Appena l’abbiamo incontrata al Bar Del Fico di Roma in una serata dedicata alla tipica cucina “romanesca”, ci ha subito fatto sentire a casa. Le sue grandi mani scivolavano con disinvoltura lungo il tagliere per preparare la pasta fatta a mano. Stiamo parlando di Anna Dente, icona indiscussa della cucina tradizionale romana che nel 2006 ha avuto l’onore di cucinare niente meno che alla Notte degli Oscar.
Al suo fianco, sua mamma, over 90. Insieme, munite di mattarello e farina, hanno iniziato a raccontare la loro storia. Anna vive per la cucina, quella della tradizione, quella del “quinto quarto”. Basta vederla all’opera per capire quanta passione e quanto amore metta nella preparazione della pasta. Per cucinare serve sentimento e sincerità. Due doti che l’hanno portata ad essere l’ambasciatrice della cucina romana nel mondo, non una cosa da poco. Ad Anna piace cucinare e chiacchierare, proprio come succede nelle migliori famiglie italiane. La cucina è il luogo delle confessioni. Così l’abbiamo intervistata mentre era intenta a tagliare i panetti di pasta…
In Italia è conosciuta come la “Regina dell’Amatriciana”. L’ha portata nei più noti programmi televisivi, da La Prova del Cuoco a Hell’s Kitchen. Qual è il suo segreto?
Prima di tutto per cucinare l’amatriciana così come qualsiasi altro piatto, ci vuole amore. Questo è l’ingrediente principale per qualsiasi pietanza. Se cucini senza amore, l’ospite se ne accorge. Poi, sicuramente, ci vogliono ingredienti originali, genuini. Io seguo la ricetta originale della mia famiglia, che ha una lunga tradizione da “macellaio”, passata da generazione in generazione.
Dall’Italia alla conquista dell’America. Ci può raccontare la sua esperienza Oltreoceano?
È stato il mio primo viaggio lungo, ben dodici ore. Sono arrivata a Los Angeles: qui un amico americano, un noto giudice della California, mi ha portato fuori a cena in un ristorante italiano. Al tavolo, senza saperlo, c’erano due noti registi Steven Spielberg e Ridley Scott (“io continuavo a chiamarli “spirinbelgo e “scotch”).
Da qui poi è stata chiamata a Hollywood…
Sì, ho cucinato per due serate (300 e 350 persone). Sono stata chiamata nel 2006, quando era candidato all’Oscar il film di Cristina Comencini (La Bestia nel Cuore, ndr.). Era l’anno anche dell’anniversario di Cinecittà, 60 anni!
Un ricordo?
Ho un ricordo molto divertente. Quando ero lì, alle dodici meno cinque arrivò l’attore Franco Nero per chiedermi “Signora è pronto?”. Io lo mandai via divertita dicendogli “Vai a fare una bella passeggiata va…”.
Cos’ha cucinato per la notte degli Oscar?
Non ho potuto fare la pasta fatta a mano perché c’erano troppe persone. Ho preparato l’amatriciana, pasta e ceci, la polenta, i “tordimatti” – involtini di carne che nel dopoguerra si cucinavano con la carne di cavallo o di asino – e tanto altro…
Selene Oliva