Selezionato nel concorso della Festa del Cinema di Roma e liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio, è dal 1° novembre al cinema Una Questione Privata, il nuovo film di Paolo e Vittorio Taviani (diretto da Paolo) con protagonisti Luca Marinelli, Lorenzo Richelmy e Valentina Bellè.
Over the Rainbow è il disco più amato da tre ragazzi nell’estate del 43. S’incontrano nella villa estiva di Fulvia (Valentina Bellè), adolescente e donna. I due ragazzi sono Milton (Luca Marinelli) e Giorgio (Lorenzo Richelmy), l’uno pensoso, riservato, l’altro bello ed estroverso. Amano Fulvia che gioca con i sentimenti di entrambi.
Un anno dopo Milton, partigiano, si ritrova davanti alla villa ora chiusa. La custode lo riconosce e insinua un dubbio: Fulvia, forse, ha avuto una storia con Giorgio. Per Milton si ferma tutto, la lotta partigiana, le amicizie. Ossessionato dalla gelosia, vuole scoprire la verità. E corre attraverso le nebbie per trovare Giorgio, ma Giorgio è stato fatto prigioniero dai fascisti.
“In Una Questione Privata si rinnovava l’impatto tra l’anima pubblica e quella privata, sempre più pressante, ieri come oggi e che in letteratura ha un nome: Beppe Fenoglio e la sua grande storia d’amore”. Parole di Paolo e Vittorio Taviani di cui vi proponiamo ora un estratto dell’intervista che hanno rilasciato.
Apparentemente Una Questione Privata sembra un film sulla Resistenza, sui partigiani, ma forse no. Come lo definireste?
È la storia d’un impazzimento d’amore (ricorda L’Orlando Furioso, ha detto Calvino). È una storia d’amore in contraddizione col momento storico in cui avviene, il clima di violenza degli uomini che si combattono, si uccidono. L’orrore della guerra corre parallelo alla corsa di Milton alla ricerca della verità. Non gli basta la mezza verità suggerita malignamente dalla custode, vuole tutta la verità. L’impazzimento d’amore gli fa dimenticare la Resistenza che lo ha portato in montagna a combattere il fascismo. I fascisti ancora sullo schermo? Oggi? Si, oggi: il fascismo torna o tenta di tornare. È proprio di questi giorni un manifesto di Forza Nuova copiato proprio da quello della Repubblica di Salò in cui un negro allunga le mani su una bella donna bianca indifesa.
Lui, lei, l’altro. Un triangolo d’amore: un archetipo narrativo a cui avete fatto riferimento? È una storia senza tempo o è figlia dei tempi?
Sì, è il solito triangolo d’amore, perché no? Non inventiamo nulla. È un film di genere, potremmo dire, come tanti mediocri film e tanti straordinari film e come le grandi tragedie: Artù – Ginevra – Lancillotto, per esempio. Il mito dell’originalità secondo noi è una balla. Si copia sempre, cercando di fare diversamente le stesse storie. Alcune volte meglio, se hai fortuna. All’interno di questa antica struttura cerchiamo d’inventare nuovi personaggi, una nuova storia d’amore come quella di Milton, Fulvia e Giorgio.
Come avete ricostruito gli anni pre-guerra? L’uso della musica è molto evocativo.
Sia nel romanzo che nel film la canzone Somewhere Over The Rainbow, cantata da Judy Garland (musica di repertorio), torna come elemento evocativo di un’epoca, gli anni ‘40. Per contraddizione, per tradimento – ci dicono i musicisti – nasce la nostra colonna originale: le note sentimentali e rassicuranti di “Rainbow” si trasformano in note graffianti, tormentate, affidandosi a una strumentazione che si articola nel connubio tra i suoni classici dell’orchestra e quelli contemporanei dell’elettronica. Il partigiano Milton ci ha guidato nella sua follia di amore e di morte.