Giovedì 27 aprile al cinema (elenco sale in fondo all’articolo) arriva A Casa Nostra, il film di Lucas Belvaux che ha fatto discutere in Francia perché racconta la storia di un’infermiera domiciliare che viene candidata e manipolata da un partito di destra. Il personaggio di Agnes Dorgelle è ispirato a Marine Le Pen, candidata francese del Front National.
Pauline (Émilie Dequenne), un’infermiera domiciliare in un distretto minerario nel nord della Francia, cresce da sola i suoi due figli e si occupa del padre, un ex metalmeccanico. Devota e generosa, è amata dai suoi pazienti, che contano su di lei.
Eppure nessuno vede che Pauline, che si trova ad affrontare una realtà sociale sempre più dura, sta lentamente intraprendendo un percorso che nessuno nella sua famiglia ha mai preso prima. Un partito nazionalista in crescita guidato da una donna (Agnes Dorgelle), in cerca di rispettabilità, utilizzerà a proprio vantaggio la sua popolarità facendone la propria candidata alle elezioni locali.
A Casa Nostra è un film politicamente impegnato. Non è, ad ogni modo, un film militante, e non espone davvero nessuna teoria. Il regista ha tentato di descrivere una situazione, un partito, una formazione sciolta, e decifrare il suo discorso, comprendere il suo impatto, la sua efficacia e potere di seduzione. Di mostrare la graduale rottura del super-ego che questo provoca, liberando un tipo di linguaggio fino a quel momento impronunciabile. Esponendo la confusione che mantiene, le paure che istiga e trasforma in strumento politico.
Vi presentiamo di seguito le note di regia di Lucas Belvaux.
“Sta accadendo in Francia, ogni giorno. È un discorso che sta diventando banale. Parole che vengono scatenate, come una marea che si alza. È un discorso che cambia a seconda del pubblico, che si adatta ai tempi, che segue il flusso. Un discorso che mette le persone l’una contro l’altra. E la gente passa, dapprima impercettibilmente, poi più chiaramente, dalla solitudine al rancore; dal rancore alla paura; dalla paura all’odio; e da lì alla rivoluzione, con la sua inevitabile eco di Révolution nationale“.
“Se ne parla ed è visibile, ma tuttavia nulla viene fatto, lasciando una sensazione di déjà-vu, di impotenza, e anche di stupore. La sensazione che si sia provato di tutto, che ogni parola, ogni tentativo di controbattere si rivolti contro la persona che lo compie. Che ogni affermazione – politica, morale o culturale – sia definitivamente scontata e illegittima“.
“Forse la finzione è l’unica risposta udibile, in quanto, come il discorso populista, si rivolge ai sentimenti, al subconscio, alla pancia. Proprio come i demagoghi, racconta delle storie. Ma al contrario di loro, che provano a far passare delle fantasie per realtà e che semplificano all’estremo, la finzione cerca di capire, di fornire un racconto della complessità del mondo, dell’umanità, e dell’epoca. Senza dubbio, soltanto la finzione può sollecitare nelle persone la più profonda commozione“.
“Nel film racconto la storia di persone che vivono nel mondo di oggi in un luogo specifico. In una regione che è stata spaccata in due dagli sconvolgimenti della storia europea per secoli – in particolare due guerre mondiali e due rivoluzioni industriali in 150 anni. Questo ha lasciato tracce profonde, impronte e cicatrici, fratture nel terreno e nelle anime, oltre che nella società“.
“Tutti i personaggi del film, ognuno a modo loro, a seconda della loro età e delle loro esperienze, portano con sé una parte di questa storia. Alcuni la accettano, altri vogliono fingere che non esista; alcuni vogliono riscriverla per adattarla a loro stessi, ma tutti sono parte di quanto viene scritto e di quanto ha iniziato ad essere scritto molto tempo fa. Perché la storia non si ferma mai, è infinita. E duplice per natura. C’è la storia più grande, che viene scritta; e la storia privata degli individui che procede casualmente, di giorno in giorno, senza che nessuno si renda conto di essere parte di un movimento molto più antico e profondo. Queste sono le storie più piccole, che durano soltanto il tempo di una vita, la storia di quelli che le hanno vissute“.
“Esseri umani pieni di contraddizioni,aspettative, speranze, qualche volta delusioni, bisogni, amore, sicurezza, e fiducia nel futuro. Tutti vengono a contatto gli uni con gli altri, si conoscono, recitano per se stessi e per gli altri, reagendo anche l’uno all’altro, formando una comunità paradossale, una società. Dove vivono, compongono il mondo. Sono il mondo. Un mondo fittizio nutrito della realtà di oggi. Storie individuali per narrare la storia più grande. Una società di personaggi per raccontare qualcosa sull’umanità“.