il coraggio di prendere una decisione che gli cambierà la vita.

In "Notturno Bus" di Davide Marengo, nella parte di Franz

In “Notturno Bus” di Davide Marengo, nella parte di Franz

Un po’ diverso è il Mastrandrea del 2008, dove in Tutta la Vita Davanti, oltre a non avere un ruolo da protagonista, ha un cinismo che mancava totalmente nei due precedenti personaggi. In questo film fa il sindacalista dei lavoratori con contratto atipico di un call center e pur mostrando un impegno civile non riesce a esprimere un ruolo positivo per via delle sue menzogne. Il Giulio del film di Paolo Virzì, una commedia aspra e affilata, non è simile a Walter e a Franz, probabilmente ne conserva alcuni ideali ma cede di fronte alle passioni e finisce per tradire la purezza dei primi due.

Sindacalista in "Tutta la Vita Davanti" di Paolo Virzì (2008)

Sindacalista in “Tutta la Vita Davanti” di Paolo Virzì (2008)

L’ultima, e forse la più intensa interpretazione del personaggio ribelle e profondo di Mastandrea, è quella del 2012 nel film di Ivano De Matteo,  Gli Equilibristi. Anche qui il nome è Giulio, un impiegato del comune di Roma in crisi coniugale a causa di un’infedeltà. Se al Giulio di “Tutta la vita davanti” non possiamo perdonare nulla, al Giulio del film di De Matteo, possiamo perdonare tutto. Si tratta di un uomo che crolla man mano che prosegue il film, un uomo puro, onesto, sempre più disilluso e sempre più solo al mondo. La sua odissea personale, con un volto sempre più magro e macilento e una barba malcurata come segno tangibile di una sofferenza interiore, lo porta ad accettare i lavori più umili e il dormire in auto. Un abisso di dolore che, seppur diverso da quello provato dai solitari Walter e Franz, sconta insieme alla sua famiglia ormai abbandonata.

L'intensa prova in "Gli Equilibristi" di Ivano De Matteo (2012)

L’intensa prova in “Gli Equilibristi” di Ivano De Matteo (2012)

Un’interpretazione profonda premiata con il David di Donatello come Miglior Attore Protagonista e che sembra il culmine di un processo di crescita di un personaggio in evoluzione: sognatore da ragazzo come Walter Verra, malinconico e in cerca di una via di fuga da adulto come Franz e responsabile e orgoglioso come Giulio l’impiegato. L’ultima scena de Gli Equilibristi è un omaggio a Vittorio De Sica e al suo Umberto D. Giulio cerca il suicidio sotto un tram e viene salvato soltanto alla fine.

Nel commovente finale de "Gli Equilibristi"

Nel commovente finale de “Gli Equilibristi”

L’evoluzione di Mastandrea, dal 1997 ad oggi, è quella della nostra Italia e della società occidentale in particolare, incapace di proporre una prospettiva di vita ed esistenziale differente da ciò che possa essere il precariato, il disagio e la disoccupazione. Proprio in questo periodo di crisi, di fragilità emotiva ed esistenziale, in cui i nostri pensieri più profondi vengono affidati ai social network, ci sarebbe bisogno di personaggi puri, sognatori, e seppur disincantati, ribelli.

Andrea Sessa

 

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