Nel 1948, 70 anni fa, una straordinaria Anna Magnani fu la protagonista de L’Amore, il film diretto da Roberto Rossellini nato dalla pièce Una Voce Umana di Jean Cocteau e da Il Miracolo di Federico Fellini. Il film è stato restaurato nel 2013 da Fondazione Cineteca di Bologna, CSC – Cineteca Nazionale, Coproduction Office e Istituto Luce Cinecittà presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata.
L’Amore è costituito da due parti. La prima, Una Voce Umana, da una pièce teatrale di Jean Cocteau, la seconda, Il Miracolo da un soggetto di Federico Fellini. In entrambe Anna Magnani interpreta una donna che ama senza essere amata. La seconda (nel cartello all’inizio del film) è espressamente “dedicata all’arte drammatica di Anna Magnani”, il che sembra un addio (e, com’è noto, effettivamente lo era). Una Voce Umana è fedele al testo teatrale parola per parola. Rossellini prosegue l’esperienza degli episodi siciliano e napoletano di Paisà. Continua a sfruttare le possibilità che gli offrivano le riprese in campo lungo. Qui, la macchina da presa diviene microscopio. Apre ai nostri occhi un mondo nuovo. Non vediamo soltanto le azioni compiute da un individuo, ma anche l’invisibile: quello che l’individuo pensa e sente.
In Il Miracolo Rossellini racconta la storia di una donna che gli abitanti di un villaggio ritengono debole di mente e che, per questa ragione, conduce la sua esistenza lontana dalla gente normale. Sorveglia le capre e talvolta anche i bambini degli altri contadini. Un bel giorno di sole, la guardiana di capre incontra un magnifico uomo barbuto (Federico Fellini). Si convince immediatamente che sia San Giuseppe.
Su questa pellicola, Carlo Lizzani disse: “lo scheletro in disfacimento di una città ridotta in macerie e polvere dalla guerra non serve a Roberto Rossellini soltanto per disegnare la cornice apocalittica destinata a imprigionare un paese sconfitto. […] Lo scheletro della città distrutta diventò quello che poi la macchina da presa avrebbe trascritto: la proiezione sullo schermo delle lacerazioni e delle ferite profonde lasciate, nell’animo di una creatura innocente, dalla guerra e dall’ideologia che l’aveva scatenata”.