Mercoledì 24 aprile esce al cinema Ancora Un Giorno, l’avvincente racconto del viaggio durato tre mesi che il celebre reporter Ryszard Kapuściński ha intrapreso attraverso l’Angola, stato martoriato dalla guerra causata da confini mutabili di giorno in giorno. Il film, tratto dall’omonimo romanzo scritto da Ryszard Kapuściński, è un emozionante racconto tra doc e animazione diretto da Raul De La Fuente e Damian Nenow.
Il film
«Fai in modo che non ci dimentichino». È questo l’imperativo che risuona nella mente del reporter Ryszard Kapuściński mentre percorre le strade sterrate e i villaggi dell’Angola in piena guerra civile per raccontare al mondo le storie di chi sta vivendo quei tragici giorni; come il riluttante comandante Farrusco, che ha deciso di schierarsi con i più deboli, o l’affascinante guerrigliera Carlota, che anziché sparare alle persone vorrebbe guarirle. Finché, nei suoi peregrinaggi, il giornalista entra in possesso di una notizia che, se divulgata, potrebbe cambiare le sorti della guerra fredda e causare la morte di migliaia di persone. Il suo dovere di cronista gli imporrebbe di diffonderla, ma come può la sua coscienza sopportare un simile peso?
Vivere ancora un giorno
Raúl de la Fuente e Damian Nenow adattano il reportage-capolavoro di Kapuściński in un racconto coinvolgente, in cui spettacolari sequenze animate, in stile graphic novel, si alternano a interviste in live action ai veri protagonisti. E se i sopravvissuti parlano alle telecamere, i caduti non sono perduti per sempre: la memoria di chi era con loro, gli scritti di chi li ha raccontati, quell’ultima foto che li ritrae fanno sì che chi è scomparso non sia dimenticato. E permettono alle molte vittime della Storia di vivere ancora un giorno. Lo spettatore accompagna Kapuściński nel suo viaggio attraverso i confini della guerra e così facendo riesce a comprendere le contrastanti emozioni che infuriano nell’animo dello scrittore: paura, pazzia, panico e un’insopportabile solitudine.
Emozioni, sentimenti e visioni immaginarie
Il film mette in scena non solo le classiche sequenze narrative, ma anche sequenze che si avvicinano all’epico e al surreale e che illustrano il mondo che ruota attorno allo scrittore dal punto di vista delle sue emozioni, dei suoi sentimenti e delle visioni immaginarie che abitano la mente di Kapuściński mentre si trova in Angola nel 1975. L’utilizzo dell’animazione, slegata da ogni restrizione di natura formale, permette al regista di rappresentare sullo schermo quello che la telecamera non sarebbe in grado di catturare. Questo, a sua volta, rispecchia il desiderio di Kapuściński di rappresentare la Guerra Civile in Angola sovverchiando le rigide regole e l’inflessibile struttura dei report inviati alle agenzie di stampa e di narrare tutto ciò che in esse non era possibile raccontare.