Valeria Golino è l’eccezionale protagonista, premiata con la Coppa Volpi come Miglior Attrice, di Per Amor Vostro, il film – da oggi al cinema – di Giuseppe M. Gaudino presentato in Concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. La pellicola, girata quasi interamente in un emotivo bianco e nero, tra Napoli e Pozzuoli, ha visto nel cast anche Massimiliano Gallo e Adriano Giannini.
Anna (Valeria Golino) è stata una bambina spavalda e coraggiosa. Oggi, è una donna “ignava”, che da vent’anni ha smesso di vedere quel che davvero accade nella sua famiglia, preferendo non prendere posizione, sospesa tra Bene e Male. Per amore dei tre figli e della famiglia, ha lasciato che la sua vita si spegnesse, lentamente. Fino a convincersi di essere una “cosa da niente”.
La sua esistenza è così grigia che non vede più i colori, benché sul lavoro – fa la “suggeritrice” in uno studio televisivo – sia apprezzata e amata. Anna ha doti innate nell’aiutare gli altri, ma non le adopera per se stessa. Non trova mai le parole né l’occasione per darsi aiuto.
Quando finalmente, dopo anni di precariato, riesce a ottenere un lavoro stabile, inizia il suo affrancamento da questo stato. Anche dal marito (Massimiliano Gallo), del quale decide finalmente di liberarsi. Da quel giorno affronta le tante paure sopite negli anni, come quella di affacciarsi al balcone di fronte al mare della sua città, Napoli.
Perché sa che quel mare è per lei un oracolo. Il mare, unico elemento ancora non contaminato dal suo sguardo grigio, colorato, immenso. Tra abisso e rinascita, combattuta tra forze contrapposte, il personaggio di Anna, donna fragile e forte, si trova a dover rivoluzionare la propria vita.
Il progetto di questo film, raccontato attraverso realtà visive appartenenti alla cultura mediterranea e ad alcuni suoi riti inconsueti, si sviluppa su più piani, come spiega Giuseppe Gaudino: “Il legante è la sensibilità di una donna, Anna, che vive tutto in prima persona. È tutto visto attraverso la sua soggettività. Nulla accade ‘fuori scena’. Persino il paesaggio è visto, interpretato, dal suo sguardo, come un oracolo quotidiano che lei deve decifrare. Un oracolo che la suggestiona e la condiziona“.
La sua realtà ‘esterna’ però è fatta di eventi concreti, ineluttabili, che si presentano in un crescendo drammatico, duro: “Anna lotta per affrontare tutto questo con l’atteggiamento di un’eroina che ritrova via via il coraggio, in un incessante dialogo con i suoi sentimenti. Finalmente in contatto con la parte più vitale di se stessa”. Accanto a un livello che racconta gli accadimenti travolgenti di questo momento particolare della sua vita, affiorano da un livello più profondo, senza tempo, miti e suggestioni legati all’Ade e al mondo infero: “ma niente in fondo di spaventoso o morboso o decadente: casomai legato in modo buffo, ironico e tenero alla quotidianità, come solo i napoletani con grazia e poesia sanno fare”.
Nel film ci sono grandi contrasti, luce accecante, cieli e paesaggi solari, ma anche ombra. Un’ombra cupa e profonda che dal sottosuolo alimenta e mette in risalto la forza della luce. Napoli, la città che accoglie la nostra storia, è infatti una metropoli che si sviluppa su due livelli: quello sotterraneo pieno di catacombe, cimiteri, ipogei; e quello esterno, agitato da una rara vitalità. Una zona che si estende dal cimitero delle Fontanelle, sotto la collina di Capodimonte, a tutto il Rione Sanità, dalla chiesa del Purgatorio ad Arco fino alle catacombe di San Gaudioso.
Una città sotterranea, speculare a quella abitata dai vivi, in cui si nascondono migliaia e migliaia di scheletri e di resti di gente senza nome morta a causa di pestilenze (le povere anime ‘pezzentelle’) o perché in carcere o perché troppo povera per avere una sepoltura. Ed è tra il cielo da cartolina che si distende sopra il Golfo di Napoli e il Vesuvio e il magmatico ribollire dei suoi sotterranei, tra l’aria e le viscere della città, che la nostra protagonista, Anna, combatte per tentare di ricucire qualcosa di prezioso prima che vada perduto.
“Anna – spiega Valeria Golino – negli anni ha accettato, per amore degli altri, talmente tante cose che la sua vera natura si è “appannata”, fino a smarrirsi. E a tramutarsi in quell’Inferno che le è accanto ogni giorno e che lei non sa vedere”. Per l’attrice la storia del film è “la storia di questo ritorno all’origine, un percorso verso il disvelamento delle cose, verso la luce”.
“Ho sempre visto Napoli come una metropoli che si sviluppa su due livelli: uno sotterraneo, pieno di catacombe, cimiteri, ipogei, un altro sopra il livello del mare, agitato da rara vitalità”
Valeria Golino