Dopo l’anteprima al Trieste Film Festival, oggi – in occasione della Giornata della Memoria – arriva al cinema A German Life, il documentario realizzato da Christian Krönes, Olaf S. Müller, Roland Schrotthofer, e Florian Weigensamer che ha per protagonista Brunhilde Pomsel, 105 anni, la segretaria e stenografa del Ministro della Propaganda nazista Joseph Goebbels.
A 105 anni, Brunhilde Pomsel è l’unica persona ancora in vita ad essere stata molto vicina ad uno dei peggiori criminali della storia. È stata infatti la segretaria e stenografa del Ministro della Propaganda nazista Joseph Goebbels e la sua vita rispecchia le maggiori rotture storiche del XX secolo. Oggi molte persone credono che i pericoli del fascismo siano stati superati: Brunhilde Pomsel chiarisce che non è assolutamente così.
Anche se Brunhilde Pomsel si descrive come una figura di secondo piano e disinteressata alla politica, è tuttavia stata accanto ad uno dei peggiori criminali della storia. Il film forza gli spettatori a chiedersi cosa avrebbero fatto al suo posto e se avrebbero sacrificato ogni principio morale per un avanzamento di carriera. La straordinaria biografia della Sig.ra Pomsel è un viaggio nel passato che conduce a domande senza tempo e scomode: siamo cambiati o siamo ancora incerti circa la nostra morale e umanità? E, più importante: dove ci collochiamo rispetto a questi temi?
È la prima volta che Brunhilde parla della sua esperienza con Goebbels. Le sue memorie di gioventù sono connesse con il capitolo più terribile della storia dell’uomo. Durante i ruggenti anni venti, la Pomsel lavorava come segretaria di un avvocato ebreo che emigrò nel 1933. Un amico che era nel partito nazista le trovò poi un lavoro a Berlin radio. Per assumere la carica, “l’apolitica” Pomsel dovette naturalmente unirsi al partito Nazionalsocialista tedesco dei lavoratori.
“Ho accettato – afferma la Pomsel – perché non avrei dovuto? Tutti lo stavano facendo”. Alla fine venne trasferita al Ministero della Propaganda: “Ero lusingata, era la ricompensa per essere la dattilografa più veloce di Berlin Radio”. La Pomsel descrive lo charme di Goebbels, una qualità che era l’esatto opposto dei suoi crimini e dei suoi sbavanti discorsi. Per lui Hitler era il messia, e la sua esplosione di rabbia – come il suo frustrato narcisismo – erano da temere come Ministro della Propaganda: “era attento ad ogni dettaglio del suo aspetto”. Negli ultimi giorni della guerra la Pomsel fuggì nel bunker accanto a Goebbles e testimoniò le sue ultime ore. I sovietici fecero prigioniera anche lei e, dopo 5 anni di prigione, alcuni amici la aiutarono a tornare nel mondo del lavoro. Fu assunta come segretaria dei capi della German Radio. Oggi, 105 anni, vive in Baviera.
“Volevamo raccontare la storia dei seguaci e degli approfittatori, degli ipocriti e di coloro che hanno distolto lo sguardo – spiegano i filmmaker del film – le colpe di queste crudeli dittature sono da ricercare nei milioni di persone che hanno pensato solo al proprio destino”. Gli autori con questo film vogliamo dimostrare che la guerra e la tirannia non escono dal nulla: “un clima sociale può andare in tilt molto velocemente, il male non sempre viene riconosciuto e che ciascuno deve interpellare la propria morale”.
A German Life offre il ritratto di un testimone oculare, che ha lavorato in un centro del potere nazista: “la sua azione non azione può essere lo specchio della società attuale per tutti noi – continuano – c’è infatti un’analogia incredibile tra i fatti storici e quanto accade ai giorni nostri”.
Christian Krönes, Olaf S. Müller, Roland Schrotthofer, e Florian Weigensamer sostengono infatti che oggi “siamo alla fine di crisi che non è ancora stata superata, alle prese con un elevato numero di rifugiati, che provoca ansie in diversi modi alle persone. Improvvisamente slogan di destra sono diventati socialmente accettabili – con la differenza che non è un singolo paese ma un intero continente che si sta spostando a destra”.