Moisè Curia e Stefania Rocca sono gli straordinari protagonisti di Abbraccialo Per Me, il film diretto da Vittorio Sindoni che racconta la storia, tra commedia dramma e sentimenti, di una donna e di suo figlio, affetto da disabilità intellettiva. Grazie all’amore e alla passione del ragazzo per la musica, questa madre e suo figlio troveranno una luce e una speranza di salvezza.
Da bambino Francesco “Ciccio” (un eccezionale Moisè Curia) è un ragazzino come tanti, vivace, allegro, con la passione per la musica. Il suo strumento è la batteria, e la suona di giorno ma anche di notte. Le prime “stranezze” di Ciccio, per i vicini di casa, i compagni di scuola e l’insegnante sono espressione di “diversità”. Sua madre Caterina (Stefania Rocca) non vede, o forse non vuole vedere le sue stranezze perché riconoscere la diversità di suo figlio le farebbe troppo male.
Suo marito Pietro (Vincenzo Amato), il papà di Ciccio, non vuole riconoscere il legame simbiotico tra madre e figlio, non ne accetta l’esclusività, ne è geloso. Gli altri si confrontano con le stranezze di “Ciccio” come possono: a volte con comprensione, e a volte, come spesso avviene nella realtà, con cattiveria. Per Caterina “Ciccio” è solo il figlio amatissimo che lei difende dal mondo, come una leonessa. Solo Tania (Giulia Bertini), l’altra figlia, riuscirà con il tempo ad indicare alla madre la via da seguire per aiutare il fratello.
Ad aver ispirato Vittorio Sindoni è stata la vera storia di un ragazzo colpito da disabilità mentale, del suo calvario tra psichiatri e psicofarmaci che gravavano sempre più sul suo fragile fisico: “inizialmente ebbi una forte resistenza a valutare la realizzazione di un film su questa malattia mentale – spiega – non avevo la competenza necessaria per affrontare un tema così delicato, avrei rischiato la superficialità, la presunzione. Ma riflettendo e ripensando alla storia di questo ragazzo, la mia attenzione si concentrò sulla famiglia e in particolare sulla madre”.
Cosa succede in una famiglia quando la disabilità mentale entra nella sua vita? E in particolare, quali difficoltà dovrà affrontare la madre che ha tenuto in grembo, partorito e cresciuto questo figlio che per lei è il più straordinario bambino sulla faccia della terra e che, proprio lui in mezzo a tanti, nell’adolescenza, viene colpito dal disagio mentale? Quella della madre diventerà una lotta, difendere suo figlio contro tutti e tutto.
A Sindoni sono venute in mente due considerazioni sull’amore materno e sul rapporto madre figlio. La prima della scrittrice e filosofa Elisabeth Badinter: “L’amore materno è soltanto un sentimento umano. E come tutti i sentimenti, è incerto, fragile, imperfetto”. La seconda di Erich Fromm: “Il rapporto tra madre e figlio è paradossale e, per un senso, tragico. Richiede il più intenso amore della madre, e tuttavia questo stesso amore deve aiutare il figlio a staccarsi dalla madre e a diventare indipendente”.
“Con questo film voglio dare una speranza, un fascio di luce per chi vive nel buio”.
Vittorio Sindoni