Già vincitrice di due menzioni speciali all’ultimo Torino Film Festival, ha ricevuto l’importante riconoscimento del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani con la seguente motivazione: “Una riflessione a più voci su Dio, il sesso, la morte, la famiglia, affidata ad un eterogeneo gruppo di anziani e adolescenti. In un clima metafisico e surreale, fra indiscrezioni e provocazioni, le parole si mescolano con immagini sempre originali e imprevedibili. Un film estremo e controcorrente“. Il film in questione, dal 19 marzo al cinema, è N-Capace: opera surreale-simbolica scritta, diretta e interpretata dalla performer Eleonora Danco.
La protagonista del film, Anima in pena, ha un conflitto con l’anziano padre e i luoghi dell’infanzia. E della sua adolescenza. In questo viaggio sperimentale, tra Terracina e Roma, nello struggimento che sovrasta le sue sensazioni, si ferma a parlare con gli anziani e gli adolescenti. È attratta dalle loro facce, voci, volti, fa domande su famiglia, scuola, religione, sesso, morte.
L’Anima in pena è l’unico personaggio di mezza età che vaga tra queste due generazioni. Il letto, su cui spesso giace, è una trappola ma anche una possibilità. Una salvezza. I vecchi non partecipano più alla vita produttiva, e gli adolescenti stanno per entrarci. Due generazioni che hanno in comune il vuoto. La sospensione. Entrare nelle loro emozioni. La memoria e i ricordi distruggerli o abbracciarli? Anima in pena è in attesa di avere il permesso dalla madre per fare il bagno al mare, come tutti gli altri. In attesa di buttarsi nella vita.
La regista-interprete, per le immagini del film, si è ispirata “alla pittura di De Chirico, Giotto, e al cinema di Buñuel, al Surrealismo:il rapporto con le immagini è stato una forte motivazione”. La Danco ha aggiunto: “non ho mai pensato di fare delle interviste, ma delle performance. Delle installazioni fisiche per arrivare alla memoria”. Le immagini diventano così “l’inconscio dei personaggi e della realtà che sto trattando: l’impatto materico tra corpo e natura che in questo film è un elemento determinante” ha spiegato l’autrice.
Al centro della scena anche la musica che sottolinea “l’andamento inconscio delle atmosfere: per questo ho scelto di utilizzare l’elettronica del maestro Markus Acher, che ha aderito subito allo spirito del progetto e con le sue composizioni ha saputo rendere ed esaltare la tensione e l’emozione che cercavo”.
“Il legame tra Terracina e Roma è tra l’infanzia e la vita adulta. La stessa dimensione che avevo nell’adolescenza. Era questo il limite che volevo trattare”
Eleonora Danco