Il Leone per la categoria Venezia Classici è andato ai due registi Francesco Montagner ed Alberto Girotto, autori di Animata Resistenza, il documentario – della durata di un’ora – incentrato sulla figura dell’artista Simone Massi.
Con i boschi, i prati e campi delle colline marchigiane a far da sfondo, vediamo un uomo portare una sciarpa rossa al collo: Simone Massi, autore della sigla della Mostra del Cinema di Venezia, è un “animatore resistente”. Realizza i suoi film disegnando ogni singolo fotogramma, nel suo studio, in una casa immersa nella campagna intorno a Pergola. Un lavoro faticoso, meticoloso, straordinario, con una tecnica tutta sua, in cui la materia non viene aggiunta ma tolta, viene incisa e scavata.
Simone racconta la sua terra, i suoi avi, la civiltà contadina scomparsa per sempre. Piccole storie dimenticate dalla Storia. Ascoltiamo le sue riflessioni e i ricordi di alcuni anziani che hanno vissuto in prima persona la guerra e la Resistenza, altro tema al centro dell’opera di Massi, che prima di diventare animatore ha lavorato anche come operaio in fabbrica.
Scorrono alcune sequenze dei cortometraggi che lo hanno reso celebre (ma sempre lontano dai riflettori, in totale solitudine e indipendenza) e insieme i luoghi che li hanno ispirati: Nuvole e Mani, Tengo la Posizione, La Memoria dei Cani, Animo Resistente. Si parla di bellezza e di memoria. Della sofferenza di chi ha vissuto nella miseria più nera. Di nostalgia per un tempo in cui i valori del lavoro, dell’umiltà, dell’onestà erano il pane quotidiano. Vediamo infine le immagini del film che ha vinto il Premio David nel 2012, Dell’ammazzare il maiale, perché nel suo cinema c’è anche l’amore per gli animali e la rabbia per le sofferenze che devono patire. Simone Massi è un animatore umanista e animalista, è un poeta e un militante, che continua a resistere.
Per Francesco Montagner, Animata Resistenza “nasce dall’urgenza di raccontare Simone Massi come uomo, prima ancora che come artista. È un ritratto poetico, alla scoperta di un personaggio unico, baluardo di un modo di vivere semplice e autentico, basato su un legame forte con i valori della cultura rurale. C’è qualcosa di incontaminato in lui e nel suo cinema, di materico e vivido, che abbiamo provato a incarnare nel nostro film“.
Gli fa eco anche Alberto Girotto: “Simone ci ha accolto e ha creduto in noi. Ci ha seguito per tutto il tempo delle riprese. Abbiamo “cercato” le inquadrature quasi a ritrovare i suoi disegni nella realtà. Intervistando i partigiani e i contadini abbiamo sentito le loro voci vibrare al ricordo del passato. Era come se il tempo fosse sospeso. La cosa più bella è stata vedere la loro felicità di fronte a due giovani come noi che si interessavano ancora ai loro racconti“.