Dopo il clamoroso successo di A Quiet Place, il thriller-horror rivelazione del 2018, John Krasinski ha accettato di dirigere il sequel, A Quiet Place II, che arriverà nelle nostre sale da giovedì 24 giugno con Eagle Pictures. Nel secondo capitolo scopriremo qualcosa di più sull’invasione delle misteriose creature che infestano il pianeta. A vestire nuovamente i panni della famiglia Abbot, Emily Blunt, Millicent Simmonds e Noah Jupe. New entry nel cast sono Cillian Murphy e Djimon Hounsou. In USA il film ha segnato il miglior debutto in epoca Post-Covid, incassando ben 58 milioni di dollari nel primo weekend.
Il film
In seguito agli ultimi tragici eventi, la famiglia Abbott (Emily Blunt, Millicent Simmonds, Noah Jupe) deve ora affrontare il terrore del mondo esterno, mentre continuano la loro lotta per la sopravvivenza, mantenendo ancora il silenzio. Costretti ad avventurarsi nell’ignoto, si renderanno presto conto che le creature a caccia del suono non sono le uniche minacce che si nascondono oltre il sentiero di sabbia.
A Quiet Place, un fenomeno culturale
Nel 2018, A Quiet Place di John Krasinski ha trasformato il silenzio in piccoli mattoncini di paura e ha forgiato dal genere horror-thriller una favola moderna sull’amore familiare, la comunicazione e la sopravvivenza. Con il suo mix di tensione inarrestabile e una narrazione a più livelli su una famiglia affiatata che cerca di sopravvivere a una forza aliena incredibilmente distruttiva e attirata dai suoni, il film è diventato un successo sorprendente e un fenomeno culturale. Sta per arrivare il secondo inquietante capitolo della storia, che ricomincia da dove avevamo lasciato la famiglia Abbott. Ma A Quiet Place II esplora nuove direzioni, mentre gli eventi si propagano ben oltre il fragile santuario del “sentiero di sabbia” creato dagli Abbott per sopravvivere in una realtà in cui anche un solo passo potrebbe diventare mortale – e in un mondo di pericoli infiniti. Nelle scene iniziali del film, la famiglia è in fuga, completamente esposta alle minacce e alla ricerca di un rifugio in una città in preda alla paura. In un momento in cui l’empatia e i rapporti umani sono quasi svaniti dal mondo, gli Abbott si sforzano non solo di proteggersi a vicenda dalla minaccia rappresentata dal suono, ma di trovare speranza nel terrificante silenzio che li circonda.
L’idea di un sequel
L’idea che gli Abbott potessero continuare il loro viaggio nel vasto e inesplorato territorio oltre la loro casa, fu una sorpresa persino per Krasinski. Non avrebbe mai immaginato la possibilità di un sequel quando aveva iniziato a lavorare a A Quiet Place, non pensando minimamente che diventasse un fenomeno culturale. Inoltre, non ama per niente quei sequel fatti un po’ superficialmente. Eppure, quando il regista ebbe l’idea, sentì di poter spingere davvero la narrazione: “inizialmente non avevo intenzione di fare un sequel del film – afferma Krasinski – la storia non è mai stata progettata per essere un franchising. Ma il potere del mondo che abbiamo creato ha fatto da traino per spingerci più a fondo, per vedere dove avremmo potuto condurre gli Abbott come famiglia”. La cosa più importante per Krasinski era che, se avesse proseguito la storia, A Quiet Place II avrebbe dovuto essere, come il suo predecessore, più che un’esperienza sensoriale profonda. Krasinski voleva ulteriormente spingere il viaggio emotivo della famiglia in avanti, questa volta, verso l’indipendenza e la comunità: “l’idea era di estendere la metafora della genitorialità, per esplorare quella naturale trasformazione che avviene quando i tuoi figli lasciano la sicurezza di casa per uscire nel mondo”.
Distruggere la routine degli Abbott
Portare gli Abbott alla deriva, lontani dalla loro routine, in una terra sopraffatta dal caos, significava togliere loro ogni certezza, in quella che era già la più pericolosa delle situazioni. Ma questo, d’altro canto, porta alla luce la bellezza intrinseca di ogni famiglia: la capacità di superare anche la più grave delle incertezze. “Se non hai più la sicurezza del sentiero di sabbia e delle luci, tutto è ancora più imprevedibile – spiega Krasinski – ogni passo che fai è incerto. Le paure possono provenire da qualsiasi luogo. Quando non sai come sopravvivere al momento successivo, è probabile che tu faccia un errore. E quando commetti un errore, le nostre famigerate creature diventano molto più numerose di quanto si possa pensare”.
Oltre il sentiero di sabbia
Il cuore pulsante dietro la tensione sempre crescente di A Quiet Place II rimane quella stessa esperienza, tipicamente umana, che inizialmente ha ispirato Krasinski: la vita familiare – e il suo costante fare i conti con ansia, vulnerabilità, comunicazione e il desiderio di trattenere vicini i propri cari. Ma mentre il primo film è stato in gran parte ispirato dalle apprensioni di Krasinski sull’essere diventato padre, questa volta Krasinski riflette su quello che forse è il cambiamento più traumatizzante della genitorialità: l’inevitabile paura di guardare i tuoi figli avventurarsi in un mondo pericoloso, in cui tutto può accadere e le azioni delle altre persone possono essere indecifrabili. “Avevo questo pensiero che mi frullava nella testa, la promessa che fanno i genitori ai propri figli, che finché saranno con loro possono ritenersi al sicuro – osserva Krasinski – è una promessa che ogni genitore fa; ma purtroppo, deve essere inevitabilmente disattesa ad un certo punto, quando i genitori devono lasciare che i loro figli affrontino il mondo da soli. Questo significa crescere e questa è stata la metafora centrale che io ho voluto esplorare. Il padre di questa famiglia non c’è più ed è venuta meno anche la sicurezza rappresentata dal sentiero di sabbia. E quindi, cosa succede quando devi muovere i primi passi verso l’ignoto? Tutti speriamo di aver preparato bene i nostri bambini per affrontare la vita e sopravvivere. Ma speri molto più di questo: speri che i tuoi figli possano diventare speciali e che si inseriscano in una comunità”.
Una famiglia senza padre
Una grande considerazione da fare è che la famiglia Abbott nel secondo film è a pezzi per l’improvvisa perdita di Lee, interpretato da Krasinski. Tra tutte le cose che devono mantenere in silenzio in questo momento, il dolore diventa uno degli elementi più potenti, accompagna costantemente la ricerca della famiglia di un vero rifugio e sostentamento. “Ho pensato molto a come affrontare l’influenza che Lee Abbott ha ancora sulla famiglia – aggiunge il regista – allo stesso tempo, era chiaro che gli Abbott non avrebbero avuto il tempo per elaborare la loro perdita. Devono prima agire e poi pensare. Questa cosa mi è sembrata molto simile ad alcune situazioni della vita reale. È solo quando finalmente arrivano quei momenti di silenzio, quando hai una tregua da quella follia, che pensi a tutte le tue paure e alle cose che hai perso. Gli Abbott non hanno molto tempo o spazio per il dolore, eppure volevo che ciascuno dei personaggi, in maniera delicata, tramite flashback, reagisse alla morte di Lee a modo suo”.
L’idea di comunità
Se da un lato la memoria di Lee mantiene gli Abbott ancorati al passato, dall’altro la famiglia sta anche avanzando verso un ulteriore concetto del tutto nuovo che entra in gioco in A Quiet Place II: quello della comunità. “L’idea di come affrontare una comunità fratturata è diventato un tema preponderante in questo film – afferma Krasinski – quando la vita diventa tanto terribile e oscura, come succede agli Abbott, spesso il desiderio di interagire con altre persone va a farsi benedire e le relazioni diventano basate sulla paura. Ma penso che gli Abbott abbiano un vantaggio, in quanto si sono concentrati per così tanto tempo a coltivare quei sentimenti di amore, sicurezza e sostegno. In qualsiasi momento difficile, entra in gioco la tentazione di essere puramente individualisti ed egoisti, ma gli Abbott continuano a resistere a ciò”.
L’arrivo di Emmett e le “nuove” creature
Mentre gli Abbott cercano ogni possibile rifugio dai rumori, che attirano le onnipresenti creature, incontrano una vecchia conoscenza, trasformatasi in un uomo solitario e determinato, il cui passato rende difficile per loro fidarsi delle sue vere intenzioni. Lui è Emmett, interpretato da Cillian Murphy. “Emmett è uno dei miei personaggi preferiti – riflette Krasinski – la cosa affascinante è che è arrivato al punto di non sentire il bisogno di far parte di alcuna comunità, per questo l’incontro con gli Abbott è un vero dilemma per lui, perché chiunque vorrebbe far parte di questa famiglia o almeno aiutarla in qualunque modo possibile. È un po’ all’opposto di Lee, un uomo che non è stato circondato dall’amore ed è sopravvissuto in modo diverso. Emmett ha un’oscurità che lo rende affascinante ma altamente imprevedibile”. Molto diverse sono anche le creature: se nel primo film correvano semplicemente in giro e attaccavano tutto ciò che produceva un suono, in questo sequel, come ogni forma di vita, hanno imparato e si sono evolute. “E ora si sono rese conto che più rimangono tranquille – spiega il regista – più saranno in grado di sorprendere gli umani. Quindi, ora fanno molto meno rumore, il che le rende molto più pericolose”.
Un viaggio esaltante
“Il primo film era solo una piccola parte di ciò che è possibile in questo mondo – conclude Krasinski – questo capitolo ha tutto ciò che le persone hanno amato del primo film, ma ogni passo che Evelyn e i suoi figli fanno è nuovo per loro ed è nuovo per noi, e molto più pericoloso. Gli Abbott hanno perso tutti i loro stratagemmi per rimanere in vita, che erano al centro del primo film, e per la prima volta devono fare affidamento sugli altri. È un momento ancora più spaventoso della loro vita, ma è un viaggio esaltante”.