Domani a Cannes verrà proiettato Il Silenzio, l’unico titolo di produzione italiana – e il primo dal 1997 – in corsa per la Palma d’oro nel Concorso Cortometraggi del 69. Festival di Cannes, la cui giuria sarà presieduta dalla regista giapponese Naomi Kawase. Il corto, prodotto da Kino Produzioni, è diretto da Farnoosh Samadi e Ali Asgari ed è interpretato da Fatma Alakus, Cahide Ozel e Valentina Carnelutti.
La storia racconta di Fatima e sua madre, due rifugiate curde in Italia. Durante la loro visita in ospedale, Fatma deve tradurre ciò che la dottoressa sta dicendo a sua madre. Ma non ci riesce e si chiude in un lungo silenzio. Per Farnoosh Samadi e Ali Asgari la creazione di qualsiasi opera d’arte è “in diretta relazione con l’emozione dell’artista, il suo lavoro può essere un riflesso dei suoi sentimenti e delle esperienze che vive, non solo come artista ma anche come essere umano: l’artista, forse, scopre parte della sua vita nel suo lavoro”.
Questo cortometraggio ha una stretta relazione con le vite degli autori che si sono trasferiti in Italia per frequentare l’università: “abbiamo scelto di raccontare una storia semplice sulla comunicazione perché questo aspetto ha un forte significato simbolico per noi, crediamo che la padronanza della lingua giochi un’importante ruolo nella comunicazione tra esseri umani, ma in un contesto di migrazione essa gioca un ruolo ancora più essenziale”.
“In questo film – concludono – volevamo rappresentare l’universo dei migranti e il loro confrontarsi con una nuova vita dopo esser giunti in un paese straniero. Ci siamo focalizzati sui bambini perché crediamo che siano silenti testimoni di ciò che sta accadendo intorno a loro”.
Per Giovanni Pompili produrre Il Silenzio è stato “un atto politico e necessario: attraverso lo sguardo delicato e poetico dei registi, la scelta del punto di vista e lo stile essenziale del racconto, il corto permette una riflessione sul significato dell’accoglienza e della condivisione”. Per fare questo si è creata una rete con tutte quelle realtà che hanno svolto e svolgono ancora un ruolo di riferimento determinante per i rifugiati e per la comunicazione interculturale.
“I temi della migrazione, delle frontiere e dell’inclusione sociale – continua e termina Pompili – purtroppo non sono al centro di una riflessione politica globale ma sono di fatto relegati alla cronaca. Siamo di fronte ad un’emergenza umanitaria complessa che spesso viene del tutto rifiutata. È per questo che un ringraziamento particolare va a tutte quelle realtà che senza il sostegno di governi nazionali e istituzioni europee riescono a garantire accoglienza ai rifugiati di tutte le nazionalità”.