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ANTEPRIMA Le Meraviglie – Nonostante tutto è la famiglia il miele più buono

Abbiamo assistito in anteprima alla proiezione de Le Meraviglie, il film in concorso a Cannes di Alice Rohrwacher (applaudito per ben 12 minuti la scorsa domenica) che arriverà al cinema il prossimo 22 maggio.

Italia, metà anni Novanta. Brucia forte il sole sulla campagna, sulla schiena. Sulle teste di una bizzarra famiglia di apicultori composta da papà Wolgang e mamma Angelica, quattro figliolette e un’altra donna, Cocò. Le figlie sono capeggiate da Gelsomina (Maria Alexandra Lungu), la più brava di casa a fare il miele, capace di impartire ordini alle sorelle e di essere particolarmente efficace nel trattare con api e alveari. Solo le sue mani tolgono dai dolori il padre quando qualche pungiglione gli resta conficcato dietro le spalle. C’è poi Marinella (Agnese Graziani), un po’ goffa, un po’ ingenua. E poi le ultime due piccoline, Caterina e Luna, che osservano i grandi, cercano di aiutare e pensano (giustamente) ad essere bimbe ancora per un po’.

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Wolfgang (Sam Louwyck) parla italiano in modo buffo, infatti non sappiamo se sia tedesco o francese (o belga): è infatti in quelle lingue che risponde quando si arrabbia o vuol dire qualcosa senza farsi capire. Ha un modo di fare autoritario, da padre-pardone, ma spesso è costretto ad abbassar la testa. Sua moglie Angelica (Alba Rohrwacher) comincia a non sopportarlo più, sia per il suo modo di fare asfissiante, sia per il discutibile modo con cui investe i pochi soldi che hanno (ad un certo punto compra un cammello solo per far felici le bambine). Per lui il mondo sta finendo, esiste solo la campagna e le attività agricole. Quando alla famiglia viene affidato il piccolo e perennemente silenzioso Martin (arrivato da un programma di rieducazione dello stato tedesco), che comunica solo attraverso il suo straordinario modo di fischiettare, Wolfgang vede in lui il figlio maschio mai avuto. Intanto l’ospite Cocò (Sabine Timoteo) dà una mano, osserva e spesso critica l’uomo.

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Sei donne tagliate fuori dal mondo, chiuse in un recinto tenuto a debita distanza dalla città. Solo Marinella, non si sa come, è riuscita a imparare a memoria la canzone T’appartengo di Ambra (la Angiolini, subito dopo il successo tv di Non è la Rai), a tal punto da ideare anche una coreografia. Gelsomina la guarda e intanto sogna di poter partecipare al concorso della trasmissione televisiva Il Paese delle Meraviglie condotta dalla principessa Milly Catena (Monica Bellucci), una fata bianca che insieme al padre e le sorelle aveva casualmente incontrato in un laghetto accanto ad un bosco. Il programma, dedicato ai produttori agroalimentari, prevede un premio in danaro per il vincitore. Per la sua famiglia sarebbe una boccata d’ossigeno, visto che i debiti incalzano ed il loro laboratorio deve essere messo in regola per le nuove disposizioni europee con il rischio di chiudere.

Monica Bellucci sul set

Monica Bellucci sul set

Alice Rohrwacher ha affrontato diversi temi. A cominciare dallo sfondo, l’aspra e bollente campagna italiana, questa volta descritta non solo come luogo innocente, puro e romantico, ma anche come confine forzato dell’anima. All’opposto della natura c’è invece la televisione, inquadrata in modo fiabesco, come un’astronave senza passato che sbarca sulla terra. Le Meraviglie così “camminano su questo filo – afferma la regista – tra un paesaggio che cambia, un concorso televisivo e una famiglia senza luogo. E’ un film che racconta probabilmente un grande fallimento. Le persone non cambiano, non migliorano, se non hanno posto all’inizio non lo troveranno alla fine. Non ci sono buoni e cattivi. Ci sono solo persone più esposte e persone che scavano tane. Spesso quelli che si espongono, falliscono. Ma riuscire a provare tenerezza per se stessi e per il proprio fallimento è una via di felicità”.

Alice Rohrwacher (foto Fabio Lovino)

Alice Rohrwacher (foto Fabio Lovino)

Wolfgang isola la sua famiglia da tutto il resto per paura di perdere le figlie, di vedersele sfuggire verso città lontane. Covando un amore che non riesce a dimostrare, soffocato da stizze e gesti rabbiosi. Le bambine intanto continuano a sognare, qualcosa di più. Sognano l’amore: lo si capisce nel loro essere affettuosamente apprensive con Martin e nelle loro risate incontenibili quando vedono dei ragazzini in scooter passare davanti a loro. Erano anni in cui ragazze e ragazzine cominciavano a “ribellarsi” e la canzone di Ambra ce lo vuole un po’ ricordare.

Nel finale sogno e realtà si confondono, non capiamo esattamente cosa accade. La cosa che resta è però la famiglia unita: nonostante tutto, si perdona tutto. Il papà invita Gelsomina a raggiungere la mamma e le sorella in quella grande branda piazzata nel campo fuori casa. È proprio lì che si trova quel recinto sicuro e fuori dal mondo che, allo stesso tempo, riesce a soffocarci e a riempirci d’amore.

Giacomo Aricò

(Foto film di Simona Pampallona)

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