Lunedì 20 dicembre su Sky Serie e in streaming su NOW debutterà A Casa Tutti Bene – La Serie, il primo progetto per la TV di Gabriele Muccino, reboot del suo omonimo film campione di incassi del 2018. Presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma come evento speciale fuori concorso, la serie è un family drama in otto episodi girati da Gabriele Muccino e da lui scritti insieme a Barbara Petronio (anche produttrice creativa), Andrea Nobile, Gabriele Galli, Camilla Buizza. Un grande cast corale interpreta i membri della numerosa famiglia, nei suoi due rami, al centro della storia: Laura Morante, Francesco Acquaroli, Francesco Scianna, Silvia D’Amico, Simone Liberati, Euridice Axen, Sveva Mariani, Francesco Martino, Laura Adriani, Antonio Folletto, Paola Sotgiu, Valerio Aprea, Alessio Moneta, Emma Marrone, Milena Mancini, Federico Ielapi, Maria Chiara Centorami e Mariana Falace.
La serie
La famiglia è il porto sicuro dove crescere e nel quale trovare rifugio. Ma può facilmente trasformarsi nel principale ostacolo alla felicità individuale. Ci si strugge spesso nell’eterno e frequente dilemma se restare o lasciare. Rassegnarsi a ciò che ci rende infelici o cercare di migliorarlo. La famiglia Ristuccia è da 40 anni proprietaria del ristorante San Pietro, uno dei più rinomati locali della Capitale, in zona Gianicolo. Carlo (Francesco Scianna), la nuova compagna Ginevra (Laura Adriani) e la sorella Sara (Silvia D’Amico) sono sempre lì, tutti i giorni, ad aiutare i genitori Pietro e Alba nella gestione dell’attività. Assente da questa, è sempre stato il fratello Paolo (Simone Liberati), andato da tempo a inseguire in Francia il sogno di lavorare nel mondo dello spettacolo. Adesso Paolo, reduce da un logorante divorzio, torna a casa dei genitori sconfitto professionalmente e senza più un soldo in tasca, con la sola speranza di poter crescere suo figlio Giovanni (Federico Iealpi), di 11 anni.
Anche Carlo ha una figlia, Luna (Sveva Mariani), una ex moglie, Elettra (Euridice Axen), e una compagna che mal tollera il suo passato sentimentale: Ginevra, mai davvero accettata dalla famiglia Ristuccia e vista come una rovina famiglie. E infine Sara è sposata con Diego (Antonio Folletto) che però le è infedele. Un giorno, però, un avvenimento gravissimo e rimasto segreto per decenni torna a sconvolge gli equilibri familiari. I Mariani, un altro ramo della famiglia, reclamano un posto all’interno dell’attività, minacciando di far riemergere un terribile segreto dal passato dei Ristuccia che ancora oggi ha delle profonde conseguenze nelle vite dei nostri protagonisti.
Gabriele Muccino racconta…
“Mettere le relazioni umane, le ambiguità, la bellicosità, la trasversalità dei comportamenti degli uomini e delle donne al centro delle mie storie è sempre stato il propellente principale che mi ha portato a fare film. La serie ritrova gli stessi personaggi del film omonimo incarnati da una nuova scuderia di attori per la maggior parte ancora poco conosciuti e per questo ancora più sorprendenti visto il loro grandissimo talento. L’idea di fare una serie che partisse dal film originario nacque in realtà mentre ancora giravo il film sull’isola di Ischia. Questo perché sentivo fortissima la capacità di riconoscerci in ognuno dei personaggi che sono in fondo, a loro volta, tipologie che risuonano come archetipi degli uomini e delle donne e ubbidiscono ai motori comportamentali e primari che appartengono a tutti e per questo sono di facile identificazione ed empatia“.
“Le relazioni umane alla base della società si ritrovano tutte quante nelle dinamiche della famiglia. La famiglia allargata è l’amplificatore a volte assordante di tutte le disfunzioni che nella famiglia si generano e a volte arrivano a tramandarsi per decenni, di generazioni in generazioni, senza che le persone coinvolte sappiano veramente il motivo per cui ubbidiscano a certe logiche comportamentali. È l’apprendimento di nozioni ricevute nei primi tre anni di vita che forma la natura di tutti noi, dunque il subconscio che ci porta a fare scelte e a volte a ripetere inconsapevolmente gli errori dei nostri genitori e quindi le stesse dinamiche familiari che in passato sono stata foriere di conflitti, dolori, rancori, in alcuni casi anche atroci delitti. Amore, invidia, rancore, gelosia, avidità, speranza, coesione e poi dolore ancora“.
“È l’incapacità a essere felici tutti insieme, il detonatore della la serie. La famiglia è un ring nel quale è difficile restare in piedi a lungo senza arrivare prima o poi a qualche forma di insofferenza, di scontro, di provocazione, di tradimento lieve o grave che sia. Se la famiglia fosse una bolla di serenità, questa oasi verrebbe replicata nella società intera che ubbidirebbe alle sue stesse dinamiche. Ma non è così. Non è infatti realistico pensare ad una società in cui l’armonia e la pace non vengano interrotte dall’implacabile e inesorabile istinto di sopraffazione degli esseri umani. La serie non fa altro che esplorare ognuno dei 19 personaggi che compongono il mosaico di questa famiglia allargata e muovere un primo tassello che causerà un effetto domino irreversibile che andrà ad intaccare, a deteriorare, a distruggere un equilibrio precario e di facciata che tutti avevano cercato di mantenere troppo a lungo“.
“I personaggi che compongono la grande agiata famiglia dei Ristuccia e i loro parenti più indigenti, i Mariani, si incrociano nell’arena in cu tutti i sentimenti sopra citati hanno il loro terreno di scontro e confronto. Sono proprio il confronto e i rancori mai sopiti tra questi due rami della stessa famiglia l’innesco dell’effetto domino di cui ho accennato. La serie è raccontata con una messa in scena e una drammaturgia sincopata, impetuosa, incalzante, sorprendente. Destinata inesorabilmente a navigare tra fluttui vorticosi“.
“Ho diretto tutti gli 8 episodi perché volevo improntare la serie con uno stile di racconto personale e che avesse una liason stilistica con il film originale, che ne prendesse in qualche modo anche nella forma il testimone. Originariamente avrei dovuto girare solamente un paio di episodi, ma realisticamente non avrei trovato un regista che mi somigliasse nello stile così impetuoso e accorato. Dunque ho preferito prendermi carico di questa creazione, figlia a sua volta di un’altra mia creazione, e condurla in porto sotto la mia unica direzione. La serie prosegue il viaggio emozionale iniziato con il film e, attraverso gli stessi personaggi, lo porta in luoghi più oscuri, si tinge di un crimine, di un peccato originale che definisce la famiglia e incombe su di essa e tutti i suoi componenti. È in fondo un racconto sulle colpe dei padri che ricadono inevitabilmente sui figli“.
“Gli otto episodi si sviluppano proprio intorno all’idea di cercare e trovare il bandolo di una matassa di accadimenti che hanno definito la vita di decine di persone senza che queste ne avessero la minima idea. È un po’ l’idea del peccato originale che macchia la storia e il destino dei figli e di quelli che verranno, tutti fondamentalmente schiacciati in una esistenza che sta a tutti troppo stretta. Tutti vorrebbero altro. Tutti sono inquieti e infelici. La felicità è il grande orizzonte esistenziale a cui tutti guardano. Ma il nostro è un affresco composto da anime in tumulto, con momenti di commedia, a volte echeggiando la commedia all’italiana, ma fondamentalmente il racconto che si sviluppa attraverso i primi 8 episodi cerca di mettere a fuoco ognuno dei 19 protagonisti e di definire la loro incessante ricerca di un centro, di una stabilità emotiva. Di un incedere della vita meno ingestibile e logorante“.
“A Casa Tutti Bene – La Serie, per chiudere, ritrae una famiglia di italiani che per le loro sfumature caratteriali, per le loro differenze sostanziali di classi sociali, per le implicazioni emotive e i loro incurabili difetti caratteriali intersecano le loro vite, le loro storie in un’unica tela fatta di tante maglie. Ogni personaggio è un filo che va ad intrecciarsi con altri. La serie è il prodotto della somma di queste vite e del loro incontrarsi e sovrapporsi, annodandosi ulteriormente, riducendo in ognuno dei personaggi l’orizzonte di felicità che hanno segretamente come scopo ultimo. Una specie di metafora su quanto sia difficile amare e riconoscersi o meno nella fotografia incorniciata che ritrae la famiglia felice e sorridente che guarda verso l’obiettivo“.