Saranno tre le opere italiane che giovedì 9 settembre saranno presentate nella sezione Notti Veneziane delle Giornate Degli Autori. In questo articolo andremo a scoprire questi tre titoli: Giulia di Ciro De Caro; Princesa di Stefania Muresu; I Figli di Caino di Keti Stamo.
Giulia
Giulia (Rosa Palasciano), che è costantemente divisa tra il bisogno di sentirsi amata e a casa e una selvaggia e sacrosanta voglia di libertà, si ritrova letteralmente in mezzo a una strada e inizia, in maniera tutta sua, a cercare un rifugio e un posto nel mondo. Tra un illusorio desiderio di maternità e qualche espediente per sbarcare il lunario, passa i giorni più caldi di una torrida estate romana con dei personaggi dall’esistenza vuota, inafferrabili puri e meravigliosi come lei. In una sospensione fatta di niente (e di tutto), Giulia comprende che sta a lei decidere come vivere, o non vivere, la vita.
Ciro De Caro racconta…
«Giulia racconta qualcosa di sottile e impalpabile, personaggi inafferrabili che vivono con leggerezza una condizione che manda in crisi chi è abituato a una vita di certezze. È un film che procede a zig-zag e che ho cercato di raccontare con lo sguardo sincero di chi è sorpreso da ciò che accade. Volevo raccontare con estremo realismo tutta la bellezza e la drammaticità di personaggi di cui sono profondamente innamorato, rispettando la mia idea di cinema attraverso scelte rigorose e senza concedere né qualcosa alla stranezza fine a se stessa, né alla comodità di scelte facili e collaudate».
Princesa
Princesa è una giovane nigeriana arrivata in Sardegna, vittima della tratta di esseri umani. Nell’isola esiste il sincretismo tra le credenze di un animismo primitivo, i culti cristiani e quelli recenti della chiesa evangelica nigeriana. Il volto di Princesa riflette un mondo interiore dominato dalla paura, il distacco dalla propria terra e il desiderio di riscattarsi. Un filmato realizzato durante un rito funebre nigeriano e la sequenza di un drama nollywoodiano, custodiscono le tracce biografiche della protagonista. Princesa ha fatto una scelta, ma non è ancora libera.
Stefania Muresu racconta…
«Il desiderio del film nasce dall’incontro personale con Princesa e dalla volontà reciproca di lasciare una traccia, un segno della sua storia e della storia di molte altre donne nigeriane. L’ho conosciuta all’interno di una comunità di accoglienza per vittime di tratta a Cagliari, dopo essere fuggita dalla rete dei trafficanti che gestiscono in Italia il mercato della prostituzione e dello sfruttamento. Nei nostri incontri, Princesa appare fugace, imprendibile e assorta in una ricerca che ci vede entrambe coinvolte. La camera è un mezzo di dialogo, uno sguardo bidirezionale che raccoglie frammenti di vita tra la sua realtà e il mio immaginario».
I Figli di Caino
Il film ambientato in un piccolo villaggio nel nord dell’Albania. In questo luogo il tempo è sospeso e la vita e la morte dei suoi abitanti è regolata con severità da un vecchio codice, il Kanun. Un gruppo di sette bambini oppressi da questo codice, si incontrano e discutono della storia di Abele e Caino. Creando il proprio spazio onirico, in parte consapevolmente, in parte no, generano un’analogia tra le loro storie e le favole bibliche. Sospesi nella sottile linea tra realtà e oblio, questa è una delle poche possibilità che hanno per affrontare i loro traumi e le loro emozioni.
Keti Stamo racconta…
«Les enfants de Cain è un film intenzionalmente anti-narrativo basato sulla struttura pre-grammaticale del sogno. E offre un diverso punto di vista a una vecchia questione sociale albanese. Tratta un tema grave per i bambini e le donne, usando i loro sogni come forma linguistica principale di comunicazione e costruendo visivamente un’atmosfera nostalgica e surreale. Rappresentando i personaggi non come vittime ma come esseri umani creativi, Les enfants de Cain apre una finestra su aspetti dei percorsi emotivi personali che raramente sono mostrati».