Dopo lo straordinario successo di Gomorra – La Serie, il regista Stefano Sollima torna al cinema con Suburra, il film tratto dal potente e omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo (già autore dieci anni fa del Romanzo Criminale diretto al cinema da Michele Placido) e Carlo Bonini. Protagonista del film, al cinema dal 14 ottobre, un cast fantastico: Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Claudio Amendola, Alessandro Borghi, Greta Scarano, Giulia Elettra Gorietti, Antonnelo Fassari e Jean-Huagues Anglade.
Nell’antica Roma, la Suburra era il quartiere dove il potere e la criminalità segretamente si incontravano. Dopo oltre duemila anni, quel luogo esiste ancora. Perché oggi, forse più di allora, Roma è la città del potere: quello dei grandi palazzi della politica, delle stanze affrescate e cariche di spiritualità del Vaticano e quello, infine, della strada, dove la criminalità continua, da sempre, a cercare la via più diretta per imporre a tutti la propria legge.
Il film e’ la storia di una grande speculazione edilizia, il Water-front, che trasformerà il litorale romano in una nuova Las Vegas. Per realizzarla servirà l’appoggio di Filippo Malgradi (Pierfrancesco Favino), politico corrotto e invischiato fino al collo con la malavita, di Numero 8 (Alessandro Borghi), capo di una potentissima famiglia che gestisce il territorio e, soprattutto, di Samurai (Claudio Amendola), il più temuto rappresentante della criminalità romana e ultimo componente della Banda della Magliana.
Ma a generare un inarrestabile effetto domino capace di inceppare definitivamente questo meccanismo saranno, in realtà, dei personaggi che vivono ai margini dei giochi di potere come Sebastiano (Elio Germano), un PR viscido e senza scrupoli, Sabrina (Giulia Elettra Gorietti), un’avvenente escort, Viola (Greta Scarano), la fidanzata tossicodipendente di Numero 8 e Manfredi (Adamo Dionisi), il capoclan di una pericolosa famiglia di zingari.
Suburra è film di genere, una crime story che si svolge in un arco temporale brevissimo. Sette giorni in cui ogni personaggio coinvolto proverà ad anticipare le mosse dell’altro scatenando una guerra senza quartiere che finirà per coinvolgere colpevoli e innocenti, criminali, cittadini perbene, politici e cardinali. Sette giorni prima che il governo, e con esso la Suburra, crolli.
Suburra è un film che racconta “un mondo e una realtà assolutamente realistica – spiega Stefano Sollima – pur non essendo una ricostruzione storica o di cronaca”. È un film che vuole “muoversi liberamente tra i punti di vista dei diversi personaggi, grandi e piccoli, potenti e inermi, senza giudicarli, indagandone azioni e psicologia senza pregiudizi, attraverso uno stile visivo asciutto e attento a ricercare, nelle pieghe del racconto, gli aspetti umani, terreni dei suoi protagonisti. Senza retorica, senza demagogia, senza moralismo”.
Un movimento narrativo corale dove i protagonisti sono però molto attuali, sono i figli dei nostri tempi: “il realismo di genere dove il ”genere” – inteso nella sua accezione più classica, quindi spettacolare, avvincente ma anche popolare – si coniuga ad un preciso e circostanziato racconto del mondo che ci circonda, dando vita ad un quadro, dipinto con estrema attenzione, della realtà di oggi e della sua spaventosa pericolosità”.
Quello raccontato da Sollima è “principalmente un luogo dell’anima dei personaggi, ma in realtà nell’antichità era un quartiere ai piedi del Palatino, un ghetto dove c’erano bordelli e taverne, un punto di incontro tra nobili senatori e gente di malaffare: qui mondi distanti e apparentemente inconciliabili tra loro entravano in stretto contatto”.
La Suburra dell’Antica Roma e quella di oggi “sembrano unite da un sottile filo lungo oltre 2000 anni, regolata dagli stessi immutabili meccanismi, con poteri insospettabili che continuano a garantire un equilibrio delicatissimo, tra il potere e la strada, per cercare il modo più rapido ed efficace di fare affari, di fare soldi”.
Il progetto nasce dal romanzo di De Cataldo e Bonini, con cui Sollima aveva già lavorato avevo già lavorato rispettivamente in Romanzo Criminale – La Serie e ACAB. Il testo descrive “una Roma a tinte fosche, con splendidi personaggi ed un intreccio serrato, ma soprattutto era incredibilmente attuale, infatti a distanza di due anni e mezzo ci siamo ritrovati a girare il film nel pieno della tempesta giudiziaria che ha colpito Roma”.
L’aspetto più interessante del racconto per il regista “era proprio la coesistenza in un unico spazio, cioè Roma, di mondi assolutamente distanti, dalle stanze affrescate del Vaticano alle periferie degradate, dalle case pacchiane e straboccanti degli zingari agli immobili palazzi della politica, dai sampietrini del centro storico alla sabbia del Lungomare di Ostia. Mondi diversi eppure segretamente collegati tra loro”.
Il film ha una struttura meno complessa e ha meno personaggi rispetto al romanzo: “per mantenere il fuoco su quella che ritenevo fosse l’anima del racconto, mi sono concentrato su pochi personaggi, su quelli che mi sembravano i più significativi e rappresentativi dei diversi mondi della Suburra. Come sempre accade in una trasposizione cinematografica bisogna sempre leggermente tradire la forma letteraria per cercare di preservarne l’essenza, l’anima del racconto”.
“Suburra è un film estremamente accattivante e potente sul piano narrativo e stupefacente da un punto di vista visivo, ma, soprattutto mi ha regalato l’esperienza di intraprendere un viaggio nella mia città però con occhi diversi”.
Stefano Sollima