Dopo l’anteprima veneziana dello scorso settembre, oggi al cinema arriva l’attesissimo La Battaglia di Hacksaw Ridge, il film di Mel Gibson che è stato recentemente candidato a sei premi Oscar, tra cui quelli come Miglior Film e Miglior Regia. Protagonista, anch’egli candidato alla statuetta, è un grande Andrew Garfield nei panni dell’eroe Desmond T. Doss.
La Battaglia di Hacksaw Ridge è un film epico sulla storia vera del medico dell’esercito americano, Desmond T. Doss (Andrew Garfield). L’uomo, un obiettore di coscienza che rifiutava l’uso delle armi, fu insignito della Medaglia d’Onore dal Presidente Harry S.Truman per aver salvato da solo con le proprie forze più di 75 compagni durante la brutale battaglia di Okinawa nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
“Quando ho sentito la storia di Desmond Doss, il primo obiettore di coscienza a meritare la Medaglia d’Onore del Congresso, sono rimasto sbalordito dall’entità del suo sacrificio – racconta Mel Gibson – ecco un uomo che nel modo più puro e altruistico, ha, quasi d’istinto, messo ripetutamente a rischio la propria vita per salvare quella dei suoi fratelli”. Desmond è una persona assolutamente comune che ha fatto cose straordinarie come ricorda il regista: “allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando i giovani correvano sotto le armi, Desmond si trovò di fronte a una scelta difficile: anche lui desiderava arruolarsi, ma la violenza si scontrava con i suoi ideali morali e religiosi; rifiutava, infatti, il benché minimo contatto con un’arma”.
All’inizio del conflitto, Desmond ha dovuto affrontare una situazione difficile: “era ansioso di servire la patria, come qualsiasi uomo, ma la violenza andava in conflitto con le sue convinzioni religiose e morali. Desmond ha subito una persecuzione intensa per il suo rifiuto ad abbandonare la sua convinzione, si è lanciato nell’inferno della guerra armata con nient’altro che la sua fede, ed è emerso come uno dei più grandi eroi di guerra di tutti i tempi”.
Senza dubbio, Desmond Doss rappresenta un personaggio unico: “ce ne sono pochi, se non nessuno, che potrebbero o vorrebbero replicare le sue azioni – continua Gibson – l’umiltà che ha mantenuto nell’affrontare il suo eroismo è un testamento al coraggio di un uomo”. In realtà, a Desmond è stato chiesto per anni il permesso di adattare la sua storia in un film, e lui ha ripetutamente rifiutato, insistendo sul fatto che i “veri eroi” erano quelli sul campo. Ma questa storia, la sua storia, non poteva non essere raccontata.
Dedito avventista del settimo giorno, Doss viveva in Virginia, quando si arruolò come volontario nell’esercito degli Stati Uniti. Non aveva alcun interesse a combattere, ma piuttosto voleva servire la patria come medico “non combattente”. Non era certo un percorso abituale nelle gerarchie militari, ma Doss non si è arreso. Magro, vegetariano e disposto a lavorare anche di sabato (giorno di osservazione per gli avventisti, come la domenica cristiana), Doss è stato inizialmente deriso e maltrattato dai suoi compatrioti che, convinti che sarebbe stato un pericoloso peso per loro in trincea, hanno provato in tutti i modi possibili di cacciarlo dall’esercito.
Ma Doss ha resistito fino a Okinawa, dove alla sua unità è stato ordinato di partecipare alla cattura, quasi impossibile, dell’imponente scarpata di Maeda, anche nota come Hacksaw Ridge. In cima a questa ripida e incombente scogliera di 120 metri, si trovavano nidi fortificati di mitragliatrici, trappole esplosive e agguerriti soldati giapponesi nascosti nelle grotte. Fu lì che Doss ha dimostrato di avere non solo saldi principi, ma anche un raro coraggio. Di fronte a un pesante e disperato assalto di fuoco, Doss ha rifiutato di cercare riparo. Quando al suo battaglione è stato ordinato di ritirarsi, lui è rimasto indietro ed è corso più volte avanti e indietro, con nient’altro che le sue convinzioni, per trascinare in salvo circa 75 uomini gravemente feriti, che erano destinati a morire se lui non fosse intervenuto. Doss ha ricevuto la Medaglia d’Onore dal presidente Harry Truman nell’ottobre 1945, per il suo “eccezionale coraggio e inflessibile determinazione di fronte a condizioni disperatamente pericolose“.
Mel Gibson osserva che Doss non si è mai definito un obiettore di coscienza. Questo era un termine dell’esercito. Lui si definiva invece come un “cooperatore di coscienza“, credeva con instancabile tenacia che avrebbe potuto contribuire moltissimo senza dover uccidere altri esseri umani. “Era un cooperatore nel senso che con passione voleva unirsi alla guerra, ma voleva essere qualcuno che non togliesse la vita, ma la salvasse” ha concluso Gibson.
“In un panorama cinematografico invaso da immaginari di “supereroi”, ho pensato che fosse il momento di celebrarne uno vero”.
Mel Gibson